Dove e quando

 Sono nato in una nuvola, Spazio espositivo di Via alle Vigne 46 Locarno-Solduno:fino al 30 ottobre 2022; do 14.00-18.00; tel. +41 91 751 25 43 www.fondazionearp.ch

Giardino Ronco dei Fiori con l’installazione Nuvole dello Studio Nephos, la Ruota-foresta, granito belga (1961) e Essere alato, bronzo (1961). (@ Fondazione Marguerite Arp, Foto Simona Martinoli)

Jean Arp, il pastore delle nuvole

La sua poetica, il sodalizio con Sophie e Marguerite al centro dell’esposizione che festeggia due anniversari importanti
/ 03.10.2022
di Natascha Fioretti

La mattina del mio arrivo alla Fondazione Marguerite Arp di Solduno ad accogliermi ci sono le nuvole. Un soffice e danzante banco vaporoso che mi avvolge, passa e ritorna. Come se dalla collina del giardino delle sculture ci fosse qualcuno che di primo mattino e di buona lena pompasse nuvole in grande quantità per il piacere dei visitatori. Per un momento immagino di vedere la Edelfrau, la nobildonna, del testo di Jean Arp Auch das ist nur eine Wolke (Anche questa è solo una nuvola, Vineta-Verlag), che sorridente pompa nuvole nei sacchi di pelle e di pietra. In verità la magia è opera dello Studio Nephos ed è pensata per far immergere le persone nel tema e nell’atmosfera dell’esposizione. «Sono nato in una nuvola», così scrisse Jean Arp nella sua poesia Configurazione strasburghese del 1932 e non ci potrebbero essere parole più adatte per titolare lo spirito di questa mostra. All’istante riecheggiano in noi i versi dei romantici Wordsworth «Vagavo solo come come una nuvola» (Daffodils, 1804) e Percy Shelley «Noi siamo come nuvole che velano la luna a mezzanotte; così irrequiete sfrecciano, e sfavillano, e fremono, striando l’oscurità radiosamente!» (Mutevolezza, 1816). O la Wolkendichtung, l’immensa poetica delle nuvole di Goethe, se solo pensiamo al Prometeo dello Sturm und Drang «Copri il tuo cielo, Giove, col vapor delle nubi! E la tua forza esercita, come il fanciullo che svetta i cardi, sulle querce e sui monti!».

Jean Arp era affascinato dall’idea di libertà, di leggerezza, dall’assenza di peso, dalla capacità di trasformazione e di mutevolezza delle nuvole che nella sua arte traduce nelle più disparate associazioni. La nuvola non è semplicemente un elemento del paesaggio ma diviene un’entità centrale autonoma e vera protagonista delle sua opera. «Se guardiamo a tutta l’opera di Jean Arp, sia quella poetica, sia quella artistica, vediamo che dall’inizio la nuvola è un tema prediletto. Il primo dipinto che si conosce di lui è un piccolo olio di una nuvola di quando aveva 18 anni. Fino agli anni della maturità il tema torna sempre con tecniche diverse. Lui, ma anche Meret Oppenheim, Magritte o Calder erano profondamente affascinati dalle nuvole» racconta la curatrice e direttrice della Fondazione Simona Martinoli. La mostra però non racconta soltanto le nuvole di Jean Arp, omaggia anche Sophie Taeuber e Marguerite Hagenbach. Proprio quest’anno ricorrono, infatti, due anniversari importanti: i 100 anni dal matrimonio tra Jean e Sophie e i 120 anni dalla nascita della creatrice della Fondazione. L’idea  – riflettendone la vita – «è quella di raccontare e sottolineare il profondo legame tra queste tre personalità straordinarie che hanno segnato la storia dell’arte e del collezionismo del XX secolo».Proprio per questo una delle quattro pareti della sala espositiva è dedicata a loro tre, ai due artisti del Novecento e alla collezionista e fondatrice Marguerite. Tra gli altri c’è l’omaggio di Sophie «pour Marguerite Hagenbach en signe d’amitié» oppure l’omaggio di Jean La terra eterna per la mia Marguerite «un’opera molto poetica, un globo terrestre con dei confini di fantasia tracciati con questa linea particolare, la “linea sismica” per via dei contorni dall’andamento tremolante che deriva dai papier déchiré, una tecnica che Arp utilizzava molto. Quando faceva i collage ritagliava le forme con le forbici ma era così ossessionato dalla perfezione dei contorni che un giorno iniziò a strappare la carta. Un atto per lui liberatorio con il quale dava vita a questi contorni frastagliati che poi riportava anche su carta nel disegno e nell’opera grafica».

