Seppur non preannunciato, Gianandrea Noseda sarà il grande protagonista del Festival di Verbier: dirigerà il concerto inaugurale e altri tre degli appuntamenti più attesi, tra cui Un ballo in maschera di Verdi (la Messa da requiem del Cigno di Busseto interpretata tra queste montagne nel 2013 è ancora visibile integralmente sul sito del festival).
D’altronde in questo periodo la Svizzera sta caratterizzando la sua carriera: oltre a essere alla guida della National Orchestra di Washington dopo esserlo stato a Torino e alla BBC, e a salire sui podi più prestigiosi del pianeta (ha anche diretto il concerto per la consegna dei Nobel), il direttore d’orchestra è stato chiamato a condurre l’Opernhaus di Zurigo: «Sto dirigendo Tristan und Isolde e mi attende Falstaff: è un ambiente cosmopolita, l’orchestra raggruppa musicisti di 26 Paesi, il livello della masse artistiche è straordinario, frutto della traiettoria virtuosa tracciato in questi anni» racconta il maestro nato a Milano 58 anni fa, che subito si concentra sui tre concerti che lo attendono sul podio dell’orchestra del Festival. «A Verbier ci sono già stato, è una realtà che conosco bene come la sua orchestra, una formazione di giovani talenti che hanno lo smalto tecnico e l’energico entusiasmo di chi sta iniziando il suo percorso nella ribalta maggiore; mi è capitato di andare in un teatro e ritrovarmi davanti alcuni orchestrali che mi dicevano: “Maestro, si ricorda? Abbiamo suonato assieme Tosca a Verbier?”; faremo sicuramente musica con tanta energia».
La sua presenza tra le vette elvetiche, quest’anno, si lega alla guerra: Noseda è stato chiamato a sostituire Valery Gergiev, lo zar del podio che nelle edizioni passate era stato la figura cardinale della rassegna, ma in questi ultimi mesi non ha più diretto in Europa a causa della sua vicinanza a Putin; vicino e molto era stato anche Noseda a Gergiev, che nel 1997 lo aveva scelto come direttore principale ospite del Mariinskij di San Pietroburgo, un onore mai attribuito a un musicista non russo. «Al Mariinskij, in tutti gli ambiti del teatro, lavoravano russi, ucraini, georgiani e così via; è struggente ricordare oggi quell’esperienza. Non voglio ora parlare di guerra, a chi ha colpe la storia presenterà il conto; vorrei però rimarcare come la cultura e l’arte sono sempre un inno alla bellezza e alla verità dell’uomo, un ponte che unisce e un’occasione di dialogo; ostracizzare o addirittura bandire letterati, pittori e musicisti di una certa nazione per ciò che accade anche secoli dopo di loro è un’assurdità». Proprio per questo Noseda ha voluto mantenere gli stessi programmi pensati da Gergiev: in tutti e tre i concerti ci saranno sinfonie di Shostakovich e brani del moscovita Rodion Schedrin, di cui si festeggiano i novant’anni. «Ci fu un periodo in cui Shostakovich viveva letteralmente con la valigia in mano: non era ben visto dal Partito Comunista e c’era la non remota possibilità che venisse deportato in Siberia. Suoneremo la prima sinfonia, compito di Conservatorio di un geniale diciannovenne, la quarta, che è una delle mie preferite per la sua forza, e la quindicesima e ultima, un addio alla vita e alla musica vibrante di echi di Rossini, Mahler e Wagner, Glinka e sue stesse opere. Ciò che mi colpisce nella sua scrittura è la nettezza: come Mozart, è sempre chiaro quello che vuol dire, non ci sono fraintendimenti o dubbi possibili». Discorso diverso con Schedrin: «Non avevo mai affrontato questi tre brani, li ho studiati a Zurigo tra prove e serate; è un autore che ha vissuto tutta la storia russa recente, dal Comunismo al suo crollo fino ai giorni nostri, e che ama dialogare con la storia musicale; eseguiremo i suoi Frammenti ispirati al Testamento di Heiligestad di Beethoven, i Dialoghi con Shostakovich e il secondo concerto per pianoforte, che vedrà solista una giovane e talentuosa ucraina, Anna Fedorova; è simbolico che ci sia proprio lei davanti alla partitura di uno dei più importanti compositori russi contemporanei».
Dove e quando
Verbier Festival, dal 16 al 31 luglio. www.verbierfestival.ch