Dal 23 al 27 ottobre torna PiazzaParola, Festival di letteratura e società promosso dalla Società Dante Alighieri della Svizzera italiana in collaborazione con LAC Lugano Arte e Cultura. Giunto alla sua nona edizione, il Festival quest’anno ha come protagonista un classico d’eccezione Frankenstein ovvero il Moderno Promoteo, scritto nel 1816 da una giovanissima Mary Shelley e pubblicato per la prima volta nel 1818. 201 anni dopo questa figura originale, straordinariamente attuale e assurta a icona della modernità torna a far parlare di sé. Non nella Villa Diodati sul Lago Lemano a Ginevra, dove prese forma due secoli fa, ma sul lago di Lugano nella hall del LAC.
Saranno cinque giorni ricchi di incontri in cui Frankenstein come una Wunderkammer offrirà straordinari spunti di riflessione sull’oggi. A partire dalla biografia dell’autrice, figlia di Mary Wollstonecraft pioniera dei diritti femminili e fondatrice del femminismo liberale, dalla riscoperta del romanzo gotico e del ruolo delle scrittrici nello sviluppo di questo genere letterario, di cui Mary Shelley fu antesignana. Si parlerà di bellezza e dei suoi opposti, l’orrido e il difforme, di robotica e intelligenza artificiale visto che la creatura di Mary Shelley è il primo robot della storia per fortuna con molte qualità umane e ci si interrogherà sul mostruoso insito nell’umano.
A proposito di mostruoso «chi è Frankenstein? Lo scienziato o il mostro?» chiede Nadia Fusini nella sua prefazione al romanzo uscito per Neri Pozza perché «tanto profondo e confusivo è il legame tra il creatore e la sua creatura, che quel nome finisce per nominare indifferentemente l’uno e l’altro». Lo scoprirà chi seguirà il festival, che vedrà la partecipazione di esponenti di spicco del mondo letterario, culturale e scientifico.
Tra questi il giornalista e già direttore del quotidiano italiano «la Repubblica» Ezio Mauro presenterà il suo nuovo libro, la cui data di uscita per Feltrinelli è prevista il 24 ottobre, e di cui in anteprima vi diamo un assaggio. In piena sintonia con lo spirito del Festival, Anime prigioniere. Cronache dal Muro di Berlino omaggia un grande classico della letteratura, Il Maestro e Margherita di Bulgakov: «Tutto può ancora accadere perché nulla può durare in eterno».
Per fortuna il Muro di Berlino non è durato in eterno ma ventotto anni sono un tempo molto lungo, un tempo che non si cancella, anzi, lascia un segno profondo non solo sulla terra che ne porta ancora le cicatrici ma anche nelle teste e nelle anime delle persone. Partendo dal 1989, quello che lui chiama l’anno incredibile, miracoloso, l’anno in cui cambiò il mondo, Ezio Mauro con la dovizia e la chiarezza giornalistica che gli sono proprie, lo sguardo intenso di chi ha visto da vicino la DDR seguendone le vicende politiche della sua nomenclatura, con la cognizione di chi ha incontrato e ascoltato le storie dei testimoni dell’epoca, ripercorre i fatti storici e l’avventura del comunismo che si fa Stato e dittatura, ritagliata sui ventotto anni di dominio del Muro.
Un mostro, come lo soprannomina l’autore riportandoci dritti a Frankenstein, che viveva in mezzo alla città, attraversava l’Europa e separava il mondo «correndo per 156,4 chilometri, innalzandosi per 3 metri e 60 centimetri, affondando nel terreno per altri 2 metri e 10, con il corpo composto da 45’000 sezioni di cemento». Il muro vigilava «con 302 torri di sorveglianza», si avvolgeva «in 127 chilometri di filo spinato», si proteggeva «con 105 chilometri di fossato» e si circondava «con la “striscia della morte” coperta di sabbia rastrellata ogni mattina» perché nessun passaggio potesse sfuggire.
Non c’è però soltanto il Muro nel racconto di Ezio Mauro, c’è la vita attorno con tutti i sogni, gli amori, le vite e le libertà infrante. C’è la musica anche, quella di David Bowie che dalla finestra degli Hansa Studios a Berlino Ovest vide due ragazzi baciarsi sotto il muro e scrisse Heroes «possiamo essere eroi, solo per un giorno». Eroi, vittime e carnefici, attivisti, scrittori e intellettuali, parroci luterani, tutti hanno un ruolo nell’affrescare il mosaico storico, umano e politico che il saggio ci consegna. E nel quale si evidenzia come all’indomani della notte del 13 agosto 1961 in cui venne tirato il filo spinato «1’071’775 abitanti della zona Est si scoprirono di colpo prigionieri», prigionieri di un disegno mostruoso che aveva preso forma nella mente di Walter Ulbricht, l’uomo che costruì la DDR agli ordini del Cremlino e aveva «la precisione maniacale dei dettagli del padre sarto, la praticità artigianale dell’operaio ebanista che era stato da ragazzo».
Il 9 novembre cade l’anniversario dei 30 anni dalla caduta del Muro, un mostro fisico che è stato il prodotto di menti e azioni umane, espressione al contempo di tutta la forza fisica e dell’impotenza del potere, e del mostruoso che è insito in noi. Se ne parlerà a PiazzaParola con Ezio Mauro ricordando ancora una volta quanto sia immensa la forza della letteratura nel fornirci secoli dopo chiavi di lettura audaci ed efficaci per interpretare e comprendere il presente ma, soprattutto, per non dimenticare chi siamo, da dove veniamo oggi che di muri e della loro costruzione si è tornati a parlare.