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77.Settimane Musicali di Ascona, fino all’8 ottobre. www.settimane-musicali.ch


La musica e l’amicizia possono cambiare il mondo

Alle Settimane Musicali di Ascona in programma fino all’8 ottobre arriva Jordi Savall con Le Concert des Nations
/ 26.09.2022
di Enrico Parola

Delle Settimane Musicali di Ascona è quasi coscritto, e il suo approdo sulla sponda elvetica del Lago Maggiore è una sorta di emblema della gloriosa storia e del non meno scintillante presente della rassegna ticinese. Il 4 ottobre Jordi Savall (nella foto) sbarcherà nella chiesa di San Francesco a Locarno con gli strumenti antichi dell’orchestra che lui stesso ha creato, Le Concert des Nations, per regalare agli appassionati le ultime (nonché più amate e popolari) sinfonie di Schubert, l’Incompiuta e La grande.

L’artista catalano, nato a Igualada nel 1941, è l’ulteriore astro del firmamento concertistico mondiale che illumina il cartellone disegnato da Francesco Piemontesi: la grande pianista lusitana Maria Joao Pires è stata protagonista del concerto inaugurale con Mozart e la Kammerorchester Basel; lo stesso Piemontesi si è esibito come pianista assieme alla Chamber Orchestra of Europe; una delle formazioni più applaudite oggi al mondo, la Budapest Festival Orchestra ha incantato con l’Eroica di Beethoven, mentre il Barocco ha trionfato con René Jacobs e la Freiburger Barockorchester. Da lì, anzi da secoli ancor più lontani è partita la ricerca di Savall, divenuto l’ambasciatore mondiale della viola da gamba, strumento che prima di lui giaceva nel sommerso della storia musicale: la colonna sonora del film Tous le matins du monde, con le musiche in voga alla corte del Re Sole, furono un fenomeno clamoroso non solo di mercato, con migliaia di dischi venduti, ma di popolarità della classica. Con gli ensemble da lui stesso fondati ha viaggiato lungo le rotte mediterranee seguendo le storie, le migrazioni, gli scontri e gli incontri delle genti sui pentagrammi delle loro musiche popolari, tra unicità, contaminazioni e meticciati. E poi, negli ultimi anni, con la stessa acribia filologica, si è rivolto all’Ottocento; partendo da Beethoven, anche qui con esiti dirompenti, che non pochi critici hanno definito rivoluzionari e che il pubblico ha osannato. E arrivando oggi a Schubert, che del genio di Bonn fu ammiratore appassionato. «Mi trovo in un momento fortunato della mia parabola artistica» confessa Savall «Posso realizzare quello che voglio, perseguire ciò che musicalmente mi sembra bello e interessante e che al tempo stessi mi risulti appagante a livello umano. Sono consapevole degli errori fatti e alla mia età so di non aver molto tempo per correggere quelli che potrei fare adesso, così cerco di discernere i miei obiettivi e di realizzarli al meglio».

Un desiderio di libertà che il giovane Jordi sentì vibrare già nelle prime prove che la vita gli aveva posto innanzi, e l’ancor giovane musicista catalano si decise ad assecondare fin dai primi passi della sua carriera. «Ero un sognatore e un ribelle che odiava le discriminazioni, figlio di un repubblicano e una madre dolcissima; i nonni paterni coltivavano aranci, quelli materni facevano materassi. A scuola ero il figlio di una materassaia e come tale venivo deriso, ma c’era il coro della scuola che riscattava l’ambiente, mi piaceva alla follia. Lo studio non mi interessava, così mio padre mi spedì a lavorare in una fabbrica tessile; ci rimasi dai 14 ai 19 anni. La sensazione di isolamento e ingiustizia accrebbe, mi sembrava di affogare e avevo bisogno di un riscatto». Lo trovò nella musica. «Una volta sentii il direttore del coro, Joan Just, provare il Requiem di Mozart col coro e un quartetto d’archi; pensai che se la musica aveva un tale potere di toccare chi l’ascolta, allora avrei voluto fare il musicista. E tra quei quattro strumenti rimasi calamitato dal violoncello. Poco dopo andai a Barcellona a comprarne uno e appena iniziai a studiarlo avvenne un miracolo: dopo i primi suoni incontrollati capii come muovere l’archetto e le dita sulle corde per creare note melodiose, dopo pochi minuti mi sentii a casa. Come scrisse Mark Twain, i due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perché». Un motivo che i genitori non condivisero: «Mi diedero del matto, per loro la musica era sinonimo di fame: erano gli anni in cui l’avvento dei dischi aveva fatto perdere lavoro a tanti musicisti». Il passaggio dal violoncello alla viola da gamba fu suggerito da Rafael Puyana, suo maestro a Santiago de Compostela: «Stavo suonando Bach, Marais e Ortiz, mi propose di provarli con lo strumento dell’epoca; subito dopo il direttore di Ars Musicae mi propose si suonare la viola da gamba con loro. La strada era segnata».

Per essere totalmente libero nelle scelte artistiche ha poi fondato varie orchestre: nel 1974 Hesperion XX, poi la Capella Reial, quindi Le Concert, addirittura una sua etichetta discografica, Alia Vox. «Sono la mia eredità che lascio al mondo musicale: orchestre, dischi, programmi; vorrei essere ricordato come una persona che ha sempre cercato di dimostrare che attraverso la musica e l’amicizia si può cambiare il mondo».