Jennifer, dopo un lungo silenzio

L’antica reginetta delle interpreti statunitensi, torna a stupire il pubblico
/ 02.07.2018
di Benedicta Froelich

Salita alla ribalta nei primi anni 80 grazie al celeberrimo tormentone Up Where We Belong, stellare (per quanto un po’ zuccheroso) duetto con Joe Cocker tratto dalla colonna sonora di Ufficiale e Gentiluomo, Jennifer Warnes è riuscita, nel corso di una lunga carriera, a costruirsi una nicchia di tutto rispetto nel cuore del pubblico internazionale, specialmente grazie al successo dell’album Famous Blue Raincoat (1987), interamente dedicato a rivisitazioni del repertorio del suo grande amico e collaboratore Leonard Cohen. 

Tuttavia, differentemente da quanto accaduto a molti nomi di spicco dell’effimero decennio degli «eighties», la Warnes (il cui debutto era avvenuto già nel 1968) ha sempre condotto la propria carriera secondo dettami personali quanto insindacabili, ostinandosi a voler incidere seguendo i propri tempi e arrivando così a lasciar passare anche un decennio tra un disco e l’altro; una scelta che l’ha infine portata a sparire letteralmente dai radar, finendo per essere ricordata soprattutto per il grande successo di (I’ve Had) The Time of My Life, altra hit cinematografica da classifica (stavolta proveniente da Dirty Dancing, cult movie anni 80 per eccellenza).

Il ritorno dell’artista dopo ben diciassette anni di silenzio discografico ha costituito, per i suoi ammiratori, un evento epocale, anche in virtù della scelta di Jennifer di ritagliarsi su misura un nuovo songbook personale – accostando, in questo CD, generi tra loro anche molto differenti. E in effetti, Another Time, Another Place conferma pienamente il mood musicale suggerito dal titolo, calando l’ascoltatore in atmosfere pervase da un gusto dichiaratamente vintage: nello specifico, a cavallo tra il sapore allo stesso tempo swing e jazzato tipico del repertorio americano anni 40 e le suggestioni di stampo più cantautorale da sempre care alla cantante e riscontrabili già nel singolo di lancio del CD, il poetico Just Breathe, brano sorprendentemente delicato firmato dai Pearl Jam nel 2009 e i cui accenti si rivelano a dir poco perfetti per la voce della Warnes – permettendole di prodursi così in un ottimo esempio di ballata romantico-esistenzialista, in grado di emozionare senza, tuttavia, scadere in melensi cliché sentimentali.

Jennifer ha saputo fare suo ognuno dei brani selezionati, piegandolo alla grazia della propria voce dando l’impressione che l’intera tracklist sia stata composta per lei; una capacità non da poco, che si spera possa oggi bastare a ricordare al grande pubblico il nome e le credenziali della Warnes.