Nel piccolo spazio dell’ex-asilo di Bruzella, l’attuale mostra della Fondazione Rolla sfiora l’essenzialità: pochissime opere quelle esposte e, per la prima volta, qualcosa che non riguarda solo fotografia contemporanea. Si tratta infatti di quattro fotografie di Luisa Lambri (1969) e quattro dipinti e un disegno della pittrice americana, di lontane origini italiane, Maureen Gallace (1960).
I lavori di quest’ultima sono facilmente riconoscibili tanto è ridotto all’essenziale il suo vocabolario compositivo. Sagome elementari di abitazioni di campagna, senza porte né finestre, di color bianco o anche ocra. Oppure, altro tema tra i preferiti dall’autrice, presente qui con un disegno, è quello della costa atlantica e dei suoi fari. Piccole tele in cui domina il senso di intimità, di racconto sussurrato. Tutto ciò è reso più marcato dal fatto che in esposizioni come questa, le minuscole opere sono in un certo modo isolate – ne troviamo infatti al massimo una o due per parete.
I suoi soggetti – l’abbiamo accennato – sono appunto quelli della sua terra natìa, la Nuova Inghilterra, luogo antico di un nuovo continente eppure più legato di altri alla cultura del vecchio continente. Un luogo di storie e scrittori, come Cape Cod, in tempi recenti raccontato da Michael Cunningham in Dove la terra finisce.
La pittura della Gallace porta con sé reminescenze gradevolissime, che ricordano le pennellate di Cézanne, ma anche quelle dei primitivisti italiani Carrà e Morandi. Tuttavia colui a cui guarda con maggior frequenza, tanto da prenderne quasi il testimone per atmosfere e per un certo mistero, è il notissimo maestro americano Edward Hopper. Negli ultimi anni l’opera della Gallace è stata oggetto di numerose personali, tra cui all’Art Institute di Chicago, e le sue opere sono entrate nelle collezioni del principale museo di arte americana, il Whitney Museum di New York.
Nata a Como, ma con uno studio a Los Angeles, Luisa Lambri ha svolto un percorso di altissimo profilo sulla scena artistica internazionale: oggi le sue opere sono in tutti i più importanti musei del mondo, e recentemente ha cominciato a collaborare strettamente con lo studio di architettura SANAA, uno dei più quotati a livello globale, che pochi anni fa ha disegnato l’avveniristico Rolex Learning Centre del Politecnico di Losanna.
La sua caratteristica stilistica principale risiede nella capacità di percepire gli spazi in modo inedito: partendo dall’utopia del razionalismo (viene da dire, come altri autori presenti nella collezione Rolla, tra cui Christof Klute e Pino Musi) arriva, spesso attraverso la ripresa di dettagli come finestre porte e aperture, a trascendere gli stessi spazi. Ad aiutarla vi è l’uso della luce che – filtrata da queste aperture – si presta, con i suoi cambiamenti cromatici e di intensità, a farsi serie e serialità. È questo il caso di due foto degli Strathmore Apartments di Richard Neutra del 1937, e di due, risalenti al 1947, dello studio – ora museo – dell’architetto Luis Barragán nei pressi di Città del Messico (dal 2004 patrimonio dell’Umanità Unesco).
L’esposizione, oltre a consonanze tematiche, nasce anche da quella che Paul Auster chiamerebbe la «musica del caso». Dal libretto che accompagna la mostra veniamo a conoscenza che nella vita della fotografa comasca la Gallace è una «presenza costante» (confessa di aver sempre portato con sé una cartolina della pittrice che l’aiuta a farsi «sentire un po’ a casa», nella sua vita d’artista assai nomade). Da questa fortunata corrispondenza è nata l’occasione espositiva, forse irripetibile.