Klara, Ishiguro e il sole

Dopo il Nobel ricevuto nel 2017, Ishiguro torna con Klara e il sole, nuovo intrigante romanzo
/ 02.08.2021
di Sebastiano Caroni

Per uno scrittore che riceve il Nobel, non deve essere per forza facile proseguire sulla propria strada. Per un romanziere, ciò significa dover scrivere un nuovo romanzo che non deluda le aspettative, operazione tutt’altro che semplice. È difficile affermare con certezza se Kazuo Ishiguro, scrittore britannico di origine giapponese e vincitore del premio Nobel di letteratura nel 2017, ci sia riuscito. Di sicuro è riuscito a scrivere un nuovo romanzo con un titolo suggestivo: Klara e il sole.

Klara è la voce narrante del romanzo, lo sguardo attraverso cui i lettori seguono l’evolversi della vicenda. Nelle prime pagine la scopriamo mentre dalla vetrina di un negozio osserva il mondo esterno e con curiosità registra gli spostamenti del sole, i comportamenti dei passanti, gli eventi inaspettati. Si emoziona alla vista di scene di semplice vita reale, e prova stupore di fronte alla coreografia estetica che la luce del sole abbozza sui muri dei palazzi.

Ma Klara è anche una narratrice sui generis: è un robot alimentato da energia solare che oltre ad osservare il mondo dalla vetrina di un negozio, aspetta di trovare un legittimo proprietario. Ben presto l’attesa di Klara verrà ripagata dall’incontro con Josie, una ragazzina che la elegge nonostante la concorrenza di modelli tecnologicamente più avanzati. L’intesa è subito reciproca, e da quel momento Klara impara che dovrà essere amica di Josie, starle vicino, sostenerla. A poco a poco scoprirà le abitudini di Josie, il suo contesto famigliare, il misterioso male che la affligge e la fragilizza; interagirà con una madre spesso tesa e indecifrabile, con una domestica dai modi sbarazzini, e con degli amichetti un po’ insolenti. È l’inizio di una missione di cui Klara coglierà progressivamente il senso e la portata, e che le imporrà delle sfide a cui dovrà far fronte con grande dedizione, sacrificio, e spirito di iniziativa.

Date queste premesse, si potrebbe pensare che ci si trovi al cospetto di un filone fantascientifico già ampiamente collaudato. Ma quello di Ishiguro non è l’ennesimo romanzo, o film, in cui l’intelligenza umana e quella macchinica finiscono per gareggiare e confondersi. Ishiguro non ci racconta di come l’artificiale si ribella all’umano provocando panico, violenza, e disordine. Non cede neppure alla trappola delle facili analogie a cui fin troppi romanzieri, cineasti, e scienziati soccombono; e che ci rimanda, in modo ossessivo, a un labirintico intreccio in cui la macchina si umanizza, e l’umano si scopre robotico.

Ishiguro trova, piuttosto, una soluzione più elegante e originale. Immagina una creatura robotica dotata di un’intelligenza, di una sensibilità, e di una logica che travalicano le categorie di umano e robotico. Crea cioè qualcosa di inedito, di singolare, a beneficio dei lettori che scoprono nella voce narrante un modo di vedere il mondo che per certi versi assomiglia al loro, e che per altri conserva una misteriosa alterità. D’altronde, cosa ci fa amare i personaggi romanzeschi? Non è forse la coesistenza di un’aria di familiarità che li rende accessibili, che ne agevola l’identificazione, e di un’alterità che li sottrae alla banalità e garantisce mistero e imprevedibilità?

L’impressione è che Ishiguro sia ormai diventato un maestro nell’intrecciare familiarità e estraneità. Lo scrittore, inoltre, non è nuovo al genere della fantascienza, che interpreta con grande padronanza di mezzi. Non è la prima volta infatti che elabora una sottile distopia che, attraverso un sapientissimo gioco di contrasti, fa risuonare la sensibilità umana in modi del tutto nuovi. Già con Non lasciarmi (2005) il romanziere ci aveva trasmesso un senso di disorientamento, di sotterranea confusione, che però apriva vertiginosi squarci sulle profondità di un’umanità spaesata. Quando Ishiguro immagina futuri possibili, tanto in Non lasciarmi così come nel suo ultimo lavoro Klara e il sole, disegna i confini di distopie che accompagnano il lettore sulle onde di un dolce naufragare in cui il perdersi e il ritrovarsi fanno parte di un unico movimento. A rendere assolutamente unico Ishiguro, poi, è l’irrisoria facilità con cui snocciola immagini di una semplicità disarmante che sanno essere figurative e inequivocabilmente astratte, concrete e immancabilmente fuggevoli, attraenti e sottilmente inquietanti; reali, e malinconicamente irreali.

Bibliografia
Kazuo Ishiguro, Klara e il sole, Einaudi 2021.