Hendrix, leggenda assoluta

50 anni or sono moriva uno dei migliori chitarristi della storia: un ricordo di Jimi Hendrix, ad oggi artista insuperato
/ 23.11.2020
di Enza Di Santo

Già, perché a Jimi Hendrix, miglior chitarrista di tutti i tempi, la sua chitarra non bastava più. Venuto a mancare il 18 settembre di 50 anni fa, dalla sua Fender Stratocaster ha estratto tutto il potenziale, ha prosciugato completamente le possibilità dello strumento rivoluzionandone i suoni e l’utilizzo. Unico, originale e immortale, il sound di Hendrix rappresenta il traguardo massimo e inarrivabile dell’espressione delle sei corde.

Un’espressione che non si esaurisce nella tecnica resa creativa dal fatto di essere mancino e suonare la chitarra per destrimani a rovescio. Hendrix, infatti, aveva una cultura musicale molto variegata che trovava radici nel blues, ma che si apriva al rock’n’roll e alla prima psichedelia, fino ad arrivare al suo rock innovativo, seducente e distorto dettato perlopiù dall’intuito e dalla sua personalità. Le intense performance al Festival di Monterey nel ’67, durante il quale bruciò la sua chitarra, e di Woodstock nel ’69, quando dissacrò l’inno americano con distorsioni trasformate in bombe, hanno sconvolto la funzione che la musica aveva fino a quel momento, rendendola strumento di critica al sistema.

Hendrix aveva talento e grandi mani, aveva orecchio e un innato senso poetico, aveva anche un sex appeal notevole, ma se non fosse stato per Chas Chandler, bassista degli Animals e suo primo produttore, che lo spronò a cantare, non avremmo scoperto la sua calda voce capace di trovare il punto tra ricchezza melodica, inventiva poetica e parlato.

Nato nel ’42 a Seattle con il nome di Johnny Allen non ebbe una giovinezza facile. Dopo l’ennesima fuga della madre, il padre cambiò il nome del figlio in James Marshall, ma non riuscì a occuparsene, così il piccolo Jimi fu spesso affidato alle cure di altri famigliari. Era un ragazzetto senza una casa che, con il padre e i fratelli, soggiornava in stanze d’albergo per brevi periodi. Neanche a dirlo, abbandonò gli studi.

Hendrix, genio indubbio, non aveva altro che la sua chitarra che, di fatto, era un’estensione del suo corpo e del suo essere. Ovviamente, l’iconografia che lo rappresenta con la Stratocaster bianca attaccata a un gigantesco amplificatore Marshall, non è altro che l’apice di una vita, breve, spesa a conoscere lo strumento. Autodidatta, aveva iniziato suonando un’economica chitarra acustica o forse si trattava di un malandato ukulele, certo è che Jimi lo suonava a rovescio perché era uno strumento per destrimani.

Nel ’59 aveva ricevuto una Supro Ozark modello 1560, la prima chitarra elettrica con la quale aveva cominciato a esibirsi in piccoli concerti. Purtroppo, il suo primo amore gli fu rubato e fu costretto a sostituirlo con quella che poi sarà per lui una vera compagna. Con «Betty Jean», una modesta Silvertone Danelectro, condivise il periodo di leva, al quale era stato costretto per aver rubato due automobili, e fondò i King Casuals. Congedato dall’addestramento militare nel ’62, scambiò Betty Jean con un’Epiphone Wilshire e comprò un’Ibanez modello 1860, che dovette restituire perché non riusciva a pagarne le rate.

Nonostante le difficoltà, tra il ’63 e il ’65, era riuscito a entrare nel Chitlin’ Circuit, a farsi notare da King Curtis e gli Isley Brothers, a esibirsi con i grandi del soul B.B. King, Jackie Wilson e Sam Cooke, e a suonare per Little Richard. Una gavetta che non gli piaceva: suonava per altri musica che lo annoiava, sapeva di avere un talento innovativo e cercava di avere il suo spazio sulla scena.

Nel ’66, fondò con il batterista Mitch Mitchell e il bassista Noel Redding, la Jimi Hendrix Experience e in meno di un anno, nel ’67, uscirono il primo singolo, la cover di Hey Joe dalle sonorità assolutamente inedite, Are You Experienced, esplosivo disco d’esordio che contiene le celebri Foxey Lady e Purple Haze e il secondo disco Axis: Bold As Love, in cui si trova Little Wing, una delle composizioni in cui è presente la poetica lessicale di Hendrix. Electric Ladyland, pubblicato nel ’68 fu l’ultimo album in studio della band e consacrò alla storia Voodoo Child e la cover di All Along the Watchtower di Bob Dylan, superiore nella versione rivoluzionaria di Hendrix.

Tutti capirono quanto Hendrix fosse avanti, tutti ne riconoscevano il genio. Nel ’66 aveva fatto impallidire il re britannico della chitarra, Eric Clapton, con un’esibizione straordinaria del complicatissimo brano di Howlin’ Wolf, Killing Floor, suonando la sua chitarra come sempre sottosopra, dietro la schiena, con i denti e sdraiandosi a terra.

Al di là della sua sconcertante dipartita, Jimi Hendrix è stato una fiamma bruciata troppo in fretta e per questo rimarrà un’assoluta leggenda.