La furiosa sete di vendetta di Elektra

Il regista Andrea Novicov ha portato in scena un dramma classico avvalendosi di una serie di bravi attori ticinesi
/ 19.12.2016
di Giorgio Thoeni

Si sottolinea spesso l’efficacia e la bellezza di un’opera teatrale mettendo l’accento su aspetti di modernità, senza però considerare che certi valori sono parte dell’essenza stessa dell’umanità dove le passioni sono sostanza della drammaturgia della storia di ognuno. Parte di queste «tragiche visioni» emergono con lucidità nelle riletture teatrali dei focus scelti fra ricerca e innovazione per comporre la stagione di LuganoInScena. Dopo il mito di Medea e Giasone rivisto dalla scrittura contemporanea di Ariel Dorfman ecco irrompere sulla scena l’antica rabbia di Elektra nel travolgente atto unico di Hugo von Hoffmansthal.

Un testo scritto sulla scia della tragedia sofoclea all’inizio del Novecento dal viennese Hugo von Hoffmansthal e che trasuda le irrequietezze suscitate dal confronto di un mito femminile con l’avvento delle teorie psicoanalitiche di Freud in un clima di straordinaria attualità. Un ghiotto invito per Andrea Novicov che ne ha tratto spunto per una visione registica forte e incisiva, circondata da attori di assoluta qualità per un allestimento di grande efficacia.

A cominciare dall’immagine scenografica che ci introduce alla realtà esiliata di Elektra, squatter e barbona immersa nella sua rabbiosa ribellione diseredata, che Novikov costruisce in una tensione costante immersa in suoni e immagini distanti, quelli di una società che osserva, condiziona, allontana e reprime la memoria pregiudicando l’eredità dei suoi figli. Elettra si consuma nell’assillo di vendicare la morte del padre, assassinato dalla madre Clitennestra con la complicità dell’amante Egisto. Vive accampata sotto le mura di palazzo tormentata da incubi. Nemmeno la sorella Crisotemide può aiutarla: è troppo immersa in un desiderio di fuga e di maternità per condividere appieno il desiderio di vendetta di Elektra, un’ostinazione che troverà pace solo nel castigo dei due assassini per mano del fratello Oreste.

Una tragedia dove la donna è al centro della dinamica drammatica e che permette a von Hoffmansthal di guidarci in profondità nel labirinto dell’inconscio femminile, dove sogno e realtà si dibattono ferocemente. La parola viene cesellata meticolosamente sugli attori, dipinge personaggi e situazioni con grande e convincente personalità teatrale dove anche l’ironia fa capolino dal vortice della tragedia con un cast che per la prima volta raduna una maggioranza di giovani ticinesi. Dall’ostinata e furiosa irrequietezza dell’Elektra di Anahì Traversi, ormai una certezza nella sua costante affermazione artistica, alla bella e delicata Crisotemide di Adele Raes in un registro interpretativo convincente che lascia intuire ulteriori avventure di spicco. L’ottimo Igor Horvath in una memorabile scena del ritorno e ricongiungimento di Oreste con la sorella Elektra. La passionalità disperata e crudele di Clitennestra dell’eccellente Pia Lanciotti, la figura di Egisto di Roberto Molo con le apparizioni di Laio dello stesso Novicov impegnato in una regia esemplare accanto a elementi sintattici di grande qualità come la scelta delle luci, le scene, l’universo sonoro di Roberto Mucchiut e i costumi di Laura Pennisi. 

Tre serate affollate al Teatro Foce di Lugano con numerosi e meritati applausi.