Un nutrito gruppo di studiosi si riunisce nelle pagine della rivista di Carlo Agliati per dar corpo a un numero sostanzioso, pieno di spunti di riflessione e ricco di ricerche che ci aiutano a conoscere meglio la figura e l’opera del nostro Giovanni Orelli. Dalle pagine (in cui è compresa una bella antologia di versi d’occasione affidata a dieci amici poeti) esce un ritratto approfondito ma anche curioso, grazie a un apparato iconografico in gran parte inedito che ci restituisce l’immagine di Orelli in vari momenti della sua carriera.
L’intento celebrativo è persino un po’ commovente nella sentita silloge di saggi, che si pone senz’altro come un primo ricco contributo allo studio dell’opera complessiva di Orelli. Insieme agli atti (che speriamo di veder pubblicati presto) del convegno «Gioco e impegno dello “scriba”. L’opera di Giovanni Orelli – Nuove ricerche e prospettive», tenuto a Berna all’Archivio svizzero di letteratura lo scorso 6-7 dicembre, il numero della rivista ticinese è destinato a segnare un punto di inizio di grande valore per gli studi orelliani.
A completare il profilo disegnato in queste pagine, vorremmo ricordare qui l’opera di Orelli pubblicista e divulgatore. Quello che dall’osservatorio della nostra redazione abbiamo imparato a conoscere nel corso degli anni. Il bell’articolo di Pietro Montorfani pubblicato qualche numero fa sulle nostre pagine (il suo testo era tratto proprio da uno degli interventi tenuti al congresso bernese) testimoniava di un impegno assiduo, intenso, dello scrittore quale osservatore del panorama editoriale. Orelli ha scritto, naturalmente, per varie testate ticinesi ma con la nostra redazione aveva un rapporto particolarmente intenso, ed era ricambiato da grande rispetto ma anche da molta simpatia. Tanto che le sue frequenti incursioni in redazione erano sempre momenti piacevoli e colloquiali. E anche il rapporto che si era instaurato con lui, con il passare degli anni, era diventato famigliare e divertente.
Negli ultimi tempi capitava ogni tanto che Orelli chiedesse un aiuto, per telefono. E allora bisognava andare a casa sua, a Cassarate, in quella meravigliosa stanza piena di libri, ordinata con il suo disordine. Giovanni aveva imparato a scrivere con il computer, ma di quell’aggeggio provava un sacro timore. Il fondale del suo schermo era ricoperto da uno sciame di documenti, iconette tutte uguali, in cui lui faticava un po’ a raccapezzarsi. In effetti, finito di scrivere un pezzo, salvava quello che poteva e dove riusciva, tutto lì davanti, come in un formicaio di pensieri.
Quella galassia di quadrettini con l’iconetta «W» azzurra, era il frutto di un’attività intellettuale continua, pronta a raccogliere spunti e a organizzarli anche nelle riflessioni della sua rubrica «Meridiani e paralleli». Ma ogni tanto occorreva districarlo da quella confusione. In cambio, si usciva dalla sua casa con un libro tra le mani. Era un prestito a tempo indeterminato, già tacitamente un regalo: «Leggilo. Questo mi è piaciuto, dimmi cosa ne pensi».
Aiutato dalle figlie, a volte gli riusciva di copiare gli articoli su una chiavetta USB. Qui in redazione la ricordiamo tutti, azzurra con il coperchio trasparente. La portava togliendola con soggezione dalla sua cartella, e la esibiva come un trofeo: «Qui dentro c’è Gozzano, e poi la Cristina Campo, e il pezzo su Manzoni» come se li avesse catturati tutti lì dentro. E subito chiedeva se non potevamo stampargli una copia dei testi. Perché non si sa mai... E non dimenticava di sollecitare, con premura, la restituzione del piccolo testimone digitale del suo lavoro.
Orelli pubblicista era sempre attento alle ricorrenze, alle nuove uscite, alle discussioni d’attualità e ne traeva spunto per i suoi pezzi. Nel bel numero del «Cantonetto» manca forse un po’ il ricordo di quest’attitudine curiosa, data da un’indole quasi giornalistica, diremmo. La stessa, del resto, che gli sentivamo esprimere dalle onde radiofoniche durante le sue attente rassegne stampa culturali su Rete 2. Era il Giovanni Orelli che abbiamo conosciuto, attento e vicino al lavoro redazionale, i cui numeri «Orelli Casa» e «Orelli Bedretto» (registrati nella nostra rubrica elettronica) si accendevano spesso sul display dei nostri telefoni.
Ci fa piacere, per converso, vedere che nel bellissimo «Gioco del Memorelly» (illustrazione-pretesto per un’intervista pubblicata su «Viceversa letteratura» del 2014, ripresa poi sulla locandina del convegno bernese) c’era anche «Azione», casella numero 2, tra le molte tappe che disegnavano il percorso della sua carriera. I suoi «Meridiani e paralleli» ci hanno orientato per anni nel mondo delle lettere e della cultura e siamo sicuri che anche i nostri lettori, ora, come noi, sentono la mancanza di quelle sue personalissime mappe letterarie.