La cornice di Geppi

Non convince il nuovo «people show»
/ 30.01.2023
di Marco Züblin

Non c’era bisogno delle esternazioni surreali dei politici italiani (Pompei, guerra di Crimea, Dante Alighieri; poi Gramsci e Che Guevara) per capire non tanto lo stato della cultura in Italia ma anche il sovrano disinteresse con cui a tale stato guardano coloro che potrebbero fare qualcosa per opporsi. Al netto delle vertiginose cretinate di cui sopra, è da altre sponde che legittimamente ci si attende segnali di esistenza in vita.

Non ci pare, almeno finora, essere il caso di Splendida Cornice (Rai3, giovedì, prime time, a destra un dettaglio della locandina), che la conduttrice Geppi Cucciari ha definito «varietà culturale», proponendo una inedita ibridazione di generi; un programma sul quale la rete sembra aver puntato molto, in termini di collocazione in palinsesto, di mezzi, di personale e di risorse tecniche e autoriali (per tutti, i rain men Bottura e Galeotti). La rete lo chiama «people show», spendendo parole di rara genericità per presentarlo.

L’intenzione è lodevole: mettere al centro la competenza e la cultura, in un mondo in cui sono sempre più considerate un mero e dannoso orpello, e farlo nei modi del genere classicamente nazionalpopolare, quello appunto del varietà. Insomma, fare mediazione culturale. Di qui la presenza di esperti di area accademica e l’approdo di personaggi interessanti come Paolo Mereghetti (critico cinematografico e autore della bibbia sul tema) e Nicola Piovani, e i bei «quadri viventi» della Compagnia Rambelli. Poco in tema, invece, il ministro ucraino della cultura che ha chiesto armiarmiarmi; un po’ supponenti e rancorosi Kessisoglu e Bizzarri, che hanno tentato (invano) di delegittimare Mereghetti e piombato le ali a un quiz già parecchio fuori squadra. Comunque, «tacchi-dadi-e-datteri», direbbe Pozzetto; almeno guardando la prima puntata, che sembrava piuttosto un pilota con troppi cali di ritmo, incertezze e amnesie drammaturgiche, parecchie possibilità sono rimaste per strada (il pubblico, gli esperti).

Il difetto sta probabilmente nel tentativo di replicare, dilatandole, le modalità di che succ3de?, la breve fascia quotidiana che la Cucciari presidiava con grande efficacia; un tentativo «espansivo» già fatto per altri programmi e che è sempre stato un mezzo fallimento. La presentatrice porta sulle spalle una grande macchina finora senza un vero filo conduttore e che vive di qualche lampo, appunto della verve allegramente cinica della Cucciari e della giustapposizione un po’ casuale di momenti interessanti ma eterogenei.