Il Diavolo, sempre e ancora

In The Devil All The Time tutta la pericolosità dei predicatori
/ 23.11.2020
di Alessandro Panelli

The Devil All The Time (Le strade del male) è un film del 2020 diretto da Antonio Campos, prodotto da Jake Gyllenhaal e distribuito dalla piattaforma streaming Netflix. Il film è ispirato all’omonimo romanzo di Roman Ray Pollock, il quale presta anche la voce come narratore dell’opera visiva. Il regista per la prima volta si trova a dirigere un cast stellare capitanato dall’interprete di Spider-Man del Marvel Cinematic Universe, Tom Holland. Al suo fianco figurano nomi del calibro di Robert Pattinson (Twilight Saga, Tenet, The Lighthouse, Maps to the Stars), Bill Skarsgård (It, Atomica Bionda, Deadpool 2) e Mia Wasikowska (Alice in Wonderland, Solo gli amanti sopravvivono).

Dopo aver diretto una serie di film indipendenti (Christine, Afterschool, Simon Killer) Antonio Campos esordisce davanti al grande pubblico con un film dai toni violenti e cupi, ambientato tra due anonime e remote cittadine dell’Ohio, rispettivamente del West Virginia.

L’opera si presenta con la voce del narratore che imposta immediatamente una diegesi dalla forte componente thriller, dove dannazioni, sacrifici, e riti «religiosi alternativi» sono all’ordine del giorno e narra le vicende di Arvin (Holland), un giovane lacerato dal passato e dall’estremismo religioso del padre che cerca di porre fine alle dannazioni che lo circondano. La sua strada verrà ostacolata da predicatori inferociti che tenteranno di bloccarlo colpendo i suoi cari.

Il film si svolge in un arco temporale che va dagli anni ’50 fino agli inizi degli anni ’70. Grazie alle ellissi temporali e ai vari flashback la struttura narrativa è molto solida e stimola lo spettatore a rimanere impegnato fino ai titoli di coda. Questo perché la storia si sviluppa a cavallo tra due generazioni. Il protagonista vero e proprio ci viene infatti presentato soltanto dopo un buon quarantacinque minuti dall’inizio, in quanto nell’introduzione è il padre Willard (Skarsgård), che conduce la vicenda, un predicatore ossessivo costretto a tradire la fiducia del figlio Arvin per salvare sua moglie malata terminale. Questa struttura è caratterizzata dai forti colpi di scena e lo spettatore si ritrova ad affrontare la morte di molti personaggi primari. Una morte fredda, effimera e devastante.

Se Bill Skarsgård e Robert Pattinson siamo abituati a vederli vestire ruoli dalla forte componente maniaca-ossessiva, la stessa cosa non si può dire per Tom Holland, che in un contesto per lui atipico ha dato prova della sua dinamicità professionale trovando il suo spazio all’interno di un mondo cupo, tetro, tremendo, dove Dio è presente solamente dopo la morte di una persona cara.

Nonostante l’ottima composizione scenica, con una fotografia grezza e desaturata, supportata da una musica che gioca molto spesso in contrapposizione con quello che accade sullo schermo, il film soffre di una mancata profondità dei personaggi, in quanto la sceneggiatura non consente loro di essere sufficientemente incisivi per elevarsi a un livello di interpretazione più macroscopica, così come alcuni escamotage appaiono troppo evidenti e interrompono la fluidità visiva.

Malgrado ciò The Devil All The Time è un’opera riuscita per il coraggio in termini di narrazione e per
il tremendo carattere nella messa in scena.

Per due ore e venti il narratore permette allo spettatore di osservare la trama da una finestra senza mai oltrepassarla, mantenendo una soglia evidente di superficialità, ma il risultato rimane a ogni modo esaltante.