Gli insegnamenti della Commedia delle maschere

La rappresentazione de l’Arlecchino muto per spavento ha conquistato il pubblico di Locarno
/ 20.02.2023
di Giorgio Thoeni

Quando approdano spettacoli di un certo tipo, ogni scuola di teatro che si rispetti dovrebbe avvertire una sorta di urgenza propedeutica nel suggerirne la visione ai propri allievi. La considerazione ci è scaturita con la visione di Arlecchino muto per spavento visto recentemente al Teatro di Locarno. Raramente, infatti, i più giovani hanno la possibilità di assistere a esempi di Commedia dell’Arte realizzati con un artigianato esemplare e fedele alla tradizione. È un esercizio che la compagnia Stivalaccio di Vicenza persegue con una ricerca nell’ambito del teatro popolare realizzando spettacoli come, appunto, questo Arlecchino, testimone di un’eredità alla base del repertorio moderno. Produzioni così sono difficili da incontrare ma sono la dimostrazione che si può vedere un teatro professionale che esprime un’attorialità costruita su una disciplina fisica e vocale di grande impatto e condivisione con il pubblico. Un gioco teatrale basilare, rigoroso e impegnativo che a prima vista può apparire improvvisato ma che in realtà racchiude tutti i meravigliosi insegnamenti della Commedia.

Lo spettacolo proposto dalla compagnia vicentina ha debuttato nel maggio dello scorso anno, pochi giorni dopo la prematura scomparsa di Eugenio Allegri, attore e regista dal riconosciuto talento e impegno sociale. Questo Arlecchino gli è dedicato proprio in quanto attinge a un canovaccio che, come lui stesso amava ricordare, va alla ricerca delle proprie origini, della propria storia, per ritrovare una memoria attiva di un discorso sul teatro rivolto alla società. Ispirato a Arlequin muet par crainte di Luigi Riccoboni (1676-1753), autore e attore modenese naturalizzato francese, lo spettacolo riprende uno dei suoi canovacci più rappresentati nella Parigi del primo Settecento.

La trama è di quelle classiche. Il servitore bergamasco, maldestro chiacchierone, deve fingersi muto per non complicare l'intreccio amoroso fra il suo padrone Lelio e la bella Flamminia in contrasto con le mire del mercante Pantalon de' Bisognosi sul figlio Mario, timido innamorato di Silvia, mentre il cuore di Arlecchino palpita per Violetta. Insomma, un garbuglio drammaturgico necessario per mettere in moto la macchina teatrale di un intreccio che, due secoli dopo, la storia del teatro vedrà nel Théâtre de Boulverd di Labiche e Feydeau. Se l'arguzia di Arlecchino è al centro dell'intricata matassa, non è da meno l'ironia in falsariga espressa in un vivace affresco di personaggi classici della Commedia in maschera e gli Innamorati. Un grande lavoro sull'allestimento che non risparmia lazzi, canti, duelli e schermaglie verbali per un teatro puro e filologico, popolato di trovate a presa rapida e dal solido impianto scenico con una struttura modulare a scale. Diretti con mano felice da Marco Zoppello, un formidabile Arlecchino, tutti i giovani attori sono da citare: Sara Allevi, Marie Coutance, Matteo Cremon, Anna De Franceschi, Francesca Botti, Michele Mori, Stefano Rota e Pierdomenico Simone.