Dove e quando
Jean e Marguerite Arp al Ronco dei fiori, Locarno-Solduno, Fondazione Marguerite Arp, Orari: do 14.00-18.00. Fino al 31 ottobre 2021. fondazionearp.ch


Il sodalizio Marguerite-Jean

Alla Fondazione Marguerite Arp di Solduno una full immersion in un ambiente d’artista
/ 04.10.2021
di Ada Cattaneo

La casa atelier di Ronco dei Fiori a Solduno ospitò Jean Arp solo per sei anni: egli trascorse qui l’ultimo periodo della sua vita a partire dal 1960, insieme a sua moglie Marguerite Hagenbach. Si tratta tuttavia di un momento estremamente fecondo per l’artista di Strasburgo, esponente fra i maggiori delle avanguardie storiche del primo Novecento, la cui opera non perse alcun vigore neppure nella fase conclusiva della sua ricerca. Le strade di Marguerite, erede di una famiglia dell’alta borghesia basilese, e di Jean si erano già incrociate quando la sua prima compagna, Sophie Taeuber, era ancora in vita: i tre stringono una profonda e duratura amicizia. Sarà poi proprio Marguerite ad accompagnare Jean negli anni più difficili, dopo la scomparsa di Sophie, facendosi carico di tutte le questioni pratiche e operando sempre per creare un ambiente favorevole al suo lavoro creativo. 

A seguito della recente ristrutturazione della casa atelier, la Fondazione Arp ha scelto per la mostra di quest’anno di riflettere proprio sugli anni di permanenza dell’artista a Solduno. Emerge dai documenti presentati l’importanza in quest’epoca della figura di Marguerite che opera alla stregua di una vera e propria manager. Così la definisce Simona Martinoli, curatrice dell’esposizione. Tiene i rapporti con musei e gallerie, si occupa dei prestiti delle opere e pianifica addirittura l’organizzazione della casa in modo che Arp possa trovare qui un luogo propizio al suo fare artistico. Lo dimostra il suo studio dalle ampie vetrate, affacciato sul giardino, che è un continuo alternarsi di grigi e di verdi, di pietra e di vegetazione. Va ricordato che Marguerite Hagenbach aveva una consuetudine e una sensibilità per gli artisti testimoniata dalla sua attività collezionistica, intrapresa ben prima dell’incontro con Arp.

La mostra inizia proprio con un’opera – Constellation Ronco dei Fiori – che è un sincero omaggio a questo luogo, realizzato con l’inusuale tecnica dell’olio su carta, che risplende sulla superficie del dipinto. Arp lo realizza nel 1961, quando ha già sviluppato una sentita affezione per questo luogo: lo testimoniano le lettere inviate agli amici.

La struttura dell’esposizione si sviluppa poi attorno a tre nuclei, fra i quali emerge quello delle «Poupées» («bambole»). Alcune di queste sono collages realizzati a partire da sagome ritagliate nella carta – fogli dipinti, copertine di libri, cartoncini colorati,… – che Arp conservava in scatole bene ordinate e selezionava al bisogno come punto di partenza di altre opere. A Solduno ne sono state ritrovate oltre 250 pronte per essere utilizzate. Le «poupées» cartacee qui sono accostate ad altre, in alluminio oppure in bronzo. Ne è perfino presentata una rara versione in vetro di Murano: una silhouette nelle tonalità del viola e del rosa che, seppure esposta in un angolo riparato, cattura subito lo sguardo del visitatore. Si tratta di uno dei pochissimi esemplari realizzati da Arp in collaborazione con Egidio Costantini, fondatore della Fucina degli angeli, quella vetreria di Murano che collaborò con artisti quali Picasso, Chagall e Fontana, attirando l’interesse di Peggy Guggenheim, che avrebbe dedicato un’intera mostra proprio a questa manifattura.

Sono poi le foto documentarie a suscitare grande interesse, scelte fra ricordi di famiglia scattati qui al Ronco dei Fiori e immagini più ufficiali, come quella che testimonia il giorno del 1965 in cui fu conferita la cittadinanza onoraria di Locarno ai due coniugi per il lascito della loro collezione alla città. Raccontano di un uomo mite, attorniato da amici, accanto a una sempre sorridente Marguerite. 

Un altro legame fortissimo con il territorio è rappresentato dalle grandi sculture in marmo di Peccia, i cui blocchi venivano scelti in cava dall’artista stesso per poi essere scolpiti nell’atelier di Remo Rossi ai Saleggi di Locarno. Da segnalare è lo scatto di Henri Cartier-Bresson che ritrae Marguerite, ormai vedova, quasi sfuocata, appena dietro alla scultura Ruota foresta. Si tratta di una di quelle opere dove una porzione della superficie in granito è stato lasciato grezzo: una novità nella produzione di Arp connessa esclusivamente agli anni locarnesi. Così come la serie delle Figure di scacchi per giganti della foresta, anche in questo caso sviluppata nel corso degli anni Sessanta. (Il titolo, come molti fra quelli scelti da Arp, è parte integrante dell’opera; qui testimonia la componente giocosa, fiabesca del suo lavoro). Tutta la mostra concorre a rafforzare l’idea di un autore caratterizzato da una coerenza artistica inconsueta, che non rischia in nessun momento di scadere nella ripetizione, tanto meno sul finire dei suoi anni.