Due esposizioni di grande significato, seppur contenute, contribuiscono nel Sottoceneri, a Lugano e a Rancate, alla riuscita dell’ampio progetto per il Bicentenario della nascita di Antonio Ciseri (Ronco s/Ascona 1821 – Firenze 1891). Entrambe si protrarranno fino ai primi mesi dell’anno prossimo.
La Collezione della Città di Lugano del Museo d’arte della Svizzera italiana (Masi) espone nella sede di Palazzo Reali la ventina di opere dell’artista di sua proprietà, restaurata per l’occasione nel suo complesso. La mostra (aperta fino al 13 febbraio 2022) è curata da Cristina Sonderegger. Dopo le raccolte fiorentine, è l’insieme ciseriano tra i più interessanti conservati presso un ente pubblico in Ticino. Ci consente infatti di conoscere opere di alto livello, sia tra quelle della ritrattistica di committenza e familiare, sia tra quella a tema storico, accademica e non.È il caso del Ritratto della signora Anna Walter (1867), di Cesira Bianchini (1850) quando ancora era fidanzata con Antonio Ciseri (un deposito da una collezione privata), e dell’Autoritratto (1860 ca), in deposito al Museo della Madonna del Sasso. Ma anche de La partenza di Giano dalla Bella per il volontario esilio (1849) donato alla Città di Lugano da Francesco Ciseri, figlio dell’artista e che ammiriamo in permanenza a Villa Ciani, de L’Esule (1860-1870) e dello splendido ritratto dello Studio per il Date a Cesare quel che è di Cesare (1860-61) che non viene esposto da cinquant’anni.
Del fondo fanno parte anche disegni, due bozzetti (del 1872 per l’Ecce Homo, praticamente la versione definitiva del dipinto conservato a Firenze e del 1858-59 per Il martirio dei Maccabei, molto vicino all’esito finale) nonché studi preparatori che documentano il lungo e scrupoloso processo creativo del Maestro. La storia dell’acquisto delle opere da parte della Fondazione Caccia per il Museo di Belle Arti di Lugano avviene in tre tappe, l’Autoritratto nel 1926, il nucleo centrale nel 1931 e L’Esule nel 1980, e rivela le linee guida nel tempo, in particolare il ruolo proattivo in previsione del riallestimento a Villa Ciani che dal 1933 dedica ad Antonio Ciseri una sala.
Scendiamo a Rancate dove l’articolato progetto espositivo dell’anno su Ciseri si completa alla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst (aperta fino al 25 aprile 2022) con una piccola mostra-dossier con catalogo dedicati a Giacomo Martinetti (Firenze 1842-1910). Originario di Barbengo, tra gli allievi di maggior talento del Maestro, suo amico e fidato assistente personale, come pittore rimane quasi del tutto dimenticato fino ad oggi.
Un’attenta indagine della direttrice e curatrice Mariangela Agliati Ruggia ci regala oggi, al termine di un non facile lavoro di recupero, un inedito ritratto dell’artista e dell’uomo anche nei suoi rapporti con Ciseri. Figlio dell’emigrazione, si forma all’Accademia di Belle Arti di Firenze e ha come insegnante Antonio Ciseri, presso il cui studio approfondisce privatamente la sua preparazione.
Giacomo Martinetti, provenendo da una famiglia arricchitasi con attività diverse, anche in Algeria, dipinge per diletto, vanta parentele importanti come i Masello e i Dandolo e frequenta personalità di spicco tra i quali gli Alinari.
Ora sono documentate, grazie anche a questa ricerca ticinese, una ventina di sue opere. L’artista si dedica prevalentemente all’arte sacra, leggendo anche testi antichi, con uno sguardo domestico (l’approccio accademico è rivisto in chiave contemporanea), realizza alcuni dipinti storici e di genere (due opere sono a Palazzo Pitti a Firenze), nonché bei ritratti. Una ventina le opere, olii e disegni, presentate a Rancate, tra cui spiccano i pochi dipinti ma di una certa importanza presenti in Ticino: le due grandi tele provenienti dalla chiesa di Cernesio (Barbengo), fatta costruire da suo zio Carlo Martinetti, da lui finanziata al ritorno dall’Algeria, ora in restauro, con protagonisti San Carlo Borromeo (1871) e Santa Francesca Romana (1896).
Si ammirano anche l’Autoritratto giovanile (1860-65 ca) custodito dall’Archivio di Stato del Canton Ticino, il Giotto fanciullo (1865 ca) acquistato dalla Pinacoteca Züst per la mostra, oltre al Ritratto del conte Tullio Dandolo (1860-65) proveniente invece da una collezione privata.
Anche Giacomo Martinetti, analogamente a quanto avviene per Ciseri, realizza tele a carattere religioso a Gerusalemme e Emmaus per l’Ordine dei francescani in Terra Santa, oltre che a Firenze.