La forza creativa delle idee

Editoria – In occasione dei 150 anni dalla nascita e dei 100 dalla morte è uscita una biografia di Emilio Bossi, curata da Edy Bernasconi
/ 08.02.2021
di Alessandro Zanoli

Emilio Bossi (1870-1920), in arte Milesbo, nel corso della sua intensa carriera ha scritto e pubblicato molto, e oltre a questo si è impegnato in numerose iniziative politiche di rilievo, tanto da essere riconosciuto fra le principali personalità ticinesi attive nel periodo a cavallo tra 800 e 900. Le tracce della sua attività sono numerosissime e chi è interessato a avvicinare la «voce» delle sue idee, non deve far altro che rivolgersi all’Archivio dei quotidiani e dei periodici offerto dal Sistema Bibliotecario ticinese. Qui è possibile sfogliare gli archivi digitalizzati di almeno due degli organi di stampa su cui Milesbo ha dispiegato la sua attività. Una è «L’Azione» (da non confondere con il nostro giornale...) che ha diretto dal 1906 al 1911. L’altra, di cui è stato anche direttore, è «Gazzetta Ticinese».

Vale la pena di andare a leggere quelle vecchie pagine perché vi si ritrova la penna di un uomo impegnato, appassionato, lucido, con una linearità del pensiero e una chiarezza di linguaggio che stupisce. In particolare se messa a confronto con quella di alcuni suoi contemporanei (Chiesa compreso): Emilio Bossi ha un discorso limpido, misurato e chiaro. Non che la sua argomentazione sia per questo tranquilla e piana. Anzi: le sue tirate sono generalmente battagliere e solenni, piene di un afflato positivista e costruttivo. Milesbo è stato durante tutta la sua vita combattivo e fortemente legato ai principi in cui credeva; sanguigno nei suoi articoli, pronto ad affrontare gli avversari politici con una verve decisa e indomita. La stessa che si ritrova nei suoi libri, dai titoli ormai proverbiali come Gesù Cristo non è mai esistito, del 1904, o I clericali e la libertà, del 1909. Sono testimonianze che le nostre biblioteche conservano e che vale la pena di andare a rispolverare, proprio perché ci riportano i toni e le battaglie di un’epoca in cui la lotta delle idee era quotidiana e senza esclusione di colpi e in cui, potremmo dire, si cercava di adeguare il dibattito politico, e la conseguente legislazione, a concetti filosofici assoluti. 

Milesbo è stato un difensore del liberalismo, un propugnatore della libertà di pensiero e uno strenuo oppositore della tradizione clericale, cioè di ogni assunto che infrangesse le regole del buonsenso e del pensiero positivo in nome della verità imposta dalla religione. Il libro di Edy Bernasconi (Fontana Edizioni) ci riporta in pieno in quell’epoca e, per chiarire gli avvenimenti che circondano e includono l’esperienza di Milesbo, si apre con un ampio excursus sulla politica cantonale partendo dall’Atto di Mediazione del 1803. La vicenda biografica di Milesbo, che è poi essenzialmente politica e ideologica, si intesse con lo sviluppo politico del nostro Cantone, in particolare in quel periodo di inizio 900 in cui le due correnti conservatrice e liberale si affrontavano in un duello quotidiano. Questo risuonava proprio dalle pagine dei giornali e riportava in Ticino l’eco di battaglie ideologiche che interessavano, del resto, tutta la realtà sociale e politica europea.

Da notare come alcune istituzioni che noi oggi diamo per scontate, come la possibilità di scegliere la cremazione dei defunti, ad esempio, siano state oggetto di annose vertenze, di veti politico-ideologici che soltanto una strenua battaglia legale di Milesbo era finalmente riuscita a scavalcare. Libero pensatore, massone, uomo innamorato della verità e della giustizia, difensore delle classi sociali più deboli ma senza venir meno alla sua fiducia nella libera iniziativa dei singoli, Milesbo è sicuramente una figura che fa piacere ritrovare tra i nostri antenati. E ancora più solenne ci sembra ora il suo monumento, sulla piazza di Bruzella, davanti al quale viene voglia di fermarsi un momento.