Il lockdown ha dato una nuova vita al cortometraggio. Mai come nel periodo che abbiamo trascorso a casa sono stati prodotti e distribuiti sulle piattaforme online tanti filmati di durata ridotta. Anche in Svizzera, grazie alla SSR abbiamo visto una trentina di produzioni, tra cui alcune ticinesi.
Netflix non è stata da meno e ha seguito l’onda lunga dei lavori brevi e fatti in casa durante la pandemia con Homemade, una produzione italo-cilena, che propone 17 corti d’autore. I partecipanti sono illustri: dai registi Paolo Sorrentino, Pablo Larraín, Nadine Labaki, Ladj Ly, Naomi Kawase, alle attrici Maggie Gyllenhaal e Kristen Stewart.
Tra i corti da guardare sicuramente quello di Ladj Ly che ha ripreso uno dei temi presenti nel film premiato a Cannes, I Miserabili: l’indagine della periferia parigina. I casermoni infiniti e tristi e la fila di donne musulmane al mercato sono lo scenario urbano, filmato con un drone pilotato da un ragazzo, di questo lavoro senza parole. Solo un suono in sottofondo ad accompagnare lo sguardo aereo, eppure tanto vicino, su una realtà ancora tutta da scoprire.
Pieno di parole, invece, il bel cortometraggio di Pablo Larraín. Un uomo, in un ospizio, via skype chiama una sua vecchia fiamma ribadendole il suo antico amore. Uno split-screen, a cui ci siamo abituati tutti in quarantena, che qui acquista verve grazie alla scrittura. Infatti, col passare dei minuti l’anziano diventa sempre più esplicito di fronte a una donna dapprima impassibile ma che alla fine svela i propri sentimenti. E con lei, anche noi comprendiamo il passato, non proprio limpido, dell’anziano protagonista.
Qualche guizzo divertente ce lo regala Paolo Sorrentino. Il regista de La grande bellezza mette in scena, attraverso un dialogo surreale, una storia d’amore proibita tra la statuina da presepe del Papa e quella della Regina Elisabetta, intervallandola con alcune scene in cui appare quella di Big Lebowski. Un’idea inusuale e fantasiosa. Un gioco allegro, creativo e irriverente che si fa guardare.
Ma probabilmente il lavoro più emblematico e focalizzato sul lockdown è l’ultimo di Ana Lili Amipour. Un viaggio in bicicletta nelle strade vuote di Los Angeles, mentre la voce off di Cate Blanchett racconta i luoghi famosi della città e l’atmosfera da day after in cui sono immersi. Azzeccato il discorso sulla prospettiva, sul cambio di punto di vista, che nel filmato si traduce in una modifica continua dell’inquadratura: dall’alto, dalla bici, a livello della ciclista, ecc. Un monologo metacinematografico su cosa voglia dire fare un film e sul significato ultimo di essere artisti e registi.
Perché il cinema non è morto. Neppure durante la pandemia. Anzi…
I corti sono più vivi che mai
Una serie breve ma intensa
/ 20.07.2020
di Nicola Mazzi
di Nicola Mazzi