Dove e quando
Am Königsweg di Elfriede Jelinek, Zurigo, Schauspielhaus. Fino al 26 aprile 2018. www.schauspielhaus.ch


I due re di Elfriede Jelinek

La Premio Nobel austriaca per la letteratura ha portato in scena alla Schauspielhaus di Zurigo una pièce convincente in cui le protagoniste sono attrici
/ 19.03.2018
di Marinella Polli

Accogliendo l’invito della Schauspielhaus che propone in prima svizzera Am Königsweg («Sul cammino del re», ma anche «La strada maestra» o «La regola d’oro»), l’ultima fatica di Elfriede Jelinek, i numerosi fan hanno colto la magnifica occasione di immergersi nella sua «Weltanschauung» e in quel fuoco d’artificio che è il suo linguaggio. Classe 1946, enfant terrible della letteratura austriaca fin dagli Anni Sessanta e subito profilatasi nell’ambito letterario tedesco come autrice non catalogabile, la Jelinek polemizza spesso con politici di ogni colore, attaccando con uno stile anche aggressivo le istituzioni e i comportamenti austriaci in lavori che smascherano alla grande la demagogia populista e xenofoba.

La scrittrice, Premio Nobel della letteratura nel 2004 ha conseguito la fama di provocatrice per eccellenza; una fama consolidata negli anni Settanta da impegno politico e adesione nel 1974 al Partito comunista austriaco, da cui uscirà nel 1991. E ha dunque sempre dedicato la massima attenzione ai fenomeni sociali, ma allo sperimentalismo altresì, in quanto la sua ricerca estetica muove, come detto, dal linguaggio e in particolare dagli schemi linguistici del mondo odierno. Am Königsweg non è forse il suo lavoro migliore, ma è come sempre sarcastico, visionario, di grande attualità, insomma un po’ alla Thomas Bernhard, i cui insoliti parametri l’autrice sembra voler riprendere: per esempio il virtuosismo linguistico, il vortice di metafore, il senso dell’umorismo, con cui riesce a trasfondere leggerezza a pur scabrosi temi.

In questo suo ultimo lavoro, una desolata panoramica sul nostro tempo, la Jelinek si spinge con la solita enfasi verbale nel confronto di due re, entrambi in mano a forze esterne, entrambi ciechi perché non in grado di vedere la verità, uno perché non la vuole trovare, l’altro che la cerca invano da tempo: il primo un neonato anziano dai capelli biondo-arancio, stupido, ricco, aggressivo, l’altro l’Edipo della mitologia (la Jelinek si serve spesso dei classici, indagandone i ragionamenti).

Nel corso di un monologo recitato da una veggente cieca (la stessa autrice, l’intellettuale), veniamo a sapere come il mondo sia un abisso, ciò che ci viene confermato, in modi differenti, da tutti gli altri personaggi (reiterazioni o variazioni sul primo, sempre l’intellettuale Jelinek) interpretati – niente male per una prima che ha avuto luogo l’8 marzo – da sole donne. Queste portano spesso sul davanti un burattino fatto muovere ora realisticamente ora nello stile dei Muppet (Kermit, Miss Piggy, nonché Statler e Waldorf, i due anziani criticoni che commentano dalla galleria sono onnipresenti).

Il populismo di destra, dunque, e (Melania compresa) Trump, il quale tuttavia non viene mai nominato, in un’impagabile descrizione fra il cabarettistico, il grottesco e il tragico; metafora dell’impotenza di tutti, intellettuali inclusi, di fronte al disastro di una democrazia ormai preda della politica-intrattenimento e di un governo in puro stile «fast-food», ma con i suoi bravi meccanismi di offuscamento e accecamento.

Un collage di suoni, testo ed immagini in un vortice di fantasia e ritmo forsennato. E il pubblico zurighese gradisce, anche grazie alle opportune scelte registiche di Stefan Pucher che, sempre mantenendo la struttura frammentata e ironica del testo, si avvale della strabiliante scenografia di Barbara Ehnes, dei costumi e dei burattini di Annabelle Witt e del video design di Chris Kondek. Resta ancora da dire delle musiche eseguite in scena pure da due donne: Réka Csiszer e Becky Lee Walters. Battimani interminabili per tutto il team e per le sei arcibrave, straordinarie attrici Sandra Gerling, Henrike Johanna Jörissen, Julia Kreusch, Miriam Maertens, Isabelle Menke ed Elisa Plüss. Si replica fino al 26 aprile 2018.