Manca poco all’evento culturale e mondano più atteso dell’anno in programma dal 3 al 13 agosto che con questa edizione arriva a spegnere 75 candeline. In odore di Festival si accendono i primi riflettori su alcuni dei premi e delle novità in programma come il Pardo alla carriera al regista franco-greco Costa-Gravas, il Lifetime Achievement Award a Matt Dillon e la Retrospettiva consacrata a Douglas Sirk, autore amato da Fassbinder e Bertolucci. Ma anche l’istituzione del Pardo Verde WWF e del Green Film Fund, che verrà avviato nel corso del prossimo anno. Il primo premia le nuove narrazioni capaci di sensibilizzare il pubblico sulle tematiche ecologiche, il secondo sostiene quei film attenti al rispetto per l’ambiente. «La sostenibilità è una riflessione centrale per la società contemporanea, che proprio in questo momento ha bisogno di un ribaltamento di pensiero e di nuovi strumenti per affrontare al meglio il futuro. Un evento culturale come Locarno può quindi offrirsi come generatore, promotore e diffusore di una nuova prospettiva, incentivando opere e autori che lavorano nel rispetto dell’ecosistema e che creano nuove narrazioni capaci di sensibilizzare il pubblico» spiega Raphaël Brunschwig, Managing Director del Locarno Film Festival che incontriamo negli uffici del PalaCinema insieme a Simona Gamba, Chief Innovation Officer. Siamo curiosi di conoscere il nuovo corso intrapreso dal Festival, come e secondo quali linee intende trasformarsi senza, da un lato, tradire la sua identità e la sua storia, dall’altro confrontandosi con le nuove tendenze digitali e le sfide del mercato.
Cambiare e innovare sono senz’altro due imperativi imprescindibili, specchio di un destino che accomuna tutti i Festival, l’intero ambito del cinema e più in generale il mercato culturale. Per capire da che parte tira il vento basta vedere il Festival di Cannes, famoso per aver sempre vietato i selfie sul red carpet e i film prodotti su Netflix, quest’anno ha sorpreso tutti scegliendo TikTok come partner ufficiale. Una scelta necessaria, evidentemente, per strizzare l’occhio ai più giovani. D’altronde la pandemia ha accelerato le tendenze già in atto e ha fatto esplodere le offerte e le fruizioni online provocando la crisi delle sale e dei Film Festival in presenza, tanto che qualcuno ha iniziato a chiedersi se avessero ancora un futuro. Alberto Barbera, direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, proprio al PalaCinema in occasione della 9a edizione de L’immagine e la parola qualche mese fa, è stato chiaro «non c’è motivo per pensare che la situazione sia destinata a cambiare. Sarebbe sicuramente più economico spostare tutto online ma il senso dei festival è quello di recarsi in un luogo preciso, per un periodo specifico, e vedere una selezione di film di ogni tipo. Film che cercano un primo riscontro del pubblico, anche quelli di Netflix. Le piattaforme hanno bisogno dei festival per promuovere certi titoli, quelli più autoriali».
Proprio in quest’ottica la missione del Locarno Film Festival (enunciata nel suo Rapporto di sostenibilità 2019-2020 che si può scaricare dal sito) è quella di «creare uno spazio, in quanto luogo fisico, in cui sono invitati a incontrarsi gli autori con le loro opere, i professionisti e gli appassionati di cinema, che qui hanno l’opportunità di esprimersi liberamente, in un’ottica di scambio e di dialogo. Ma Locarno è anche uno spazio virtuale, che guarda oltre i confini geografici e temporali dell’evento, progredendo a gran velocità nella sua dimensione digitale».
Il modo migliore per capire la teoria è incontrare chi la traduce in pratica quotidiana. Intanto, dalle interazioni e dagli sguardi si evince che tra il Managing Director e la Chief Innovation Officer c’è una bella sinergia, la complementarietà tra i due è iscritta nel loro bagaglio professionale e culturale. Americana, classe 1977, nata a Torino, studi in Discipline Economiche e Sociali alla Bocconi, Simona Gamba vanta una ventennale esperienza nel mondo della comunicazione e dei media (a partire dal suo ruolo di Direttrice del dipartimento Casting di MTV) che l’ha portata a seguire progetti di innovazione e digitalizzazione per grandi brand e player internazionali. Raphaël Brunschwig, nato a Zurigo, si trova perfettamente a suo agio nel mondo germanofono, ha un’esperienza decennale nello sponsoring di Publisuisse, poi è cresciuto con il Festival, dove è arrivato nel 2013 in qualità di coordinatore delle partnership; nel 2014 è diventato responsabile sponsoring, poi vicedirettore operativo e nel 2017 direttore operativo. Insieme al Direttore artistico Giona Nazzaro, che ospiteremo nelle nostre pagine la prossima settimana, sono alla guida del Festival, sotto la presidenza di Marco Solari.
Iniziamo dall’importanza del lavoro di squadra. A entrambi chiedo quali siano i punti di forza dell’altro o dell’altra.
