È davvero possibile riuscire a costruire un futuro e una carriera artistica soddisfacenti dopo essersi ritrovati, a poco più di trent’anni, a personificare una vera e propria «one hit wonder» del panorama pop internazionale?
Questa è senz’altro l’inevitabile, legittima domanda che qualsiasi critico musicale si pone nel trovarsi a recensire il nuovo disco di un autore che, in un passato più o meno lontano, sia stato responsabile di un successo definibile come un cosiddetto «tormentone» all’interno delle classifiche mondiali. Come accaduto all’oggi 41enne Jason Mraz, artefice, nel 2008, dell’hit I’m Yours, che conobbe un successo a dir poco vertiginoso come principale brano estivo di quell’anno, continuamente trasmesso da MTV e dalle maggiori stazioni radiofoniche.
E spiace notare come, forse proprio a causa di tale indigestione, il grande pubblico sia in effetti rimasto perlopiù all’oscuro delle successive avventure discografiche di Mraz: il quale, lungi dall’adagiarsi sui proverbiali allori, negli ultimi anni ha continuato a incidere, passando dalle atmosfere quasi soul di Love is a Four Letter Word (2012) al pop orecchiabile di Yes! (2014). Ma nonostante il successo commerciale non abbia più raggiunto i picchi del passato, Jason si è guadagnato, nel corso degli anni, un pubblico ben più ampio (in termini geografici, come anagrafici) di quel che si potrebbe a prima vista supporre.
Oggi, lo statunitense ci riprova con una nuova opera, che in effetti non si distingue troppo dalle precedenti, se non per una nuova componente autobiografica: Mraz ha infatti trovato l’amore, essendo recentemente convolato a nozze – e come spesso accade ai musicisti pop, a ciò è immediatamente corrisposta una strabiliante incapacità a toccare qualsiasi altro argomento, con il risultato che questo Know mostra un’assoluta, smodata conversione a ballate d’amore e canzoni smaccatamente romantiche.
Certo, in realtà, fin dagli esordi, la musica e le liriche di Jason hanno sempre costituito un inno sperticato ai buoni sentimenti; e bisogna dire che, nonostante gli ascoltatori più disincantati possano sentirsi a tratti sopraffatti dal carattere «sdolcinato» della tracklist di Know, anche i brani apparentemente più ingenui trovano qui un loro senso all’interno della visione artistica del cantante, più che mai caratterizzata da un contagioso ottimismo e amore per la vita. Il che si nota fin dai singoli di lancio dell’album, gli irresistibili Have It All e Might As Well Dance (vere e proprie celebrazioni del matrimonio del loro autore), i quali non possono che strappare un sorriso anche all’ascoltatore più imbronciato: la spensierata e irrefrenabile gioia di vivere di Mraz – quasi naif nella sua continua asserzione che l’amore sia l’unica forza a controllare davvero gli umani destini – rappresenta, dopotutto, un’evidente boccata d’aria fresca davanti al gretto cinismo a cui siamo ormai assuefatti nella vita quotidiana.
Tuttavia, è innegabile come le tracce più intense ed efficaci siano quelle in cui Jason riesce a distaccarsi almeno in parte dal classico cliché da cartolina romantica per tentare approcci più sottili, tingendo le liriche di maggiore introspezione e complessità emotiva: è il caso di Sleeping to Dream, che combina lo struggimento amoroso a una certa irrequietezza esistenziale, ma anche di Let’s See What the Night Can Do – il quale, al di là della tematica quanto mai tradizionale, offre però all’ascoltatore alcune immagini piuttosto evocative.
Forse meno godibili risultano brani vagamente dogmatici come Love is Still the Answer (il cui titolo riprende gli aneliti del John Lennon di Mind Games), o la zuccherina No Plans; eppure, il brio contagioso di pezzi più vivaci quali Unlonely e More Than Friends (quest’ultimo inciso in coppia con Meghan Trainor) non mancherà di garantire loro un posto nelle playlist di molti ventenni.
Così, sebbene, anche per gli standard odierni, il disco sia un po’ troppo breve (dieci canzoni, per un totale di circa trentasei minuti d’ascolto), si può dire che, da un certo punto di vista, ciò giochi a favore di Mraz, poiché le tendenze monotematiche del suo songwriting appaiono in realtà poco adatte a un minutaggio più lungo – come dimostrano brani dal sapore alquanto banale quali Making It Up o Better With You. Un peccato, perché un po’ di varietà in più non avrebbe guastato a Know, soprattutto considerando come – pur nella combinazione tra il più spensierato sound radiofonico e l’enfatico romanticismo di un giovane affetto da incurabile ottimismo post-matrimoniale – il CD offra comunque spunti interessanti e un’innegabile qualità musicale, evidente negli arrangiamenti molto curati e nell’interpretazione sempre impeccabile di Jason.
Chissà, forse, quando il trascorrere impietoso degli anni avrà infine avuto la meglio sulla sbornia romantica, e le esperienze di vita avranno fatto avvertire il loro peso, Mraz troverà il coraggio di tentare anche sentieri musicali più ardimentosi e meno battuti.