Bibliografia
Deirdre Mask, Le vie che orientano. Storia, identità e potere dietro ai nomi delle strade, Torino, Bollati Boringhieri, 2020



La città e i suoi nomi

Il libro di respiro amplissimo della giurista e giornalista americana Deirdre Mask dedicato alla denominazione dei luoghi di una città, tra tensioni politiche e retaggi culturali
/ 14.12.2020
di Stefano Vassere

«Secondo l’Unione postale universale, fondata nel 1875 e con sede a Berna, gli indirizzi sono uno dei modi meno costosi per sollevare le persone dalla povertà, perché offrono accesso al credito, al voto e ai mercati di tutto il pianeta».

La discussione sui nomi delle vie e delle piazze genera una litigiosità infinita e senza confini, che pare dunque quasi innata e biologica e che accomuna i posti più diversi. Un baccano mediatico, legale o parlamentare sul modo di dare un nome a un’area di circolazione pubblica può nascere con modalità molto simili a Cureggia o a Manhattan, e non sempre la discussione è a prima vista giustificabile nella sua determinazione. Questa è una delle tante buone cose che si imparano leggendo Le vie che orientano. Storia, identità e potere dietro ai nomi delle strade dell’avvocata e scrittrice afroamericana Deirdre Mask.

Libro anche curioso, nella scelta del tema e nel suo svolgimento, che già subito (sono proprio le prime righe) si apre con un dato perentorio e orientante: «in alcuni anni, oltre il 40 per cento di tutte le leggi locali approvate dal consiglio comunale di New York riguardava il cambiamento dei nomi delle strade». Molte pagine dopo, apprenderemo del valore commerciale che in quella stessa città hanno gli indirizzi: lì è possibile acquistare letteralmente un recapito vicino, optando per un nome più simpatico o di prestigio; sembra costi anche poco, attorno ai 10’000 dollari, e l’investimento sarebbe garantito, se è vero che «un appartamento che ha come indirizzo Park Avenue o la Quinta Avenue può costare dal 5 al 10 per cento in più di una proprietà equivalente nella traversa vicina».

Ma quello dei nomi delle vie e delle piazze (sempre che essi esistano, ed è interessante il capitolo dedicato al Giappone e all’esperienza traumatica eppure così produttiva del viaggio del semiologo Roland Barthes) è tema così universale che non sarebbe giusto non alludere a tutte le piste verso le quali questo libro ci porta con notevole sapienza: i cambiamenti di ampie porzioni di stradario a seguito di rivolgimenti politici (per esempio in Sudafrica), le logiche di società antiche o lontane (il sistema di riferimenti della Roma imperiale o quello dell’Iran contemporaneo), l’incrocio di questa pratica con quella che probabilmente è la principale urgenza sociale americana, il razzismo. È molto ben raccontata, a proposito, la storia dell’organizzazione no profit «Beloved Street of America», che ha sede in Martin Luther King Drive a St. Louis e si occupa tra l’altro delle strade dedicate al pastore in tutti gli Stati Uniti. Un giornalista, Jonathan Tilove, ha pubblicato nel 2003 una sorta di catalogo di immagini di gran parte di esse intitolandolo con nome felice Along Martin Luther King. Travels on Black America’s Main Street, «Lungo Martin Luther King. Viaggi sulla via principale dell’America nera».

In questo ambito dalla valenza culturale ma anche estremamente pratica non potevano non arrivare le nuove tecnologie, con tutte le loro piatte sistematicità. Così, accortisi che in qualsiasi operazione di consegna di merci e servizi, la preoccupazione maggiore di chi debba occuparsene non è tanto il volo transoceanico quanto quello che loro chiamano «l’ultimo miglio», Google, Facebook, «giovani alla moda» e piccole startup si sono già organizzati per generare indirizzi tanto efficaci quanto fondati sulle risultanze ordinate, linde e pure così poco appassionanti di qualche algoritmo. Alla faccia di tutti i ragionamenti sugli stradari come sedimentati di mentalità e patrimoni culturali e sociopolitici.

Insomma, dare un nome a una via non è affare da mammolette, «non è una cosa per deboli di cuore». È processo che è politicamente imprudente ritenere secondario e che coinvolge passioni, fattori economici, urbanistici, sociologici, questioni politiche e razziali di infiniti posti e realtà. Per questo Deirdre Mask riesce a parlarci di molte cose in un ambito dove abita un particolare e supremo potere, «il potere di nominare, di plasmare la storia, di decidere chi conta, chi no, e perché».
Che bel libro!