Una madre cantante folk e attivista politica che se ne è andata troppo presto, una nonna contestatrice, un padre pittore modernista, l’infanzia a Brooklyn in una comune hippy e poi la fascinazione ispiratrice per Graham Greene che troneggia sulla sua adolescenza e oltre, assieme a Edgar Allan Poe, a Philip Dick, Kurt Vonnegut e a una dozzina di altri scrittori, cantanti, fumettisti e registi come David Cronenberg che costituiscono parte del «magma» creativo di Jonathan Lethem, scrittore americano ormai famoso (Brooklyn senza madre; La fortezza della solitudine) che adesso nel nuovo libro dal titolo: L’Arresto edito da La Nave di Teseo, si diverte a immaginare una storia futuribile, una distopia «pastorale» che sa di fumetto e di cinema.
Tutto inizia con «l’arresto, il collasso, la frammentazione, la rilocalizzazione del mondo familiare avvenuta di colpo dopo tutti gli annunci possibili», ma che era diventata reale solo quando «tutti gli schermi avevano cominciato a morire. La televisione fu la prima con una forma di demenza senile per cui i canali si confondevano, i segnali si accavallavano e Playhouse ’90, Piccole grandi bugie, la Guerra in Vietnam tornarono in onda insieme a Casa Keaton finché non evaporarono». Poi fu la volta dei cellulari, dei condizionatori, dei computer, mentre gli aerei cadevano dal cielo e le auto, i treni e gli autobus si bloccavano come colpiti da una sincope, così che molte persone dovettero fermarsi e ricominciare a vivere lì dove si trovavano in quel momento, proprio come succede al protagonista della storia: Alexander Duplessis, sceneggiatore cinematografico un po’ in ribasso, casualmente in visita a sua sorella Maddy alla Spodosol, la fattoria biologica modello da lei fondata nel Maine.
Nessuno sa la causa di questa paralisi tecnologica planetaria, e lì, tra le varie fattorie vista mare che si riforniscono a vicenda di leccornie biologiche dove il tempo ha il ritmo delle stagioni, non ci si chiede più che ne è del resto del mondo e neppure se l’altra America esiste ancora visto che il «Cordone», una masnada di violenti stile Hells Angels in sella a delle «merdaciclette», moto a biocarburante, ha deciso di pattugliare e chiudere i confini della zona, per prevenire sedicenti «orribili assalti esterni»; loro d’altronde sono stati gli ultimi ad avere armi funzionanti e perciò vengono rabboniti con graditi doni come salsicce, sgombri affumicati, salsa di rose e ottima marijuana prodotta in loco.
Alexander «Sandy» Duplessis si è adattato a questo microcosmo senza riuscire a condividere gli entusiasmi naturalistici di sua sorella: detesta sempre tuffarsi nell’oceano invaso da «fronde verdi, meduse morte, e grumi appiccicosi non identificati dovuti al riscaldamento globale», così come gli riesce difficile ignorare «il brulicare di putridume e marcescenza persino nel cibo sulla punta della sua forchetta», ma ha trovato un suo ruolo come aiuto di Augustus ex-direttore di banca divenuto macellaio, con il quale fa fuori le anatre che vengono trasformate in salsicce, e si occupa delle consegne a domicilio e per questo è conosciuto da tutti come Garzone.
Ma ecco che in questo «villaggio» ordinato e operoso arriva con l’accecante bagliore di un lampo la Saetta Azzurra, una mostruosa combinazione tra un escavatore-talpa e un razzo anfibio: è a propulsione atomica, tutta congegni e cromature e alla guida c’è Peter Todbaum, ex compagno di Yale di Sandy, nonché famoso produttore cinematografico hollywoodiano, che lo ha spremuto e tartassato per anni. Ma cosa vuole adesso da Sandy tanto da lasciare Malibu e affrontare un viaggio di un anno e mille pericoli sulla supermacchina, l’unico congegno funzionante al mondo, solo per trovarlo? E perché cerca Maddy che invece lo rifugge con odio dopo un incontro troppo ravvicinato con lui molti anni prima? E cosa c’entra la serie di fantascienza tivù Un Altro Mondo Ancora che Sandy, Peter e Maddy idearono e che sembra anticipare l’arresto?
Il romanzo procede spedito tra ironie e facezie, invenzioni, misteri, film famosi, metafore e frecciatine che tirano in ballo la politica americana e Hollywood e i suoi miti, con Todbaum che con la sua inarrestabile parlantina affascina agricoltori, merdaciclisti e adolescenti, irresistibile dispensatore di avventure terrificanti; di visioni apocalittiche del mondo esterno e di caffè espresso, delizia ormai perduta divenuta una delle decantate specialità della Saetta Azzurra che con i suoi terribili segreti ogni giorno che passa suscita le voglie di chi adesso pensa alla fuga per ritrovare i propri cari; o vedere il mondo esterno; o ancora ambisce servirsene per prendere il Potere.
È come se il cinema avesse fatto irruzione nel meraviglioso giardino dell’Eden popolandolo di visioni, portando a galla insoddisfazioni e desideri nascosti. E Jonathan Lethem che conosce bene Hollywood per aver tentato a suo tempo la strada dello sceneggiatore cinematografico, trasforma Peter Todbaum nel serpente tentatore, ammantato di effluvi di caffè, affabulatore, megalomane forse in cerca del copione vincente del Post-Arresto. Un libro che è un divertissement, L’Arresto ci spinge a uscire dalla malinconia dei tempi attuali e a ritrovare la voglia di giocare con la realtà, le idee e le immagini come forse fa il protagonista, Alexander Duplessis (guarda caso porta il nome di Dumas figlio e il cognome della Signora delle Camelie) che magari è sempre rimasto nella sua stanzetta a Los Angeles intento a riscrivere l’ennesimo episodio di Un Altro Mondo Ancora.