Sta riscuotendo un enorme successo al Luzerner Theater la nuova produzione del Macbeth verdiano con la direzione musicale di Hossein Pishkar e la regia di Wolfgang Nägele (la scenografia e i costumi sono di Valentin Köhler, le luci di David Hedinger-Wohnlich). Una produzione oltremodo interessante sia sul versante musicale e vocale sia visivo. Pishkar riesce agevolmente a evidenziare tutte le infinite sfumature psicologiche creando una tensione onnipresente che emerge tanto nella recitazione quanto nella musica, sottolineando il respiro differenziato della splendida partitura. Grazie, altresì, a una Luzerner Sinfonieorchester affiatata e coinvolgente che sempre asseconda il maestro, i rapporti dinamici, cromatici e i tempi sono sempre perfetti; notevole anche l’accompagnamento del coro, dei membri del Luzerner Sängerknaben e dei solisti.
Il baritono Hrólfur Sæmundsson, con quel suo potente strumento vocale duttile e rotondo è un Macbeth ora ossessionato, ora ossessivo e sempre molto convincente anche nei panni dell’uomo e del marito debole, succube dell’ambiziosissima e più autorevole moglie. E nel ruolo della Lady – in fondo la vera protagonista di questo capolavoro di Giuseppe Verdi – gli è addirittura superiore, vocalmente e scenicamente, lo strepitoso soprano Susanne Elmark: una Lady affascinante, passionale, eroticamente presente sin dalla sua entrata in scena; astuta e malefica, ma nel contempo ingenua e vulnerabile, tanto che finirà per essere vittima della sua sete di potere. Impeto, determinazione, ossessione (evidenziata da un continuo sfregamento delle mani) e accenti sussurrati si alternano in questa sua straordinaria interpretazione attoriale. La Elmark vanta una solidissima tecnica vocale nonché un fraseggio in forza del quale riesce a dar forma al suo personaggio in tutte le innumerevoli sfaccettature.
Non sfigura vicino ai due protagonisti Christian Tschelebiev, sempre perfettamente a suo agio nel ruolo non facile di Banco: un’intelligente e pacata interpretazione, la sua, in virtù di buone capacità espressive, sceniche e vocali. Una discreta prestazione anche quella di Diego Silva nei panni di Macduff e di Robert Maszl quale Malcolm.
Per quanto riguarda la regia, Wolfgang Nägele muove da diverse prospettive: psicologia profonda, inconscio, occulto e sovrannaturale, quest’ultimo rappresentato dalle streghe e da varie altre apparizioni ora comiche, ora semplicemente grottesche. Tuttavia, il merito maggiore del suo allestimento è quello di ridimensionare i pregiudizi accumulati in decenni e decenni di analisi letteraria e musicologica concernenti questi due personaggi. Il regista restituisce infatti, sia a Macbeth che a Lady Macbeth, maggior attendibilità e una certa umanità, facendoli apparire meno estremi, e non tanto come l’incarnazione del male assoluto, ma piuttosto come due persone succubi quanto si vuole di una sfrenata ambizione, ma come ce ne sono state e ce ne sono tante nella storia, in letteratura e nella realtà. Due personaggi dunque tragici perché soccombono alla realizzazione del loro stesso sogno, proprio quando sono sul punto di raggiungere ciò che più desiderano.
Applausi interminabili e calorosi all’indirizzo di tutti i partecipanti, in particolare di Susanne Elmark e di Hrólfur Sæmundsson, del Maestro Hossein Pishkar e della Luzerner Sinfonieorchester.
Questo Macbeth lucernese, insomma, è uno spettacolo da non perdere. Si replica fino al 15 di giugno.