Giovani, musica e Charlot

A colloquio con Emanuele Zanforlin, musicista ticinese che si esibirà con l’Orchestra Sinfonica Svizzera della Gioventù in occasione dei cento anni di Pro Senectute il prossimo 22 ottobre 2017
/ 09.10.2017
di Enrico Parola

«Penso che questa orchestra sia la rappresentazione artistica, oserei dire l’incarnazione ideale della Svizzera: mette insieme chi parla italiano, francese e tedesco creando un’armonia assoluta sulla base di un linguaggio comune, quello della musica». Non filosofeggia Emanuele Zanforlin, 22enne violinista di Morbio Superiore, uno dei pochi ticinesi che fanno parte della SJSO (Schweizer Jugend-Sinfonie-Orchester), l’Orchestra Sinfonica Svizzera della Gioventù. «Siamo tra i sessanta e gli ottanta strumentisti, tutti tra i 15 e i 25 anni, scelti attraverso un concorso selettivo. Ci ritroviamo per due giorni di prove, quindi prima dei concerti o delle tournée ci immergiamo nel programma isolandoci per una settimana a Sankt-Moritz».

Nello stesso albergo, il Laudinella, dove l’orchestra tenne il suo primo concerto 46 anni fa: era il 2 gennaio 1971, c’erano attesa e soprattutto curiosità attorno all’idea per nulla folle ma non certo facilmente realizzabile che avevano avuto a fine anni Sessanta Roman Jann e Christoph Reimann. Grazie alla loro caparbietà e al sostegno di alcuni mecenati l’idea divenne realtà e nel 1969 a Zurigo si tenne la prima assemblea generale dell’orchestra; la seconda il 29 aprile del 1970, che diede il vero avvio dell’attività e portò, l’anno successivo, al primo concerto. «Da allora ogni primavera torniamo a Sankt-Moritz per una settimana di full-immersion, ancora al Laudinella» racconta Zanforlin.

Una settimana piena di musica: «Proviamo anche sei-sette ore al giorno, nelle pause ci si ritrova a piccoli gruppi e si fa ancora musica assieme: trii, quartetti, quintetti, altri ensemble più o meno improvvisati. Siamo tutti giovani, stiamo muovendo i primi importanti passi nella musica, abbiamo tutti un entusiasmo e una voglia di suonare enormi, ci troviamo davanti un’occasione eccezionale con cui condividere e approfondire la nostra passione; anche se può sembrare strano dall’esterno, nonostante le lunghe prove decidere di suonare ancora tra di noi è la cosa più spontanea, rilassante e giocosa che si possa pensare». 

Qui Zanforlin condivide la passione che l’ha incuriosito da piccolino e l’ha definitivamente conquistato quando frequentava la prima media: «Io ho conosciuto la classica a sette anni: rovistando in un armadio dei miei genitori saltarono fuori, casualmente, delle musicassette di Mozart e Beethoven; iniziai ad ascoltarle e rimasi colpito. La folgorazione ci fu però solo a undici anni, quando comprai il primo cd: le Quattro Stagioni di Vivaldi; decisi che avrei voluto suonare il violino. Capii di avere stoffa dopo una solenne sgridata della mia insegnante: io improvvisavo, suonavo ad orecchio le melodie che mi piacevano, strimpellavo le Quattro Stagioni. Lei mi disse, davanti ai genitori, che se volevo buttar via il talento che vedeva in me avrei dovuto cambiare insegnante; mi convinsi dei miei mezzi e iniziai a studiare seriamente».

Ora studia a Friburgo «dove ho conosciuto la realtà delle orchestre giovanili; lo scorso ottobre sono stato coinvolto come «aggiunto» a un progetto della SJSO: abbiamo suonato alcuni autori svizzeri e la Quarta sinfonia di Brahms, uno dei monumenti del tardo romanticismo. A gennaio ho vinto il concorso e sono entrato stabilmente nell’organico dell’orchestra».

L’incarnazione ideale dell’idea di Svizzera, come dice Zanforlin, sembra un mondo a parte fatto tutto d’arte. E questo è evidente al più tardi quando il discorso torna alla settimana in Engadina, trascorsa più tra le note che tra le montagne: i normali passatempi per teenager e ragazzi poco più che ventenni possono essere vissuti anche altrove, trovarsi in compagnia di settanta coetanei che condividono una passione non così comune come la musica classica in effetti non capita tutti i giorni; anzi, in modo così speciale solo nei giorni di Sankt-Moritz e negli altri momenti in cui l’orchestra si riunisce. 

«Però siamo ragazzi normali e oltre a passare tantissime ore, anche intere giornate, a suonare, usciamo a mangiare la pizza o bere la birra, organizziamo anche feste e balli dentro all’hotel. E non saprei proprio dire che cosa in particolare mi porto nel cuore e nella memoria quando torno a casa: è stata una forte esperienza artistica – questa primavera abbiamo preparato la tournée italiana che ci ha portato in città importanti come Venezia e Firenze – ma allo stesso tempo è stata una vera vita, fatta di tanti momenti. Anche l’ultima volta tornando a Morbio continuavo a ripensare alle prove, alle bevute e alle battute, alle risate e alle nottate; rimangono le tracce di un’esperienza che mi fa crescere come musicista ma anche i rapporti con le persone, le nuove amicizie che poi proseguono anche fuori dalla musica». 

Volti che rivedrà proprio in questi giorni per preparare il concerto che la SJSO terrà al LAC domenica 22; un concerto straordinario che celebra i cent’anni di Pro Senectute, un concerto spettacolare e particolare: verrà proiettata la celebre pellicola di Charlie Chalin Tempi moderni, l’orchestra eseguirà dal vivo e in sincrono la colonna sonora.

«A chi sta fuori può sembrare particolarmente difficile suonare al ritmo delle immagini, ma la partitura reca tantissime e precisissime indicazioni di metronomo perché le note siano sempre sincronizzate; e comunque il lavoro principale spetta al direttore, è lui a guidarci». Nella sua storia l’orchestra ne ha incontrati di prestigiosi, come Nello Santi, mito vivente del podio che la diresse nel 2001 per il centenario verdiano; ha suonato anche con solisti d’eccellenza come il violinista Oistrach.

«Questa volta ci dirige Ludwig Wicki, una bacchetta esperta, ci insegna molto. Una volta ho sentito un intervistatore che gli chiedeva se avesse un modo diverso di dirigere un’orchestra giovanile rispetto a una di professionisti; ha risposto che è lo stesso nella sostanza musicale, però con noi giovani, ancora con poca esperienza, deve accentuare i gesti, ripetere più spesso e soprattutto avere più pazienza. Ma poi i risultati arrivano e si sentono».