I fantasmi letterari di New Orleans

Da Truman Capote a Ernest Hemingway da Tennessee Williams a William Faulkner, la città sulle rive del Mississippi è stata la musa ispiratrice di molti scrittori
/ 23.05.2022
di Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni, testo e foto

La porta cigola piano. Per un attimo il baccano festoso di St. Peter Street si intrufola nella bottega silenziosa. Joanne Sealy, capelli biondo cenere, alza gli occhi dal libro che sta leggendo per un fugace benvenuto. È lei il volto della libreria più famosa di New Orleans. In città la conoscono tutti, lavora in questo minuscolo negozio da oltre trent’anni. Un luogo speciale, nascosto nel Pirate’s Alley, il «vicolo del pirata» nel Quartiere Francese. Un piccolo gioiello, che al nutrito assortimento di narrativa e poesia, affianca una selezione di edizioni rare. Qui si comprano libri e si ricevono in dono memorie. Il negozio ha aperto i battenti negli anni Novanta grazie all’avvocato Joseph DeSalvo, appassionato bibliofilo. «Il proprietario ha voluto trasformare quella che fu la casa dello scrittore William Faulkner in un posto speciale per chiunque ami i libri e la letteratura», dice Joanne. Mentre indugiamo tra gli scaffali, la libraia ci invita a guardare a terra, al pavimento scuro di pietra. «È ancora quello che calpestava Faulkner; lo abbiamo conservato così com’era, per preservare l’atmosfera». Tra queste mura prese forma La paga del soldato (1926), l’opera prima di un autore che sarebbe poi diventato uno dei più importanti romanzieri americani del XX secolo, premiato con il Nobel nel 1949 e con il Pulitzer nel 1955 e nel 1963. Arrivò a New Orleans nel 1924, saldando il sodalizio con il suo mentore, il narratore Sherwood Anderson, considerato uno dei padri della letteratura statunitense. Faulkner fu tra le voci che meglio raccontarono il Sud, partendo dall’ispirazione di luoghi come il Mississippi, dove era nato, e New Orleans in Louisiana, dove aveva vissuto.

«Faulkner e Anderson non sono stati gli unici scrittori a innamorarsi di questa bellissima città. New Orleans ha accolto e ispirato decine di letterati», spiega Joanne. C’è chi ha scelto di chiamarla casa per sempre, chi si è lasciato stregare per breve tempo. Non c’è angolo che non sia stato toccato dalla penna di un grande scrittore: da Anne Rice (scomparsa lo scorso anno), regina del gotico e autrice di Intervista col Vampiro, che qui nacque, al drammaturgo Tennessee Williams, che vi trascorse quarant’anni, al poeta Walt Whitman che fu per breve tempo redattore di un quotidiano locale, solo per citarne alcuni.

D’altronde questa è da sempre l’enclave americana dell’arte e della creatività. Lo si percepisce ancora oggi, passeggiando lungo i fascinosi viali del Quartiere Francese, incorniciati dalle caratteristiche case con i balconi in ferro battuto; perdendosi tra le mille bancarelle dei pittori di Jackson Square che incorniciano il piazzale della cattedrale di Saint Louis; lasciandosi abbracciare dal ritmo del jazz che effluisce dai bar di Bourbon Street, dai club di Frenchmen Street o da quello degli artisti di strada, capaci di andare avanti per ore anche quando piove.

La più europea delle città americane è un luogo unico al mondo, un ordito di arte, musica, gastronomia e letteratura. Fondata nel 1718 come colonia francese intitolata al Duca di Orleans, è la città della festa per antonomasia. Dal Carnevale al Mardi Gras, al New Orleans Jazz and Heritage Festival, passando per decine di altre celebrazioni inclusa la Voodoo Experience, dedicata agli antichi riti vudù creoli.

«A New York, gli eccentrici, quelli autentici, sono ignorati. A Los Angeles vengono arrestati. Solo a New Orleans è permesso loro di sviluppare le eccentricità fino a farle diventare arte», sentenziava Tennessee Williams. Il drammaturgo arrivò in città nel 1938 per immergersi completamente nella scrittura, finanziato da un gettone della Works Progress Administration. Visse in diverse abitazioni di Vieux Carré, come si chiamava il Quartiere Francese, che ispirò la sua opera più amata. Al 632 di Saint Peter Street, infatti, scrisse la prima stesura del capolavoro Un tram chiamato desiderio, ambientato proprio in città. Ancora oggi gli «streetcar», i celebri tram colorati, attraversano New Orleans in lungo e in largo, regalando ai visitatori un’esperienza magica, quasi fosse un salto a ritroso nel tempo. «A New Orleans – ammetteva l’intellettuale che era nato in Mississippi – ho trovato il tipo di libertà di cui avevo sempre avuto bisogno… mi ha dato un soggetto, un tema, che non ho mai smesso di sfruttare».

