Il mitico regno della Regina di Saba

In assenza di prove inconfutabili è a volte difficile accertare l’esistenza effettiva di alcuni grandi personaggi storici appartenenti all’immaginario collettivo
/ 21.08.2017
di Marco Horat

Il sud della Penisola araba era un tempo denominato Arabia felix, terra fertile e felice, dove era bello vivere. Il paese della mitica Regina di Saba.

La storia viene tramandata sia dalla Bibbia sia dal Corano: Salomone riceve a Gerusalemme la visita della regina venuta dal lontano sud alla testa di una carovana di dromedari carichi di preziosi doni: profumi, oro, pietre preziose quale omaggio per mettere alla prova la saggezza del re attraverso degli enigmi. Di qui probabilmente la nomea di paese potente, ricco e felice affibbiato allo Yemen. Oggi invece, ironia della sorte, lo conosciamo quale paese povero, diviso, teatro di avvenimenti drammatici che certo non ne fanno una terra felice, seppure la sua straordinaria capitale Sanaa sia protetta quale Patrimonio dell’Umanità.

Insomma: realtà storica o invenzione di autori greci e romani che si intrecciano?

L’archeologia deve spesso affrontare quesiti simili che trovano risposte da una parte nel lavoro scientifico di scavo e analisi dei reperti e dei documenti, dall’altra nell’interpretazione fantasiosa di alcuni dati sui quali è sempre possibile costruire castelli in aria, pur con esiti talvolta accattivanti.

Se parliamo di fiction viene in mente un vecchio film oggi quasi introvabile, interpretato da un cappelluto Yul Brinner e da una giovane Gina Lollobrigida agli esordi della carriera, intitolato appunto Salomone e la regina di Saba.

Il fatto è che non esistono prove storiche inconfutabili che la regina di Saba sia veramente vissuta se non nei testi sacri, che potrebbero averla evocata solo in quanto tributaria della grandezza di Salomone; ma che potrebbero anche aver ripreso leggende tramandate oralmente e che circolavano nella regione come successo anche per episodi relativi al personaggio di Gilgamesh.

È per contro ben documentata la realtà archeologica e storica dello Yemen antico, terra fertile grazie a un sistema diffuso di irrigazione, al centro dei traffici tra Africa orientale, India e bacino mediterraneo, dove transitavano carovane che trasportavano oro, incenso, mirra, pietre preziose, tessuti pregiati e spezie su lunghe distanze, in un periodo compreso tra l’VIII secolo a.C. e il VI d.C.

Quindi un paese sicuramente ricco come appunto la tradizione ci ha tramandato.

Molti reperti archeologici sono stati recentemente esposti anche in una mostra all’Antikenmuseum di Basilea: sculture e preziose statuette, testine in alabastro dai tratti raffinati, stele votive con iscrizioni e rilievi con figure antropomorfe e zoomorfe (i dromedari non mancano mai), gioielli in oro, bracciali, collane e incensieri. Poco meno di un centinaio di oggetti provenienti dal British Museum, dal Louvre, dal Museo d’arte orientale di Roma, dal Kunsthistorisches Museum di Vienna e da altre prestigiose istituzioni, raccolti per la prima volta in Svizzera per l’occasione. Con l’intento di indurre il viaggiatore curioso a percorrere, almeno idealmente, l’antica via carovaniera dell’incenso che saliva dal sud, dallo Yemen e dall’attuale Sultanato di Oman e che univa buona parte del mondo allora conosciuto.