La grandeur francese e la potenza delle star hollywoodiane. Si gioca su questa dicotomia il Festival di Cannes (in programma dal 16 al 27 maggio) che si annuncia essere tra i più significativi degli ultimi anni. A dircelo sono i nomi annunciati che solcheranno il famoso tappeto rosso della Croisette.
Ammirando il poster ufficiale della 76esima edizione del Festival notiamo infatti tutta l’epicità transalpina con una splendida immagine di Catherine Deneuve sulla spiaggia di Saint-Tropez nel 1968, nel film La Chamade d’Alain Cavalier. Il programma di questa edizione vanta però anche una massiccia presenza degli Stati Uniti, con molte anteprime dei film più attesi dell’anno cinematografico.
A riassumere e a confermare questo doppio sentimento franco-americano è il film d’apertura della regista francese Maïwenn Jeanne du Barry – La favorita del Re, interpretato da una delle star americane più note: Johnny Depp.
Le superproduzioni made in USA che attireranno però i media di tutto il mondo sono altre due: la prima sarà sicuramente Killers of the Flower Moon, l’ultimo atteso film di Martin Scorsese con Leonardo Di Caprio e Robert de Niro (un trio di star che infiammerà la sera di sabato 20 maggio, prima dell’arrivo nei cinema e sulla piattaforma Apple in ottobre). L’altro grande evento sarà invece il ritorno di Indiana Jones, alias Harrison Ford. Dopo 15 anni dall’ultimo capitolo, il 18 di maggio verrà proiettato Indiana Jones and the Dial of Destiny di James Mangold. E se Spielberg, per la prima volta, non è dietro la macchina da presa a dirigere le avventure dell’archeologo, è comunque ancora presente in veste di produttore.
Sempre dall’America arrivano altre produzioni molto attese. In primis Wes Anderson (ormai di casa a Cannes) salirà sul palco per il suo nuovo film in concorso Asteroid City, che riunisce Tom Hanks, Scarlett Johansson, Margot Robbie, Edward Norton, Matt Dillon, e via elencando. Mentre, sempre in concorso, Todd Haynes porterà in dote, con il suo May December, Natalie Portman e Julianne Moore. Anche le serie – ormai diventate parte integrante di ogni festival – avranno il loro spazio. Lo dimostra Sam Levinson con The Idol che vede nel cast il cantante The Weeknd e la figlia d’arte Lily-Rose Depp. E come non accennare ad altre due stelle mondiali che saranno presenti senza film: Quentin Tarantino terrà una masterclass alla Quinzaine des Réalisateurs, mentre Micheal Douglas riceverà la Palma d’onore alla carriera.
Annunciata la presenza made in USA, accenniamo anche al fronte francese che, come sempre, ha un posto d’onore all’interno del festival, una vetrina fondamentale per promuovere i propri film. In corsa per la Palma d’oro ci sono tre lavori: L’Eté dernier di Catherine Breillat, Anatomie d’une chute di Justine Triet e La passion de Dodin Bouffant di Tran Anh Hung. Senza contare le numerose presenze negli altri concorsi. In totale saranno alcune decine le produzioni francesi che verranno presentate ai media.
Non mancheranno comunque parecchi film a scompaginare il dualismo franco-americano. A iniziare dalla truppa italiana che vede ben tre opere nel concorso principale: Nanni Moretti (nella foto) con Il sol dell’avvenire (già uscito nelle sale italiane e reduce da una discreta risposta del pubblico, se osserviamo gli spettatori per sala), Alice Rohrwacher con La Chimera (prodotta anche dalla ticinese Amka Films e dalla RSI) e l’inossidabile Marco Bellocchio con Rapito. L’ultima opera di Moretti – l’unica già visibile del programma e della quale possiamo già accennare – rivisita le sue storiche manie ripescando dal cassetto un personaggio simile al famoso Michele Apicella delle sue prime opere e mettendo in evidenza vizi e virtù della sinistra italiana. Un lavoro che regala ai suoi fan alcune belle battute e qualche sorriso, che vola però troppo alto. Aspira all’8 e 1/2 di Fellini, ma risulta stanco e forzato nel continuo parlarsi addosso. E, anche dal punto di vista politico, è un repeat asfissiante di quel mantra morettiano che Marcello Veneziani ben riassume in questo modo: «È la Sinistra che ha ragione anche quando aveva torto, perché è la Ragione, a prescindere. Gli altri non contano, non c’entrano, non hanno storia. Anche le vittime del comunismo scompaiono. Le uniche vittime sono loro, i compagni traditi dalla loro storia».
Oltre agli italiani anche i grandi vecchi daranno filo da torcere al dominio franco-americano. A cominciare dal tedesco Wim Wenders che porta in concorso il dramma ambientato a Tokyo, Perfect Days, mentre il suo nuovo documentario, sul pittore e scultore tedesco Anselm Kiefer, sarà presentato in anteprima tra le proiezioni speciali. E poi ci saranno altri vincitori di palme d’oro come Ken Loach (La vecchia quercia), Nuri Bilge Ceylan (Les Herbes sèches) e il giapponese Hirokazu Kore-eda (Monster) che sapranno appassionare la giuria capitanata dall’ultimo vincitore Ruben Östlund. Di sicuro interesse la presenza di un regista che conosciamo bene anche a Locarno: il finlandese Aki Kaurismäki con il suo Fallen Leaves.
Cannes ha pure un occhio di riguardo per la parità di genere. Non siamo ai livelli del recente Visions du Réel di Nyon dove abbiamo avuto il 50 per cento di registe donne (vedi «Azione», numero 16), ma la presenza di autrici nel concorso principale è comunque abbastanza buona sia numericamente (sei, che per la Croisette è un record) sia per il livello artistico: Justine Triet, Catherine Breillat, Jessica Hausner, Kaouther Ben Hania, Ramata-Toulaye Sy e Alice Rohrwacher. Tutte, potenzialmente, possono ambire ai premi più importanti.
E la Svizzera? La presenza elvetica è piuttosto scarsa e inferiore agli ultimi anni. Tre le produzioni presenti. Oltre a La Chimera di cui abbiamo detto, abbiamo anche Blackbird, Blackbird, Blackbird di Elene Naveriani (prodotta dalla ginevrina Alva Film Production) presente nella Quinzaine. Unico regista svizzero sulla Croisette sarà invece Maxime Rappaz che porta nella giovane sezione Acid il suo ultimo lavoro Laissez-moi.