Prendere la funicolare è sempre un’emozione. Per quanto moderne siano le strutture, conservano pur sempre quel fascino d’antan. Anche se il tragitto è breve, immagini che ti condurranno in luoghi altrimenti inarrivabili. Certo, è piacevole anche fare il percorso a piedi. Ma, mentre sali sulle sue carrozze, ti sembra per un attimo di essere in vacanza anche nella tua città. E, se ancora non foste convinti, si tratta di un mezzo di trasporto «lento» e perfettamente sostenibile dal punto di vista energetico.
A Lugano, per fortuna, ben quattro impianti si sono conservati quale prezioso retaggio dei tempi d’oro del turismo lacustre. È del 1886 l’inaugurazione della prima funicolare, a soli 10 anni dall’apertura della nuova stazione: collegava direttamente il centro con i binari. Segue quella del San Salvatore nel 1890 e nel 1908 apre la linea da Cassarate al Monte Brè, ma la serie si conclude solo nel 1913 con la nascita della funicolare degli Angioli. I primi tre impianti sono tuttora in funzione ed è notizia recente che anche il quarto sarà presto oggetto di un processo di valorizzazione. Proviamo allora a ripercorrere la tradizione entro la quale si inserisce questa scelta del comune di Lugano.
Naturalmente gli appassionati non concordano su quale sia stata la prima funicolare al mondo. C’è chi ipotizza che si tratti della piccola linea sulla collina del castello di Salisburgo, realizzata nel XVI secolo per il trasporto merci e ancora oggi esistente. Ma nessun documento confermerebbe questo primato. Tutt’altra storia quella del trasporto passeggeri: dobbiamo arrivare fino alla prima metà dell’Ottocento per vedere i primi impianti di questo tipo, quando il loro fiorire procede di pari passo allo sviluppo del turismo.
Nel 1845, per esempio, una linea viene realizzata a fianco delle cascate del Niagara. La maggior parte delle più celebri funicolari cittadine in Europa risalgono agli ultimi decenni del secolo e ai primi anni del Novecento. Il sotterraneo «Tünel» di Istanbul è del 1875, mentre l’impianto che dalle pendici del Vesuvio risale fino alla cima del vulcano si inaugurò nel 1880. Sì, se fosse necessario ricordarlo, era proprio quello che ispirò la celebre «Funiculì, funiculà».
La funicolare di Montmatre venne creata per agevolare il cantiere della basilica del Sacré-Coeur nel 1900, rimanendo poi in funzione per il traffico dei passeggeri. (In Ticino simili circostanze si presentarono per la funicolare del Ritòm, nata per agevolare la creazione della diga di Piora.) Dello stesso anno è la Trieste-Opicina, una tranvia cittadina che include un tratto in forte pendenza nel quale i vagoni sono trainati o frenati da un sistema con trazione a fune.
Da fine Ottocento in poi, in forza dei considerevoli dislivelli da superare e della crescente vocazione turistica del paese, è proprio in Svizzera che si fanno i maggiori progressi tecnici. Ancora oggi sono elvetiche le imprese più affermate in questo settore e la Svizzera rimane un vero e proprio paradiso per gli appassionati di funicolari, considerato che gli impianti di trasporto a cavo nel paese sono circa 1700, fra cui quella di Stoos, che è la più ripida al mondo, e la «Funi» di Friborgo azionata grazie alle acque di scarico della città alta.
Nel 1879 fu creato il primo impianto ad uso turistico: la Giessbachbahn. Qui come altrove si trattava di impianti finanziati da privati e dai grandi alberghi che volevano offrire ai propri ospiti un’attrazione moderna e una comoda via d’arrivo. Così, la più antica funicolare d’Europa tuttora in uso trasporta i viaggiatori dal lago di Brienz alle cascate di Giessbach, dove ancora oggi è possibile pernottare al Grandhotel.
Anche a Lugano, il maggiore beneficiario della funicolare degli Angioli era l’Hotel Bristol, come spiega Antonio Gili in Lugano capolinea. Quando chiuse l’albergo, negli anni Ottanta, cessò anche la ragione d’essere della linea, che finisce le sue corse nel 1987. Qualche anno più tardi si pensò addirittura di sostituirla con una scala mobile, ma fortunatamente il Cantone la dichiarò bene culturale, impedendone così lo smantellamento.
Per molti anni ci si è interrogati sul modo migliore per utilizzarla e finalmente oggi si intravvede una soluzione.
Gino Boila, direttore della Divisione Edilizia pubblica della Città di Lugano, racconta il percorso fin qui intrapreso: «Insieme al Dicastero Spazi Urbani abbiamo scelto di organizzare un mandato di studio in parallelo (MSP). Si tratta di una forma di messa a concorso che non scaturisce in un incarico, ma serve per elaborare un bando al quale parteciperanno altri progettisti. È uno strumento molto utile, un processo di sviluppo che i concorrenti percorrono insieme al committente, anche grazie a incontri regolari fra progettisti e collegio degli esperti»
Sono quindi stati invitati quattro team: un gruppo di giovani, due gruppi ticinesi affermati e un gruppo d’oltralpe, così da avere un ventaglio di proposte diversificato. Ciascun gruppo era formato da un architetto, un ingegnere, un paesaggista e un economista, che garantisse la sostenibilità della proposta.
Ancora Boila spiega cosa è stato chiesto ai partecipanti del MSP: «Volevamo delle proposte sulla rimessa in funzione della funicolare. Non era nemmeno ipotizzabile eliminarla o lasciarla in disuso. Da questo presupposto, abbiamo fatto un passo ulteriore: la mettiamo in funzione, ma a che scopo? Abbiamo ipotizzato che la Funicolare degli Angioli potesse essere un buon modo per collegare l’area di Piazza Luini e del LAC al Parco del Tassino. I quattro progetti presentati ci hanno permesso di individuare le potenzialità e i limiti dell’intervento e hanno fatto chiarezza sulle possibilità di sviluppo. Inizialmente ci chiedevamo come attraversare la strada cantonale: un tunnel, una passerella? Tutti e quattro hanno pensato alla stazione di arrivo della funicolare come snodo per l’attraversamento e, all’interno dei quattro progetti si intravvedono delle soluzioni estremamente realistiche. Gli elementi emersi più consoni o realizzabili verranno inseriti nel bando di concorso».
Gino Boila sottolinea che il processo non si ferma qui e il concorso ci sarà davvero, auspicabilmente il prossimo anno: «Non si tratterà solo di collegare piazza Luini alla torretta di arrivo della risalita, di connettere un punto A ad un punto B. Ci sono una serie di tasselli intermedi e complementari. Si potrebbe per esempio pensare a un imbarcadero di fronte al LAC? Come si può utilizzare la zona retrostante al centro culturale? E quale destinazione per la torretta intermedia e la scalinata? Saranno questi gli elementi su cui dovranno riflettere i partecipanti al concorso, per risolvere il tragitto LAC-Tassino».
Non si tratta quindi della sola rimessa in funzione di una funicolare. Ma piuttosto del tentativo di individuare nuove soluzioni urbanistiche, anche recuperando dispositivi e accorgimenti del passato che abbiamo abbandonato a cuor leggero sulla via del progresso, per poi accorgerci che possono concorrere alla sostenibilità e al fascino della città.