Si può pensare quello che si vuole di Joaquín Sorolla tranne che non fosse un gran lavoratore. Pittore prolifico ha dedicato all’arte tutta la vita, freneticamente. Sino alla fine con la realizzazione del ciclo Visione della Spagna: una serie di pannelli di tre metri e mezzo di altezza per settanta metri di larghezza. Joaquín Sorolla y Bastida (Valencia 1863 – Madrid, 1923) è l’artista spagnolo di maggior spicco internazionale del suo periodo come Goya e Picasso. I genitori muoiono di colera quando aveva due anni e gli zii materni si occupano di lui e della sorella Concha. Lo mandano a una scuola serale di disegno mentre fa l’apprendista nella bottega di fabbro dello zio. Poi si iscrive alla Scuola di Belle Arti di Valencia. Incontra il fotografo Antonio Garcia Peris, padre del compagno di scuola Juan Antonio. Gli offre una soffitta come atelier e un lavoro nel suo studio fotografico. Sorolla si innamora della terza figlia di Antonio, Clotilde, che diventerà sua moglie e musa. Di una bellezza folgorante, Clotilde, parimenti ai suoi futuri figli, è spesso ritratta da Joaquín in tutto il suo splendore. La ritroviamo nel sensuale e levigato Nudo di donna del 1902, come la Venere allo specchio di Velázquez. Ed è proprio Velázquez che funge da ispirazione per il suo percorso artistico. Infatti copia volentieri i suoi dipinti presenti al Museo Nacional del Prado.
Le sue prime opere sono di carattere sociale come la tela del 1884 Il 2 maggio 1808, giorno nel quale le truppe spagnole comandate da Luís Daoiz e Pedro Velarde y Santillán, respingono le truppe francesi a Madrid dando vita alla Guerra di indipendenza. Entrambi muoiono in battaglia. Viaggia molto tra Parigi e Roma. La Spagna vive momenti difficili e sogna un rinnovamento. Come in Francia Honoré de Balzac ed Émile Zola, in Spagna Benito Pérez Galdóz scriveva romanzi realisti e sociali. Sorolla è suo amico e come lui sensibile a questi temi. Nel 1892 dipinge Un’altra margherita nel quale si vede una donna con il capo chino e in manette seduta su di una panca contornata da due soldati. La donna era accusata di aver ucciso i suoi figli. Due anni dopo è la volta di E dicono ancora che il pesce è caro nel quale due pescatori all’interno di una barca curano un ferito. Di grande intensità è il dipinto Triste eredità del 1889 che rappresenta dei bambini poliomielitici che stanno entrando in mare.
Sorolla ama molto i figli e la moglie. Quando è in viaggio le scrive quotidianamente come, ad esempio, nel 1907: «Tutto il mio amore ti appartiene, e sebbene i bambini siano i bambini, tu sei per me molto di più, molto di più per molte ragioni che non c’è bisogno di ricordare. Tu sei la mia carne, la mia vita e il mio spirito».
Ai primi del Novecento è un pittore conosciuto nelle principali capitali europee anche grazie ai numerosi premi ricevuti e inizia a dipingere con maggiore libertà grandi tele con personaggi in movimento. «Dipingo perché amo la pittura», diceva. Bambine e bambini al mare dai corpi levigati e lucidi che corrono felici o si bagnano in acqua. Splendido Correndo sulla spiaggia del 1908, pieno di vita e di esuberanza. I colori sono più chiari e luminosi, un inno alla gioia di vivere. Le sue mostre hanno un successo incredibile. Nel 1908 espone alle Grafton Galleries di Londra con 278 opere presentate in catalogo da Leonard Williams che lo definisce «il più grande artista vivente del mondo». Nel 1909 all’Hispanic Society of America di New York presenta 356 opere, in due mesi i visitatori sono centosessantanovemila, vende 195 opere e guadagna 181’760 dollari.
Nel 1910 gli viene proposto di decorare la biblioteca dell’Hispanic Society of America: una serie di pannelli intitolata Visione della Spagna. Il compenso sarà di 150’000 dollari e l’artista vi lavorerà dal 1912 al 1919. Un’impresa gigantesca che realizza dopo aver girato in lungo e in largo le varie regioni della Spagna.
Durante questi viaggi vede molti giardini e gli viene voglia di crearne uno nella sua nuova casa madrilena terminata nel 1911. Molti di questi vengono ideati dall’ingegnere idraulico forestale Jean Claude Nicolas Forestier che Sorolla ospita lo stesso anno. Nella nuova casa (che ora è anche un museo) si entra proprio dal giardino che l’artista ha suddiviso in tre parti. Nella prima troneggia la fontana ispirata all’Alcázar di Siviglia con attorno siepi di bosso, edera, ligustri del Giappone, una palma della Cina, un prugnolo e un mirto. Nella seconda c’è una fontana ispirata all’Alhambra; nella terza una magnolia, una robinia, un nespolo e, davanti al bovindo, un amolo e un ligustro.
La casa, costruita dall’architetto Enrique Maria de Repullés y Vargas, dà subito un senso di eleganza, bellezza e intimità. L’entrata, in marmo, è sormontata da una scritta su modello romano che recita SALVE. Poi mobili, statue e tanti quadri, uno più bello dell’altro. Nello studio troviamo i pennelli, la tavolozza e un imponente cavalletto su ruote oltre ai calchi delle Nike di Samotracia o della Venere callipigia e il modellino di una barca a vela. Tutto è pulito, lindo, ordinato e i dipinti ai lati guardano il regale mappamondo sul tavolo. Un microcosmo personale che riflette la figura del suo creatore.
Joaquín Sorolla, Jardin de la Maison Sorolla, dipinto a olio, 1920. (Keystone)