Tornando con la mente agli anni 90, è un vero peccato constatare come quella sorta di snobismo tipico del popolo di appassionati della musica pop-rock di matrice «impegnata» abbia portato molti alla decisione, più o meno consapevole, di ignorare il successo planetario che, tra il 1985 e il ’97, accolse ogni sforzo della rock band australiana degli INXS.
Eppure, il sestetto di Sidney, capitanato dal tormentato e carismatico Michael Hutchence e responsabile di hits da classifica quali New Sensation, Disappear e Need You Tonight, ha costituito un caso piuttosto atipico nella scena musicale di allora: seppur alfieri del più puro e viscerale «stadium rock» del decennio, gli INXS erano infatti capaci di grande finezza e delicatezza compositiva – e, soprattutto, di magistrali performance dal vivo, in cui l’energia a dir poco travolgente tipica del loro sound si ammantava della prorompente e consapevole sensualità emanata da uno straordinario front-man.
Il tutto riuscendo comunque a trasmettere tutta la delicatezza e introspezione permesse da una voce duttile come quella di Michael – responsabile, grazie a un’intensità pervasa da raffinate sfumature interpretative, anche del successo di tante struggenti ballate intimiste.
Così, con l’improvvisa scomparsa dell’appena 37enne Hutchence (avvenuta nel 1997 in circostanze ancora misteriose, che sembrano puntare alle gravi responsabilità di molte, troppe persone coinvolte), il successivo e inevitabile declino della formazione ha lasciato una sorta di vuoto nella scena rock internazionale – un vuoto, oggigiorno, forse più simile a una vera e propria voragine: in tempi in cui è davvero difficile trovare una band «giovane» che non si appoggi ad ausili come l’autotune o addirittura il playback, la maestria live degli INXS appare infatti come quasi soprannaturale, soprattutto quando si considera come ogni loro esibizione dal vivo mostri una qualità e disinvoltura tali da poter apparire in tutto e per tutto come una registrazione in studio.
E ciò è particolarmente vero nel caso del concerto «per eccellenza» tenuto dalla formazione nel momento di massimo successo: il celeberrimo live at Wembley Stadium del luglio 1991, in cui un Michael nel pieno della forma e una band compatta ed efficientissima ammaliarono un pubblico di quasi settantaquattromila persone. Solo pochi mesi dopo, quell’incredibile serata veniva immortalata per il pubblico in un film dal titolo di LiveBabyLive, il quale ha oggi finalmente ricevuto il trattamento a cui ogni caposaldo del rock aspira, e cioè la più moderna rimasterizzazione digitale – operazione applicata, peraltro, anche all’album dal medesimo titolo, che, uscito in contemporanea al film, raccoglieva una miscellanea dell’intera tournée mondiale del 1991, forse il punto più alto nell’intera carriera degli INXS.
Ne è così nato un succoso cofanetto, in uscita nei negozi proprio in questi giorni, il quale unisce in una sola sede le già note testimonianze della serata, ovvero i due CD audio e il corrispondente DVD: il tutto, però, in una veste mai sperimentata prima, dal momento che il film dello show è stato convertito in formato widescreen dall’originale pellicola in 35 mm e rimasterizzato in qualità 4K (definibile come «ultra HD»).
Lo scorso autunno, il frutto di tale lavoro è infine stato proiettato – per un solo giorno, secondo una moda recentemente estesa ai documentari musicali – nei cinema di mezzo mondo, come preludio alla pubblicazione di una versione DVD caratterizzata da una definizione dell’immagine e del suono di gran lunga superiori all’originale. Risultato del meticoloso lavoro del produttore Giles Martin, incaricato del remissaggio audio in Dolby Atmos Surround, questa «rigenerazione sonora» viene estesa a entrambi i CD del cofanetto; e la trasformazione non fa che enfatizzare ulteriormente la maestria di performer degli INXS, a partire dall’invidiabile sicurezza e dal trasporto mostrati da Hutchence e colleghi dalla prima all’ultima traccia della scaletta.
Certo, ci sarebbe qualche piccola annotazione da fare anche su questa nuova riedizione: infatti, pur essendo pressoché perfetta dal punto di vista formale, essa non costituisce un’opera integrale (perché, dal momento che è stata infine inclusa Lately, traccia finora esclusa dalle versioni su CD di questo storico show, si deve ora fare a meno di Shining Star?). Ma si tratta comunque di appunti minori, soprattutto davanti alla professionalità e all’amore con cui il lavoro di restauro è stato svolto.
Di fatto, questo meraviglioso box set conferma l’impressione che un’opera come LiveBabyLive debba, oggi più che mai, essere considerata come required listening – ovvero, come una sorta di «bigino» dall’ascolto obbligato – per chiunque abbia l’ambizione di farsi strada nel mondo alla testa di una rock band professionale: e forse questo basterebbe a far sì che molte pretenziose giovani star di oggi si rendessero infine conto di quanta intensità sia necessaria per «dominare» davvero un palco.
Intensamente rock
A oltre vent’anni dalla morte di Michael Hutchence, la potenza live degli INXS rivive nella riedizione sotto forma di box set dello spettacolare LiveBabyLive
/ 22.06.2020
di Benedicta Froelich
di Benedicta Froelich