Questi pensierini sugli oggetti amati e usati dalle donne ci accompagneranno per tutta l’estate. Non è, forse non solo, una rubrica di moda: cercheremo di studiare la storia di cappelli, velette, scarpe, borse, gioielli, insomma l’imprescindibile.
Conosciamo per primo il velo, che noi oggi attribuiamo solo a mezzo miliardo di donne musulmane. Dallo hijab (grande foulard che copre capelli, fronte, collo, orecchie) al burqa (dall’Afghanistan, tendaggio celeste che lascia solo una leggera rete davanti agli occhi, tutto il resto del corpo è nascosto): a seconda delle culture e delle aree geografiche, il velo islamico nasconde i capelli o il volto, o tutto, solo per le donne, naturalmente, donne punite con la morte se non lo indossano – e in maniera corretta – oppure donne che tornano volontariamente al velo, come gesto di orgoglio musulmano: così alcune nordafricane e le turche, così le ragazze islamiche migrate nel mondo cosiddetto occidentale o convertite.
Malala, per esempio, non potrà accettare la proposta di insegnare in Quebec, perché le chiedono di togliersi il velo in aula. Una legge già francese e svizzera, mentre in Italia la proibizione raggiunge solo gli ospedali lombardi, a titolo anti-terroristico, mentre non è reato indossare veli e burqa, soprattutto veli. Ma se osserviamo con curiosità, compassione, a volte scherno, queste giovinette avvolte in colorati foulard, ci stiamo proprio sbagliando.
Sì, il velo è stato ed è segno di repressione della donna (ricordate l’incontro tra Oriana Fallaci e l’ayatollah Komehini, quando lei si strappò dal capo il pur obbligatorio velo?), di una donna che deve vivere come se non esistesse, coperta.E dire che nel Corano si legge solo che alle mogli del Profeta e alle donne nobili ci si deve rivolgere quando sono protette da una tendina, una stoffa. Ebbene, questo velo, oggi anche segno di orgoglio di un’appartenenza, viene da lontano, da secoli prima dell’ègira. Quando Rebecca vide Isacco, lo guardò con amore, si accertò che fosse proprio lui, e immediatamente si velò (Gn 24,65). Nel mondo ebraico, anche oggi le nozze si svolgono sotto una tenda che copre gli sposi.
Le Madonne poi dalle prime icone alle visioni di Bernadette e dei tre bambini di Fatima, sono molto raramente non velate. Si tratta spesso di veli trasparenti, o trapunti d’oro, o celesti per indicare il blu della divinità che prende per sé il rosso dell’umanità (suo figlio infatti è spesso vestito al contrario).
Ma poi che dire delle suore velate, dell’obbligo per la donna cristiana di coprire il capo in chiesa, tolto solo nel Novecento.Cambiano i colori, il valore, il modo di indossarlo, ma sempre di velo si tratta. Quando la sorella di S. Ambrogio, Marcellina, prende i voti (IV secolo d.C.), si copre con un velo rosso fuoco, a indicare l’amore per l’unico Sposo divino e la disponibilità al martirio. Nei secoli le suore sono state velate di nero, bianco, azzurro… ora spesso non hanno il velo, anche per la varietà di ciò che le impegna, bambini, ospedali, missioni.
La differenza è solo nell’obbligo e purtroppo nelle punizioni (uno chador messo male può costare almeno sessantasei frustate, in Iran), ma il velo viene da molto lontano.