Fra i libri

John Bolton, The Room Where it Happened. Simon & Schuster, giugno 2020
/ 06.07.2020
di Paolo A.Dossena

La cosa bella di John Bolton è che mette tutti d’accordo: è per tutti una truffa, un traditore e un estremista. Come scrittore, poi, è «straordinariamente noioso»: parola di Donald Trump e del «New York Times», quotidiano considerato «liberal» e anti-trumpiano.

I primi a chiamare John Bolton «estremista e spericolato» («extremist and reckless») furono i democratici, per bocca di Bob Mendez e Ben Cardin, del comitato di partito per le relazioni internazionali. Le loro dichiarazioni furono riprese dalla stampa occidentale politicamente  di sinistra, a partire dal britannico «Guardian», che, nel 2018, le riportò per criticare la scelta di Trump di nominare Bolton consigliere per la sicurezza nazionale. Ben presto, il presidente statunitense si pentì di essersi scelto un simile «guerrafondaio», che, con le sue «vedute estremiste», stava deviando il corso isolazionista dell’amministrazione. Quindi, anche a destra, si parla dell’ex consigliere come di un uomo «pericoloso e spericolato».

Dopo il divorzio da Trump (settembre 2019), Bolton pubblica (giugno 2020) un libro in cui si vendica azzannando il suo ex capo. Al quale lancia le accuse più pesanti, tra le quali una è ricorrente: Trump sarebbe motivato unicamente dai propri, personalissimi interessi. In particolare, avrebbe implorato il presidente cinese Xi Jinping di comprare prodotti agricoli statunitensi per aiutarlo a conquistare gli Stati che li producono, e, quindi, vincere le elezioni di quest’anno. Trump risponde a Bolton tramite lo strumento che gli è più congeniale, Twitter, dove digita che il suo ex collaboratore è «wacko» (matto), una truffa. Dato che le cose che Bolton scrive le hanno dette anche molti critici di Trump, lo stesso Bolton dovrebbe ora piacere ai democratici, i quali continuano invece a disprezzarlo. Perché? Non tanto o non solo per il suo passato di super falco, di estremista in politica internazionale (la guerra in Iraq, del resto appoggiata anche dai democratici Hillary Clinton e Joe Biden) e per la sua insistenza nel tentare di spingere il Paese al confronto militare con la Corea del nord e l’Iran. Dopo l’uscita del libro, se i democratici, nel descrivere Bolton, non hanno usato la tutto sommato folcloristica espressione («wacko») di Trump, è solo perché sono andati anche oltre. 

Per bocca di Nancy Pelosi, di Bolton e del suo libro hanno detto: «è una truffa… una cosa triste… senza valore». Come mai? Il fatto è che Bolton non volle testimoniare contro Trump durante l’inchiesta per l’impeachment dell’autunno scorso, nonostante le accuse del suo libro fossero molto simili a quelle del procedimento. Ovvero: Trump avrebbe cercato l’aiuto di Kiev e di Mosca per distruggere Biden (suo competitore elettorale) e Hillary Clinton (sua ex avversaria alle precedenti elezioni). Bolton preferisce raccontare la sua versione dei fatti nel suo libro anziché davanti alla commissione d’inchiesta, scegliendo quindi, ha detto Nancy Pelosi, «royalty over loyalty», cioè i soldi derivanti dai diritti editoriali anziché la lealtà verso il Paese.

Così si spiega quel che già detto: la cosa bella di Bolton è che mette tutti d’accordo.