Recentemente insignito di uno Swiss Location Award (Sigillo di Qualità Eccezionale in quanto bellezza e funzionalità), il Fiore di Pietra sul Monte Generoso può vantare quest’estate un motivo in più per spingere il pubblico a salire in Vetta col trenino a cremagliera in partenza da Capolago e dal 1941 di proprietà della Migros. Parliamo della mostra Art for the Global Goals, proposta da Eve Carcan. Un curioso nome di battaglia dietro il quale si celano due artiste: la fotografa Patricia Carpani e la pittrice Claudia Cantoni.
Un’artista virtuale, dunque, creata dalle prime tre lettere dei loro cognomi, a cui è poi stato dato il nome di Eve: plurale di quell’Eva prima donna biblica e ancestrale, archetipo di tutte le madri poi succedutesi nei millenni. Significativo anche il cognome Carcan, che in francese significa costrizione, giogo, camicia di forza. Imposizioni da cui le due donne vogliono liberarsi, invitando il pubblico a fare altrettanto attraverso la loro arte e, in questa occasione, interpretando quei «17 obiettivi di sviluppo sostenibile» ufficialmente proclamati dalle Nazioni Unite nel 2015.
Il loro modo di operare è relativamente semplice: sulle immagini in bianco&nero realizzate da Patricia con l’apparecchio fotografico, ecco intervenire in seconda battuta Claudia armata di pennello e tavolozza piena di colori. Una collaborazione basata sul bisogno di entrambe di caratterizzare il loro lavoro con un forte impegno socio-ecologico, sul desiderio di offrire un punto di vista diverso e/o critico che spinga a intravvedere nuovi scenari per il nostro futuro. Ecco ad esempio una moltitudine di persone, create da Claudia, le quali s’infilano tra le pagine di un libro ritratto da Patricia per sottolineare l’importanza di un’educazione di qualità; un messaggio reso ancora più incisivo con la didascalia firmata da Nelson Mandela: «L’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo».
Rincara la dose un pensiero del Dalai Lama («Laddove l’ignoranza è la nostra padrona, non c’è possibilità di vera pace»), posto accanto a un’immagine dominata da una tinta ocra e dove l’ombra di un pescatore – ormai a due passi dalla riva – si trasforma in un’arma. In un altro lavoro diviso su due piani vediamo sullo sfondo una distesa di grano – simbolo di prosperità – e in primo piano tre ragazzini che cercano chissà cosa in quella che potrebbe essere una favela. Stavolta è il sarcasmo di Charles Bukowski ad accompagnare l’immagine: «Solo i poveri conoscono il vero significato della vita; chi ha soldi e sicurezza può soltanto tirare a indovinare».
Splendido il collage dove un travet con tanto di cartella d’ordinanza tenta di reggersi su una corda rossa tirata davanti a quello che potrebbe essere un palazzo di giustizia. E stavolta la didascalia è della stessa Cantoni: «L’equilibrio sta nella parità di diritti nel rispetto delle differenze». Due le immagini dedicate al problema dell’acqua: il suo spreco (con un Moloch dagli occhi del quale sgorgano due prosperose cascate) e la sua mancanza (la lisca essiccata di un pesce nero abbandonata su una spiaggia d’un mare che non c’è più).
Infine un inno alle energie alternative: tre pale eoliche coinvolte in un vortice di nubi bianche. La didascalia recita: «Credo che avere la Terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare». La firma Andy Warhol, che sul Generoso abbiamo scoperto ecologista – quasi – ante litteram!