Il ricco catalogo di Zevon

Il coraggio di essere un outsider: il genio misconosciuto di Warren Zevon, rockstar unica quanto fuori dagli schemi
/ 24.12.2018
di Benedicta Froelich

In tempi in cui la scena rock internazionale era dominata da cantanti spesso rudi quanto appariscenti – propensi a dimenarsi sul palco in agghiaccianti tenute dalle spalline protrudenti e i pantaloni aderentissimi, e a brandire la loro chitarra elettrica come un’arma – il cantautore americano Warren Zevon costituiva un’anomalia evidente quanto intrigante: con la sua aria da intellettuale contestatario, la lunga chioma ribelle e gli occhiali professorali, negli anni ’80 il giovane californiano appariva in tutto e per tutto come un outsider fuori tempo massimo.

Eppure, dietro l’aria tranquilla e perfino posata, il vulcanico (e molto colto) Zevon nascondeva un animo sovversivo e un immaginario a dir poco sconvolgente; nonostante non sia mai divenuto un nome di respiro internazionale al pari del coetaneo Springsteen, Warren (il cui I.Q., vale la pena ricordarlo, era più alto di quello di Albert Einstein) sarebbe stato l’unico a infondere la propria musica di un particolare humor nero dalle sfumature irresistibilmente cinico-sarcastiche, toccando picchi di genialità assoluta con brani a cavallo tra un folk curiosamente ironico e il pop-rock più travolgente.

Un ibrido elettrizzante, di cui gli esempi forse più celebri sono pezzi come l’epico Roland the Headless Thompson Gunner, Werewolves of London (unica hit da classifica di Zevon) o la caustica Lawyers, Guns and Money – anche se il mondo si sarebbe reso conto solo molto tardi di tanto talento e inventiva: nello specifico, quando una diagnosi impietosa di cancro terminale spinse il 56enne Warren a incidere, prima di morire, il toccante (e finalmente apprezzato) album d’addio The Wind (2003).

Così è solo ora, dopo tanti anni di relativo silenzio, che il catalogo di Zevon viene gradualmente riscoperto dal giovane pubblico, grazie anche all’inclusione di alcune sue canzoni nelle colonne sonore di telefilm popolari; e da oggi, gli appassionati possono godere di una nuova gemma – la versione rimasterizzata di uno degli album forse più sottovalutati dell’artista, il caustico Bad Luck Streak in Dancing School, risalente al lontano 1980.

Un lavoro che, fin dal titolo, è pervaso da una dimensione narrativa di stampo palesemente surreale, rarefatta quanto complessa, all’interno della quale Warren riesce ad alternare ballate esistenzialiste struggenti e disperate (le intense Empty Handed Heart e Bed of Coals) a brani crudelmente ironici e perfino spietati come Jungle Work e l’ispirata title track, in un connubio che ha caratterizzato la sua intera carriera di storyteller eccezionalmente arguto e sensibile. Secondo l’inimitabile versatilità tipica di Zevon, quest’album combina così tracce profondamente diverse tra loro, per un’esperienza di ascolto a tratti perfino sconvolgente, e comunque sempre provocante e foriera d’inevitabili riflessioni.

Accanto a pezzi fortemente legati allo stile narrativo dell’amata tradizione folk (si veda Jeannie Needs a Shooter, in cui la ragazza che scappa con il pistolero della situazione è, in realtà, in combutta con il padre al fine di derubare di tutto l’ignaro innamorato), troviamo infatti esercizi di stile puramente ironici quali l’ammiccante A Certain Girl, e, soprattutto, il celeberrimo Gorilla, You’re a Desperado – in cui la chiave narrativa prettamente demenziale da sempre tanto cara a Warren diviene, ancora una volta, arguta metafora per la denuncia di uno stile di vita moderno sempre più alienante e impersonale.

Come ogni grande artista, Zevon si conferma così un precursore, in grado di dipingere con poche, magistrali pennellate, veri e propri affreschi impietosi di scenari anche troppo azzeccati: esempio sopraffino ne è il devastante realismo di Play It All Night Long, agghiacciante incursione nella vita quotidiana di una famiglia di agricoltori del profondo sud degli States, alle prese con incesti, impulsi suicidi e perfino un’epidemia di brucellosi (termine che non molti musicisti rock possono vantarsi di aver mai impiegato in una canzone).

In più, per i molti fan che, come la sottoscritta, in tanti anni di ascolto hanno letteralmente consumato la propria copia su CD di Bad Luck Streak in Dancing School, questa versione rimasterizzata costituisce un’esperienza sinceramente emozionante, in quanto il lavoro operato in fase di restauro e l’ottima qualità del suono restituiscono nuova vita all’intero album, rendendolo vibrante e nitido al punto da poter essere apprezzato appieno anche da un neofita.

E questo, è, forse, il punto nodale non solo per i curatori di quest’edizione, ma, in fondo, anche per tutti coloro che per decenni hanno seguito e amato un artista controcorrente e anticonvenzionale come Zevon: la speranza che operazioni come questa ristampa possano infine offrire al grande (e perlopiù ignaro) pubblico la possibilità di riscoprire un musicista unico, il cui talento è stato sottovalutato per tanto, troppo tempo – ma che merita di essere infine riconosciuto come uno dei più grandi cantautori americani di sempre.