«Il dialetto, per dire la nostra»

Open Air al Lagh: intervista a Lalo, frontman dei Vomitors, una delle band storiche ticinesi che salirà sul palco locarnese il prossimo 9 giugno, in apertura di spettacolo dei celebri Bad Religion
/ 04.06.2018
di Alessandro Zanoli

Il rock visto dal lato giocoso e scanzonato: nessuno dei membri dei Vomitors sembra posare a rockstar e anzi, l’understatement e l’autoironia sembrano il loro atteggiamento normale. Al di là del nome provocatorio, molto punk, sono un gruppo di amici che si divertono a suonare e che vogliono trasmettere al loro pubblico questo piacere. Quello che cercano (e riescono sempre a ottenere) è lo scambio goliardico, scherzoso e dissacrante, tra palco e platea. Ragazzacci con i piedi ben piantati nella realtà ticinese, con la voglia di usare la lingua popolare per rivitalizzarla, rimetterla in circolo con una nuova energia. I ragazzi... non sono più giovanotti, questo è certo. Il loro gruppo (pur passato attraverso diversi cambi di formazione) non è molto lontano dal trentesimo compleanno e questo è un traguardo non da poco. Eppure di smalto e di idee ce ne sono ancora molte.

E, senza voltarsi troppo indietro, davanti a loro si preparano ancora avventure musicali tutte da vivere. La prossima sarà la loro partecipazione all’«Open Air al Lagh», la rassegna musicale locarnese che quest’anno, l'8 e il 9 luglio, segnerà la sua terza edizione (www.openairallagh.ch). Nella città un po’ paludata e sussiegosa del Festival del Film e del salotto musicale di lusso di Moon&Stars, la festa musicale sulla riva del Verbano si pone ormai come appuntamento energetico, dedicato agli amanti delle emozioni forti. Quest’anno, poi, con la presenza dei Bad Religion, una delle band «metalliche» più amate, si segnerà un punto di svolta molto importante. Ce lo conferma Lalo, frontman dei Vomitors, che abbiamo incontrato parlare della sua esperienza musicale e del suo gruppo.

«Sapere di suonare prima dei Bad Religion è una specie di sogno» ci racconta. «È un gruppo mitico, che amavamo già quando abbiamo cominciato a suonare. Il fatto di salire sul palco nella stessa serata è quasi come un coronamento di carriera, è un premio di per sé». Lalo ci racconta che dei Bad Religion, oltre alla qualità della musica, apprezza molto i testi che gli sembrano tra i migliori mai scritti in ambito rock. «Sono un gruppo importante, che del resto non ha suonato soltanto punk ma rock intelligente, sofisticato, creando alcuni brani stupendi». Volendo vedere, gli stessi Vomitors sono un gruppo che ha sempre cercato nuovi modi di «fare canzone». E pensando alla loro carriera non ci si rende conto che suonano insieme da quasi trent’anni. Lalo conferma, sorpreso lui stesso «Sembra ieri che preparavamo il disco dei 20 anni, Vent’anni da Grock, cofanetto uscito nel 2011. Ora bisognerà pensare a qualcosa di speciale per il trentesimo che si avvicina».

La forza della band, e i numerosissimi appassionati lo sanno bene, è lo spirito di gruppo che anima questi amici. Per loro andare a suonare è sempre un’occasione di divertimento. Lalo ci confida: «Dopo tanti anni ho capito che non è tanto importante la perfezione nell’esecuzione quanto il fatto di divertirci davvero. Far passare il piacere di essere sul palco: è quello il valore che viene riconosciuto dal pubblico». E qui ci confida un segreto: «Il modo con cui vorremmo sempre intendere il nostro palco è ricreare l’atmosfera da grotto, mettere idealmente alle nostre spalle una scenografia di quel tipo. Lo abbiamo fatto di recente, al teatro Sociale, nella nostra uscita “unplugged”. Lo spirito giusto è far divertire le persone in un’atmosfera festosa e popolare».

Non è un mistero del resto che uno dei musicisti più apprezzati dai Vomitors sia Toto Cavadini. «Lui è uno di quelli più capaci di fare musica per divertire la gente. Lo apprezziamo molto e l’abbiamo coinvolto varie volte. Ci piacerebbe molto ad esempio registrare qualcuno dei suoi brani arrangiati a modo nostro». Del resto l’uso del dialetto li accomuna ed è uno dei modi migliori per far presa sul pubblico. «Ci piace cantare canzoni che prendono posizione su temi vicini a noi, oppure su personaggi locali o su mestieri antichi: ci piace dire la nostra sul mondo in cui viviamo. E la gente lo sa: il fatto che siamo fan dell’Ambrì ad esempio non ci crea nessun problema. Ci sono anche dei fan del Lugano che ci apprezzano». La musica sincera non ha proprio barriere...