In un famoso palazzo nel centro di Firenze, c’è un gioiello del Rinascimento che pochi conoscono: La Cappella dei Magi, affrescata più di cinquecento anni fa da Benozzo Gozzoli e ancora oggi di una sontuosa bellezza. Basta varcarne la soglia per avere l’impressione di essere in una rievocazione quasi cinematografica del Rinascimento Fiorentino tra decine di personaggi in movimento caratterizzati da un’accesa tavolozza di colori, immersi in una serie di minuziosi paesaggi naturali che si rincorrono e si susseguono da una parete all’altra della cappella. Invece gli affreschi del Viaggio dei Magi e del Giardino del Paradiso dipinti da Benozzo tra il 1459 e l’Epifania del 1463, nella cappella di Palazzo Medici Riccardi, sono soprattutto una preziosa fotografia della potente famiglia Medici e della società fiorentina dell’epoca.
Non è un caso che il loro Palazzo, costruito dai migliori architetti alla giusta distanza dal Duomo, tra la Chiesa di San Lorenzo e il Monastero di San Marco dove si estendeva l’influenza della famiglia, fosse il primo ad avere l’autorizzazione per una cappella privata destinata a diventare per volere di Cosimo, uno scrigno di bellezza per celebrare la devozione, ma anche l’opulenza della propria dinastia di ricchi banchieri inseriti nella politica della città. E ancora oggi ci colpisce l’eleganza e l’armonia della cappella dove ogni elemento è stato studiato per ottenere un effetto d’insieme spettacolare: dal soffitto a cassettoni intagliato, dorato, dipinto nei colori rosso e blu dell’arme dei Medici all’abbagliante mosaico di marmi del pavimento dove, tra complicati intarsi di serpentino verde e di granito grigio, alternati al marmo bianco, domina il raro porfido rosso emblema del potere imperiale nell’antica Roma e qui ulteriore elemento di sfarzo voluto da Cosimo, la cui passione per l’Impero romano era ben nota.
Ma è il talento di Benozzo Gozzoli, pittore stimato che aveva lavorato accanto al Beato Angelico, a rendere questa piccola cappella, nel cuore del Palazzo, un vero capolavoro. I Medici ogni anno per l’Epifania sfilavano da San Marco al Duomo rievocando in una folta e lussuosa processione il Viaggio dei Magi, ed ecco che Benozzo immagina quel lungo corteo che si dipana sulle pareti della cappella e converge, insieme alle visioni del Giardino del Paradiso con schiere di angeli, verso l’altare dove troneggia L’adorazione del Bambino Gesù di Filippo Lippi, dipinto di una tale dolcezza che anche i prati verdi dell’affresco intorno si riempiono di fiorellini colorati come toccati da un’improvvisa primavera. Ma il fulcro della narrazione per immagini è il viaggio dei Tre Re: Gaspare, Melchiorre, e Baldassarre e il lungo corteo che dal castello in alto tra boschi, campi, e giardini scende attraverso pascoli e colline sino ad arrivare all’altezza dei nostri occhi dove, nella piccola folla di uomini a cavallo riccamente vestiti si riconoscono i membri della famiglia Medici. C’è l’anziano Cosimo, i figli Piero e Giovanni, i bambini, Giuliano e Lorenzo, futuro Magnifico, ma vi sono anche personalità del tempo, e un folto gruppo di alleati, sodali e servitori. All’epoca era un’istantanea di volti noti, ma oggi noi riconosciamo solo quelli più citati nelle cronache del tempo e più effigiati dai pittori, tuttavia la cura con la quale Benozzo li rappresenta, sfarzosamente abbigliati con tessuti dai disegni raffinati a colori sgargianti, il corpetto adorno di perle, di piume e di gemme, montati su cavalcature dalle gualdrappe e dai finimenti decorati d’oro e d’argento e accompagnati da valletti in eleganti livree con gli stessi colori, ci fa capire non solo il loro status sociale, ma anche i loro legami con i Medici.
Il paesaggio, forse per la prima volta nella pittura occidentale, è lo scenario in cui tutto succede, punteggiato da alberi altissimi e stilizzati che siano cipressi, palme, agrumi, o conifere; popolato di uccelli e di animali, percorso da contadini, pastori, viandanti, mercanti, cavalieri e cacciatori accompagnati da ghepardi e falconieri. È un intero universo quello creato da Benozzo, pieno di storie, di particolari, di simboli, miniature e ritratti come quello di Carlo, immortalato accanto a Cosimo, figlio suo e di una schiava circassa; o come quello dello statuario arciere etiope, Bastiano, passato ai Medici dopo la morte del suo padrone, un cardinale portoghese nel 1459 in viaggio a Firenze. Oggi, la moderna illuminazione a LED permette al visitatore di abbracciare e apprezzare al primo sguardo i magnifici affreschi della Cappella dei Magi, ma non ne restituisce la maestria con cui Benozzo ne costruì le prospettive studiate, così come i colori, scelti per la loro brillantezza (dal lapislazzulo macinato al profluvio di lacche rosse, all’oro e all’argento), perché alla luce tremula delle candele i personaggi e i paesaggi si animassero e brillassero nel buio della Cappella, suscitando lo stupore e l’ammirazione degli ospiti dei Medici.