Il lungo cammino dell’Università ticinese

Un saggio storico ripercorre le tappe che hanno segnato la nascita dei nostri istituti di studi superiori
/ 07.02.2022
di Alessandro Zanoli

Un ateneo universitario è un’istituzione di grande importanza per una regione: conferisce autorevolezza alla sua offerta educativa, fornisce una ricaduta di contenuti e di competenze di alto livello alla sua economia, si configura come incubatore di intelligenze di cui tutto il tessuto sociale può giovarsi. I 25 anni trascorsi dalla nascita dell’Università della Svizzera italiana corrispondono a un periodo di tempo relativamente breve ma certo sufficiente ad abituarci all’idea che il Ticino ne possieda una. Qualcuno suggerisce che occorra ancora compiere un salto di qualità, e che il nostro paese dovrebbe passare dall’immagine di un «cantone che possiede un’università» a quella di «cantone universitario», guadagnando, con una sfumatura di significato, un prestigio e un ruolo da protagonista culturale che forse non è ancora universalmente sentito dai suoi stessi abitanti. Ma la nostra università sta comunque lentamente diventando patrimonio di tutti ed è importante che ogni abitante del nostro cantone la consideri con fierezza e orgoglio

In tale contesto, giunge veramente benvenuto questo lavoro di Pietro Montorfani e Mauro Baranzini, perché, sottolineando la ricorrenza del venticinquesimo, ci permette di fare il punto della situazione, di guardare retrospettivamente alle difficoltà e all’acceso dibattito che ha circondato la nascita della nostra Alma mater, e, in questo modo, di renderci ancor più prezioso il suo apporto alla nostra vita civile e culturale. Certo il volume, di primo acchito, intimidisce un po’, per dimensioni fisiche e per «portata» della sua osservazione storica. Il discorso attorno alla nascita di un’università autonoma nel nostro cantone parte da molto lontano e non ha trovato mai (se non negli ultimi decenni del 900) una comunanza di intenti di forze politiche ed autorità tale da condurne in porto la realizzazione.

La stessa copertina del volume fissa in immagine schematica cinque passaggi storici che hanno caratterizzato il dibattito sull’argomento. E il testo, da parte sua, ci presenta il progetto di Karl Konrad Von Beroldingen, che a metà del 1500 caldeggiava la nascita di un istituto scolastico per la formazione dei gesuiti, quello di Accademia cantonale, proposto da Stefano Franscini nel 1844, per poi passare a riproporci i termini della discussione nata a inizio 900 intorno alla «Questione universitaria ticinese» sollevata dalla «Voce» di Prezzolini e lungamente discussa nel nostro cantone. In seguito ci illustra altre iniziative poco conosciute (perlomeno dall’estensore di questa nota) che, passo dopo passo, hanno condotto a un movimento di idee sempre più consistente. Il quale, dopo la sconfitta in votazione cantonale del progetto di Centro Universitario della Svizzera italiana nel 1986, ha poi portato, alla fine degli anni 90, alla nascita dell’Accademia di Architettura, dell’USI e della SUPSI, che sono andate a prendere forma per assumere la fisionomia con cui le conosciamo oggi.

La ricostruzione di un complesso quadro storico-politico-economico su un arco di tempo così ampio, avrebbe potuto risultare magari un po’ indigesta: occorre dire invece che la trattazione dell’argomento tanto articolato è scorrevole e agile. Lo sforzo di offrire al lettore un percorso di approfondimento coerente e lineare riesce perfettamente ai due estensori, e la lettura corre con interesse, aprendosi anche a numerose sorprese, permettendo di tirare le fila di fenomeni anche apparentemente slegati dalla discussione di merito (come ad esempio la nascita della Lega dei Ticinesi, oppure presentandoci il ruolo esercitato sul tema universitario ticinese da Flavio Cotti, quale Presidente della Confederazione nel 1992). Il libro, insomma, è un ottimo esempio di lavoro di ricerca che, nel suo rigore ineccepibile, non perde di vista l’importanza della capacità comunicativa. Citiamo volentieri, come esempio di questa attitudine, la presenza di alcuni schemi in cui vengono incasellate le posizioni di coloro che in vari momenti hanno preso parte al dibattito attorno all’università: divisi nei gruppi di «Favorevoli», «Possibilisti», «Titubanti», «Contrari» vediamo disporsi chiaramente le figure di intellettuali ticinesi di varie epoche, scoprendo magari anche come, di volta in volta, abbiano cambiato fronte.

Pur toccando un argomento settoriale molto specifico e apparentemente inerente al tema ristretto della storia dell’educazione, questo libro offre ai suoi lettori piuttosto un bello spaccato di storia ticinese di fine 900, meritevole di essere conosciuto e apprezzato da un largo pubblico, e non solo da quello degli addetti ai lavori. Leggendolo, molti potranno tornare a rispolverare i loro ricordi attorno a discussioni e dibattiti di grande vivacità, che la nascita dell’Usi ha poi reso inutili, relegandoli nel dimenticatoio. Oppure, e questo è ancora più interessante, venire a conoscere i retroscena delle complesse manovre politiche e istituzionali che, dall’elaborazione del progetto iniziale del 1994, hanno portato attraverso successivi adattamenti e discussioni, alla situazione che conosciamo oggi.

Insomma, e tornando all’argomento iniziale, per conoscere ed apprezzare il valore della nostra università, una ricostruzione storica di questa portata e con un taglio così sorprendentemente divulgativo, merita davvero l’interesse di tutti i ticinesi.