Effettivamente Williams visse intensamente la città, abbracciandone ogni aspetto. Inclusa la policroma scena gastronomica che scaturisce dalla effervescente commistione di culture: afro-americana, francese, spagnola. È questo intreccio che dà vita al sapore meticcio e speziato dei piatti creoli e cajun, preparati nei numerosi ristoranti. Come quelli che ancora oggi serve Galatoire’s, uno dei locali preferiti da Tennessee Williams (al 209 di Bourbon Street), che vi cenava spesso in solitudine, accomodato in un tavolinetto accanto alle vetrate, diventato oggi uno dei più richiesti dai clienti. Il ristorante offre da un secolo un menù franco-creolo che include le pietanze amate dall’autore teatrale, ovvero la Trout Almondine e la Shrimp Remoulade. Proprio in Un tram chiamato desiderio, Stella porta Blanche a cena da Galatoire’s. Saporiti trota e gamberi sono ancora disponibili a chi voglia regalarsi una «full immersion» nelle atmosfere di Williams.

I ristoranti, d’altronde, hanno avuto un ruolo primario sulla scena letteraria di New Orleans. Da Antoine’s (al 713 di Saint Louis Street), ad esempio, è stato ambientato il giallo di Frances Parkinson Keyes Pranzo da Antonio. Sono famosissime ancora oggi le Ostriche Rockefeller (coperte con una salsa verde di burro, prezzemolo, erbe e spinaci, poi grigliate col pangrattato) che qui furono inventate.

Una passeggiata letteraria di New Orleans, però, non può non concedersi una lunga sosta nel luogo che meglio di tutti racconta la storia dotta, ovvero l’hotel Monteleone. L’edificio sorge al 214 della seducente Royal Street, il boulevard che custodisce le più belle botteghe d’arte del Quartiere Francese. Aperto nel 1886 da un calzolaio di origine siciliana di nome Antonio Monteleone, questo albergo fa da sfondo a circa 173 racconti e romanzi ed è la sede del Tennessee Williams Literary Festival che si celebra in primavera. Hanno soggiornato qui William Faulkner, Tennessee Williams, Sherwood Anderson, Ernest Hemingway, Eudora Welty. Truman Capote (ritratto nella foto con in braccio un gatto) raccontava addirittura di esservi nato. In realtà la madre, colta dalle doglie di parto, fu prontamente trasportata in un vicino ospedale. La versione dell’autore di Colazione da Tiffany, però, ha retto per anni, contribuendo ad arricchire il fascino di questo hotel.

Soprattutto del suo Carousel Bar, adorato dagli artisti del passato e ancora oggi, attrazione amatissima. Il bar è davvero un carosello che lentamente gira, con 25 seggiolini ognuno diverso dall’altro, dipinti da artisti locali. L’esperienza, di fatto unica, è stata fermata in decine di pagine di letteratura come il racconto The Purple Hat di Eudora Welty, il dramma La rosa tatuata di Tennessee Williams, la short story La notte prima della battaglia di Ernest Hemingway.

Una volta assicurato il proprio posto sul carosello, si potrà ordinare un fortissimo Sazerac, il primo cocktail americano mai composto e drink ufficiale di New Orleans, che dal 1838 combina whiskey o cognac, assenzio, zucchero e Peychaud’s Bitters. I fortunati che, oltre a bere, resteranno anche a dormire in hotel «scelgono spesso di soggiornare in una delle suite letterarie, dedicate a Faulkner, Capote, Williams, Hemingway e Welty», spiega Lisa Thompson, responsabile della comunicazione. Le più belle, affacciate sul Mississippi, oggi accolgono i nuovi artisti, le celebrità e chiunque possa permettersi il prezzo di una Penthouse.

Eppure per godersi la New Orleans letteraria, non occorre un grande budget. Bastano passione e un paio di scarpe comode. Il resto lo farà la bellezza di questi luoghi, imprescindibili per chiunque ami gli Stati Uniti. D’altra parte come disse una volta Tennessee Williams: «L’America ha solo tre città: New York, San Francisco e New Orleans. Tutto il resto è Cleveland».