Dove e quando
I disegni giovanili di Le Corbusier.  1902-1916. Mendrisio, Accademia di architettura. Orari: ma-me-gio-ve 14.00-18.00; sa-do 10.00-18.00; fino al 24 gennaio 2021. Per info: info.tam@usi.ch o tel. 058 6665867.

Le Corbusier, Notre-Dame de Paris, finestra superiore, 1908, datato "juin 08" (Coll. privata, Svizzera, Foto © Éric Gachet)


Il pittore Le Corbusier

Il singolare parallelismo con le opere di formazione di Edward Hopper
/ 26.10.2020
di Alberto Caruso

Chi, tra i visitatori della mostra I disegni giovanili di Le Corbusier 1902-1916 – inaugurata lo scorso 19 settembre al Teatro dell’Architettura di Mendrisio – ha avuto l’occasione nei mesi scorsi di visitare anche la mostra dedicata all’opera di Edward Hopper alla Fondazione Beyeler di Riehen, avrà forse notato una particolare assonanza tra l’atmosfera sospesa dei primi paesaggi dipinti da Hopper e le prove pittoriche giovanili di Le Corbusier.

Due storie personali diverse, quelle di Hopper e di Charles-Edouard Jeanneret-Gris (in seguito chiamato Le Corbusier), maturate in contesti diversi e lontani, ma coetanee e accomunate dai riferimenti culturali della loro formazione.

Il più significativo artista del cosiddetto «realismo» americano e l’architetto che ha caratterizzato più di ogni altro la modernità europea sono nati rispettivamente nel 1882 e nel 1887 e sono scomparsi nel 1967 e nel 1965.

Oggi spesso si parla di globalizzazione culturale come se si trattasse di un fenomeno del tutto nuovo, mentre la storia del mondo occidentale è stata attraversata dalla conoscenza di movimenti artistici che hanno valicato frontiere e oceani. Si pensi, per esempio, ai modelli dell’architettura palladiana diffusi dal Veneto all’Inghilterra e agli Stati Uniti, o all’architettura religiosa barocca, contaminata dalle culture locali in Africa e in America Latina. Un successo analogo lo ha avuto la cultura pittorica europea della fine del XIX secolo, in particolare l’impressionismo francese, e quella del primo Novecento.

Sia nel caso di Le Corbusier che di Hopper, parliamo di «formazione», cioè di opere artistiche prodotte nel periodo precedente l’espressione matura. A Mendrisio sono esposte circa ottanta piccole opere del pittore Le Corbusier (disegni, acquerelli, gouaches e olî), molte delle quali dipinte quando ancora l’autore non aveva scelto con certezza di dedicarsi all’architettura. I soggetti più interessanti sono i paesaggi, fortemente espressivi e ispirati alle opere degli impressionisti, in particolare di Pissarro, e dei pittori fauves come Derain. Nei primi dipinti, Le Corbusier non aveva ancora viaggiato in Italia e in Grecia e le atmosfere pittoriche sono più nordiche che mediterranee.

Nei quadri della formazione di Hopper, che ha più volte soggiornato a Parigi, i riferimenti dei paesaggi del Maine o di Cape Cod sono singolarmente molto simili a quelli di Le Corbusier. Nella sequenza temporale si coglie il lento avvicinamento di Hopper dalla prospettiva aperta e senza limiti dei paesaggi alla ricerca del limite spaziale. Hopper è un pittore «architettonico», nel senso della descrizione luminosa dello spazio concluso, nel quale la figura umana ha innanzitutto il ruolo di illustrare la scala, la misura dello spazio. Lo spazio è spesso osservato dall’esterno di una finestra, è delimitato dai muri di un locale e traguarda il contesto esterno attraverso una seconda finestra passante.

Nei paesaggi di Le Corbusier, a un certo punto della loro storia, irrompono come soggetti le colonne del Partenone. È qui che – come ha sottolineato Mario Botta durante la presentazione della mostra – si può forse cogliere l’inizio della speciale propensione dell’autore per l’architettura e la ricerca spaziale.

La frequentazione, dal 1902, del-l’École d’Art appliqué à l’Industrie di La Chaux-de-Fonds ha formato Le Corbusier lasciando un profondo segno nel suo pensiero. La presenza così dominante, nella sua città natale, dell’industria meccanica (soprattutto dedicata alla produzione degli orologi) ha conferito al suo atteggiamento verso la natura una sostanziale razionalità, che avrebbe distinto il suo pensiero e la sua attività progettuale. La natura, avrebbe scritto nel 1925, «…non rappresentatela come fanno i paesaggisti, che ne mostrano solo l’aspetto esteriore. Indagatene la causa, la forma, lo sviluppo vitale…».

L’attività pittorica di Le Corbusier è continuata per tutta la vita e, soprattutto dopo gli anni 30, è diventata matura e autonoma rispetto all’attività architettonica. La storia del pittore (e scultore) Le Corbusier deve essere ancora scritta e la ricerca di Danièle Pauly, curatrice della mostra, costituisce un primo contributo importante nell’ordinamento e nell’interpretazione del suo corpus complessivo.

Nell’opera di Le Corbusier è differente il ruolo dei dipinti e degli sketch. I dipinti, meno conosciuti degli schizzi, formano un patrimonio artistico imponente e del tutto indipendente dall’attività progettuale del maestro. Anche se, ovviamente, lo scambio di esperienze tra le due attività di ricerca formale erano costanti. Gli sketch sono, invece, uno strumento fortemente espressivo dell’attività progettuale, sono riflessioni funzionali al progetto, anche quando non sono connessi specificamente a un tema progettuale, come quelli dei carnet dei viaggi.

La mostra di Mendrisio, che espone la produzione grafica, in gran parte inedita, della formazione di Le Corbusier, illustra efficacemente l’autonomia della sua attività pittorica, restituendo la figura di un grande intellettuale il cui pensiero spazia tra più discipline, in un’attività di ricerca apertamente poliedrica.