«Storicamente, inizia Brunschwig, il vicedirettore del Festival era legato al marketing o allo sponsoring. Quando è partito il predecessore di Simona volevamo un profilo che aiutasse il Festival a fare un cambio di passo. Qualcuno con delle competenze specifiche per smontare e rimontare tutto in modo quasi ingegneristico, per far fronte a quell’aumento della complessità con cui siamo tutti confrontati. Una figura che nel tempo potesse diventare un punto di riferimento per tutto il processo di innovazione del Festival a partire dalla trasformazione dei processi di lavoro interni fino a innovare la parte tangibile della manifestazione, quella visibile al pubblico. Le sue competenze si sono dimostrate proverbiali e indispensabili per affrontare le nuove complessità. Se in passato ci bastava fare meglio le cose fatte in precedenza, in un contesto sempre più frammentato dobbiamo fare lo sforzo di metterci nei panni dei nostri pubblici, intercettare le nuove aspettative, pensare nuove offerte per rimanere attrattivi. Un paradigma che sta pervadendo tutta l’organizzazione e grazie a Simona, alle sue conoscenze in ambiti come lo user experience design, siamo un passo avanti».
Simona Gamba – che ci confida essere una nerd della prima ora grazie al padre che sin da piccola l’ha iniziata a qualsiasi nuova tecnologia – con entusiasmo lo definisce «brillante, veloce, geniale per la sua capacità di semplificare i problemi complessi senza perdere la calma». Poi si riallaccia al discorso dello user experience design, «smontare e rimontare non significa cambiare o stravolgere la macchina, significa metterla in ordine e dare delle chiavi di lettura a chi da fuori vede tante novità e il moltiplicarsi di iniziative. Dobbiamo permettere ai nostri pubblici di orientarsi all’interno di un Festival che cresce sempre di più. Per lo staff significa ripensare la comunicazione, i linguaggi, individuare i touchpoint digitali più adatti, introdurre e adattare nuovi servizi online».
Brunschwig – che vede in Simona un’ottima sparring partner con la quale confrontare le sue intuizioni e «un’alleata che in fatto di innovazione ha sempre il sentore giusto» – si sofferma per un attimo sul concetto di innovazione: «significa anche avere la sensibilità di capire quali sono le priorità tra tutti i nostri curatori e capi progetto, come queste si intersecano con il mondo esterno, farne dei prototipi, finanziarli e farli funzionare. Da qui nasce la strategia di sviluppo che porta il Festival oltre gli 11 giorni locarnesi e ne fa una manifestazione estesa lungo tutto l’anno grazie a nuovi progetti e attività». Tra questi ci sono il BaseCamp, il polo di contaminazione artistica e sperimentazione che permette a 200 giovani creativi di vivere il Festival, la Locarno Residency, pensata come un percorso d’accompagnamento per la realizzazione dell’opera prima per giovani artisti, la Locarno Academy, rivolta ai giovani professionisti del settore e pensata per promuovere i talenti emergenti, Open Doors Toolbox, per le autrici e gli autori provenienti da aree geografiche in cui non c’è indipendenza cinematografica oppure le Locarno Shorts Weeks, dedicate al pubblico online internazionale e pensate per promuovere i cineasti e diffondere cortometraggi sul Web.
Da sempre impegnato a sostenere e promuovere la scena cinematografica giovane e indipendente, il Festival punta dunque a intercettare nuovi pubblici, espandere la propria comunità di riferimento promuovendo l’innovazione nell’ambito della digitalizzazione e delle nuove tecnologie. A questo proposito va detto quanto gli strumenti digitali e le attività online siano efficaci nel permettere di conoscere meglio il proprio pubblico. «L’Open Doors Toolbox, dice Simona Gamba, ci permette di vedere quanti paesi si stanno espandendo, se c’è un passaparola tra le piccole comunità che si creano. Le Locarno Shorts Weeks ci dicono quanto la presenza online si amplifichi rispetto a una sala cinematografica. Nel 2020, in piena pandemia, si sono collegati tutti i paesi del mondo».
Raphaël Brunschwig, in conclusione, fa il punto: «l’idea dietro tutto questo è che lo sviluppo aumenti la rilevanza del Festival, accresca il suo capitale relazionale e reputazionale. Poi c’è una questione prosaicamente economica che ci porta a garantire ulteriori introiti per assicurare l’attrattività e rafforzare quello che succede qui a Locarno in agosto. Se c’è una cosa di cui siamo consapevoli è che per quanto possiamo essere bravi a sviluppare progetti collaterali, la magia avrà luogo sempre qui a Locarno. Questa cosa dell’incontro fisico nella piccola città che si trasforma in capitale mondiale del cinema d’autore, questo luogo dell’intensificazione, dove tutto accade in pochissimo tempo con l’eterogeneità e lo spirito festivo che sappiamo, è unica ed impossibile da replicare online. Lavoriamo per assicurare tutto questo cogliendo al contempo le potenzialità date dall’innovazione e dai cambiamenti con i quali il cinema viene creato, fruito e discusso».
Dove e quando
Locarno Film Festival dal 3 al 13 agosto 2022. www.locarnofestival.ch