La musica nel cuore in fiamme

I due giovani cineasti francesi Caroline Poggi e Jonathan Vinel hanno presentato il loro nuovo film nella sezione Corti d’autore del Locarno Film Festival
/ 15.08.2022
di Tommaso Donati

«Voglio far brillare ciò che non riusciamo più a vedere». Con queste parole la protagonista di Il faut regarder le feu ou brûler dedans (Bisogna guardare il fuoco o bruciare in esso) cerca di spiegare attraverso una voce off poetica e malinconica i motivi che l’hanno spinta a trasformarsi in una piromane, che quotidianamente accende il fuoco a ogni angolo di una campagna torrida della Corsica. Seguendo un movimento circolare che al termine riprende la scena iniziale, l’attrice, interpretata da Caroline Poggi, prenderà anch’essa fuoco, inclinando la finzione nell’onirico. Il Locarno Film Festival accoglie per la prima volta questo duo e si rivela come da tradizione luogo ideale per scoprire opere e sguardi che stanno rivoluzionando il cinema contemporaneo. Quello che più colpisce in questo film, è soprattutto l’uso della musica e del suono. Musica che avvolge la protagonista e abbraccia lo spettatore sin dalla scena d’apertura, in un’atmosfera elettronica ai confini con il musical. Si verrà anche visivamente invasi per 18 minuti dal fuoco che si presenta sotto forma reale e digitale sullo schermo. Un film ultra contemporaneo sempre in bilico tra cinema e arte; tra realtà e finzione. Finzione strettamente legata ai videogiochi e al mondo parallelo di internet.

Il film non solo include musica, ma instaura delle collaborazioni con musicisti, che vi appariranno anche sotto forma di performance. Si formano melodie dell’abbandono, della desolazione, melodie del fuoco, della potenza delle fiamme. Musiche elettroniche di artisti come Merely e Aestum, dominate da una malinconia straziante, e poi armonie interpretate nel film da artisti sperimentali come Bendik Giske, Pan Daijing e lo stesso Jonathan Vinel.

Una nuova onda di fuoco non sta invadendo solo la terra, ma anche il cinema, un cinema quello di Poggi/Vinel, che pur essendo autoreferenziale, rimane rivoluzionario. La coppia è come se si sdoppiasse nella creazione, un film nel fuoco e sul fuoco che domina una provincia dove la presenza umana è limitata.

Chi guarda questo film e il cinema di oggi in generale non è più un semplice spettatore, ma il fruitore di una sperimentazione del tempo e delle immagini, di cui il duo è maestro, cioè di capovolgere il nostro universo dominato dalla tecnologia e renderlo delicato.

Un montaggio quasi aleatorio porta alla distruzione di quello che esiste. La memoria dei due cineasti si fa corpo e guida questo montaggio, una memoria d’infanzia, di giochi e feste sotto il sole, dove poco più lontano si scorgeva il fumo alzarsi verso il cielo, dell’ennesimo incendio estivo che divorava i campi. Alla vista di quel fumo non c’era paura, ma meraviglia, come fosse uno spettacolo per i bambini. Si sviluppa quindi un rapporto intimo tra cinema e infanzia, un rapporto che esiste da sempre, sin dall’invenzione di questa arte.

I registi modificano di continuo anche la loro forma cinematografica, e si muovono tra un passato al quale ancora si rivolge lo sguardo e un futuro pieno di immaginazione, di violenza e di amore.

Il faut regarder le feu ou brûler dedans sembra un film simbolo di una società destinata a scomparire o non essere vista, ma che attraverso il potere della musica, del suono e della forma cerca di sopravvivere. Diventa così un’opera ottimista per il cinema, anticipatrice del futuro, sia nei contenuti tematici, sia nello stile. Uno stile personale che diventa specchio dell’universale.