Ah, beata ignoranza, come ci manchi. Ora che la penna e la lingua feriscono più della spada e, a giusta causa, è importante pesare le parole, ci si rende conto che siamo culturalmente abituati a un linguaggio che è talvolta indelicato o addirittura offensivo nei confronti di altre e altri. Ormai siamo tutti consapevoli, almeno alle nostre latitudini, che essere politicamente corretti non è solo giusto, ma è necessario. Questo non riguarda solo il modo in cui ci esprimiamo, ma anche il nostro pensiero, le nostre credenze e il nostro approccio alle diversità. Il rispetto per gli altri passa anche dal linguaggio che usiamo, però ammettiamolo, si fa fatica, specialmente nel parlato a essere sempre politicamente corretti in una fase storica in cui tutto viene messo in dubbio e persino i dettagli delle favole sono sottoposti al vaglio anti-discriminatorio.
Oltre le «discriminazioni lessicali» relativamente nuove, l’italiano è intrinseco di trabocchetti: lo sa chi cade sul congiuntivo-condizionale e puntualmente viene corretto dal saccente di turno con tutti i drammi del caso. E non sia mai che anziché dire anziana signora, ora che si dice ragazza fino a 85 anni, ci scappi una vecchia.
Sono inciampi di una lingua che cerca di stare al passo con la cultura che cambia, ma c’è chi su questi scivoloni ci pattina da circa 20 anni. Checco Zalone (alias Luca Medici), vincitore del David di Donatello 2021 per la Migliore canzone originale, con il brano Immigrato del film Tolo-Tolo, ha superato inaspettatamente la canzone Io sì (Seen) premio Golden Globe di Laura Pausini.
Sarà la voglia di leggerezza, sarà che i brani dal tono demenziale di Checco Zalone ci fanno allo stesso tempo sorridere e riflettere, sarà che la musica di alto livello non è sempre alla nostra portata, ma il premio è più che meritato, perché Checco è in grado di camuffare l’acutezza delle sue canzoni dietro un’ironica ignoranza, speciale e senza intento offensivo con una musicalità pop che arriva a chiunque.
Anche la sua ultima perla La vacinada, con la comparsata nientemeno che di Helen Mirren, è ovviamente stata contestata perché pare oltraggiare le ragazze di cui sopra. Contestiamo tutto, ma capiamo quello che critichiamo? Checco Zalone è uno pseudonimo che si rifà all’espressione in dialetto barese «che cozzalone!», per capirci meglio, «che tamarro». Luca Medici, laureato in giurisprudenza, ci ha abituati a non prendere alla lettera i suoi brani, a riflettere sui suoi film, a ironizzare sui suoi spettacoli e a coglierne i diversi strati di lettura.
E così anche se rimane impressa la «veccia muchacha», il succo è che quando saremo tutti vaccinati o quasi, torneremo a scoprire l’amore, gli abbracci, i baci, ecc., senza badare all’età, al genere, all’etnia o all’orientamento religioso. Quindi, dove sta la discriminazione? Non c’è, poiché tutta la produzione artistica di questo comico, showman, attore, cabarettista, imitatore, cantautore, musicista, sceneggiatore e regista italiano (elenco di wikipedia per non tralasciare nessuna virtù), è incentrata sull’inclusività, su un caldo «volemose bene» e sulla beata ignoranza di un italiano medio che cerca di comprendere e migliorare.
Ecco, La Vacinada con il suo ritmo estivo-latino non è banale, è la leggerezza perduta in questo lungo periodo pandemico, un modo di schernire con garbo l’ottusità. Usciamo dal loop delle continue e talvolta superflue polemiche e facciamoci una risata!