Il telefonino e i Dioscuri

Massimario Classico - Questione di educazione, fortuna e, in casi eccezionali, di un pizzico di eroismo
/ 21.06.2021
di Elio Marinoni

Memoria minuitur nisi eam exerceas
«La memoria si affievolisce, se non la si esercita»
(Cicerone, La vecchiaia, 7, 21)

Ordinem esse maxime, qui memoriae lumen adferret
«È soprattutto l’ordine, che illumina la memoria»
(Cicerone, L’oratore, II, 353)

Tra la serata di venerdì 1. luglio e il sabato 2 luglio 2016 un attentato terroristico di matrice islamista provocò la morte di più di venti ospiti (di cui nove italiani e sette giapponesi) del ristorante Holey Artisan Bakery di Dacca (Bangladesh). Tra gli scampati alla strage figurava il conte Gian Galeazzo (detto Gianni) Boschetti, imprenditore tessile modenese da oltre vent’anni stabilitosi in Bangladesh. Il Boschetti si salvò perché, raggiunto da una chiamata di lavoro sul telefono cellulare mentre si trovava a tavola con la moglie e con amici, per educazione – come egli stesso ebbe poi a spiegare – si era alzato e recato in giardino; stava per rientrare, chiamato dalla moglie, quando, avvistati due uomini armati, corse a rifugiarsi dietro un cespuglio. Da qui, il Boschetti telefonò all’Ambasciata d’Italia lanciando l’allarme e seguendo poi per parecchie ore le diverse fasi dell’attentato prima di mettersi in salvo all’esterno del complesso. Ora però era attanagliato – ebbe a dichiarare – dai sensi di colpa.

La vicenda si presta ad alcune riflessioni.

L’uso smodato del telefono cellulare, fino a fenomeni di vera e propria dipendenza (phone addiction), e i danni che ne possono conseguire sul piano personale e interpersonale (si pensi al film Perfetti sconosciuti, spassoso ma al tempo stesso inquietante) sono da qualche tempo oggetto di studio di esperti della comunicazione, sociologi e filosofi*. Da questo punto di vista il caso del Boschetti è edificante a rovescio, non tanto perché offre una testimonianza in più delle potenzialità positive di questo ritrovato tecnologico (un esempio per tutti, di sconvolgente e coinvolgente attualità: le videochiamate, agevolate da umanissimi infermieri, tra i parenti e i malati di Covid, isolati nelle loro stanze d’ospedale), ma perché nella fattispecie l’uso discreto del telefonino, imposto al conte dal bon ton, si è addirittura rivelato per lui salvifico.

Quanto alle modalità della «salvazione» (lo squillo del cellulare e il conseguente spostamento del Boschetti all’esterno della sala), esse presentano una singolare analogia con un episodio riferito da Cicerone (De oratore, II, 352-353): il poeta lirico greco Simonide di Ceo, ospite a cena alla corte del tiranno Scopas a Crannon in Tessaglia, fu da lui rimproverato per una digressione troppo lunga sui Dioscuri (Castore e Polluce) in un componimento poetico commissionatogli; poco dopo, fu avvisato che fuori della porta c’erano due giovani che lo cercavano; egli allora si alzò e uscì, ma non vide nessuno. Proprio in quell’istante, il soffitto della sala da pranzo crollò seppellendo sotto le macerie il tiranno e tutti i convitati. I due giovani che avevano attirato all’esterno il poeta erano i semidei Castore e Polluce. Ricordandosi la posizione che i commensali occupavano a tavola, il poeta operò il riconoscimento degli sfigurati cadaveri, dimostrando così l’importanza delle tecniche mnemoniche. L’aneddoto greco è ispirato al concetto tipicamente greco della hybris: il tiranno viene punito per la sua tracotanza; il poeta che aveva celebrato i Dioscuri si salva.

Sia Simonide che Boschetti sono «miracolosamente» salvati da una chiamata che li attira all’esterno: nel caso di Simonide la chiamata salvifica arriva, per il tramite di un servitore, da esseri soprannaturali, grati al poeta per la pietas da lui dimostrata; nel caso del Boschetti, essa giunge, per il tramite di un telefono cellulare, da parte di un ignaro dipendente e non avrebbe avuto un effetto salvifico se il conte, bene educato, non avesse ritenuto opportuno allontanarsi da tavola. Una volta scampati alla strage, i due cercano per vie diverse di rendersi utili: Simonide avvalendosi della mnemotecnica, da lui coltivata per la sua attività di poeta; Boschetti, servendosi di quello stesso supporto tecnologico che lo ha salvato.

Perché il Boschetti ha dichiarato alla stampa di essere oppresso dai sensi di colpa? Evidentemente, anche se non lo ha detto a chiare lettere, per essere rimasto per ore acquattato dietro il cespuglio, per non essere rientrato a tentare di trarre in salvo la moglie o quanto meno a condividere con lei la sorte fatale. Ma possiamo fargliene una colpa? Sappiamo tutti quanto sia forte, nell’uomo come negli altri esseri viventi, l’istinto di sopravvivenza e nessuno di noi può dire come avrebbe reagito nelle stesse circostanze. Certo, la storia e la cronaca ci presentano anche casi di personaggi che tale istinto sacrificano in nome di un affetto o di un ideale, e questi personaggi li chiamiamo eroi. Ma eroi si nasce, bene educati si diventa.

Nota
* Si vedano per es. Maurizio Ferraris, Dove sei? Ontologia del telefonino, Bompiani, Milano 2011; e il capitolo Sui telefonini in Umberto Eco, Pape Satàn Aleppe, La nave di Teseo, Milano 2016, pp. 111-124.