Altra cosa interessante – mi fa notare Simona Martinoli – è la forma del cerchio. «Praticamente non si trova mai in Arp che amava la forma dell’ovale, il richiamo alla natura organica, l’uovo e la vita. Una forma che lo intrigava moltissimo mentre non sentiva sua la perfezione geometrica». Forme perfette che ritroviamo invece in Sophie Tauber e nella gouache su carta dal titolo Composition dans un cercle in cui vediamo un cerchio iscritto in un rettangolo non centrato ma un po’ rialzato. Sembra uno squarcio nel cielo, una cupola aperta in cui si affacciano dei personaggi. «Guardando quest’opera una studiosa l’ha subito associata alla Camera degli Sposi del Mantegna. Associazione non del tutto improbabile perché la composizione è del 1938 e proprio in quel periodo, quando Sophie e Jean abitavano a Parigi, al Louvre si era tenuta una conferenza dedicata al Mantegna». In particolare la serie di omaggi in mostra sottolineano la grande e forte amicizia che legava queste tre grandi personalità.A risaltare nello spazio espositivo è la parete centrale di colore azzurro che subito, entrando, si rivela ai nostri occhi. Su di essa si stagliano forti e poetiche le opere di Jean Arp e di Sophie Taeuber. Risalta la grande scultura in gesso, la Foglia che si riposa leggera e mobile. Sulla parete campeggia in bianco anche il titolo della mostra e una strofa della poesia da cui è tratto, componimento che ritroviamo nel dattiloscritto originale in tedesco «Jean scriveva sia in tedesco che in francese, per l’occasione abbiamo fatto tradurre la prima strofa in italiano a Vanni e Sandro Bianconi».Mi colpisce la nuvola sospesa racchiusa in una vetrinetta, si chiama Wolkenschale (La coppa delle nuvole) e si tratta di «un piccolo modello di cui esiste un’opera molto più grande in marmo di Peccia all’Università di Bonn. Uno di quei lavori d’arte pubblica nati dalla collaborazione con architetti che esprime la modernità di Arp e la sua capacità di parlare anche al pubblico di oggi».

Arriviamo alla grande finestra, unico punto luce naturale che si palesa come uno squarcio nel cielo. Come non ci fosse, si ha la sensazione di poter uscire direttamente in giardino dove le nuvole continuano a viaggiare leggere. Proprio qui c’è una scultura in bronzo rivolta verso le nuvole «un’opera molto speciale con questa forma, da un lato, quasi arrotondata che ricorda un insetto, dall’altro è caratterizzata da tagli netti che sono in forte contrasto e ricordano un telescopio che guarda fuori». In mostra è forte il riferimento alle nuvole ma ci sono anche richiami agli astri, alle costellazioni, a tutto ciò che è nel cielo.Non manca la parte documentaristica che arricchisce la mostra con «chicche d’archivio» che aiutano a contestualizzare le opere ma anche a tessere le fila di momenti importanti della vita dei tre. Si dice che sui versi di Wolken (nuvole), poesia onomatopeica di Hugo Ball «Sophie Taeuber abbia danzato alla Galerie Dada a Zurigo nel 1917». Meret Oppenheim nel 1954 scrive ad Arp una cartolina da Yverdon: «Il tuo pastore delle nuvole è magnifico e così l’intera mostra». Quest’opera è ritratta anche nelle splendide foto di Ernst Scheidegger che mostrano Arp mentre lavora al modello realizzato originariamente in gesso e poi fuso in bronzo per essere poi collocato all’Università di Caracas.

Finiamo tornando al principio, ci sono anche i dattiloscritti originali e tra questi la poesia Wolkenpumpe (la pompa delle nuvole) «Arp non scriveva quasi mai a mano, Marguerite batteva a macchina per lui. Il testo fa parte di una raccolta di poesie che abbiamo in archivio, un esemplare particolare rivestito con una copertina di carta da pacco dipinta da Arp».Una bella occasione per scoprire gli scritti di Arp è il finissage della mostra dal titolo Jean e Sophie: cento anni di matrimonio sabato 22 e domenica 23 ottobre. Nel pomeriggio alle 15:30 ci sarà la visita guidata alla casa atelier di Jean e Marguerite e alla mostra Les amis, a seguire la lettura di testi suoi e di Sophie Taeuber-Arp in italiano e tedesco (iscrizioni su prenotazione).