Se siete di quelli che hanno scelto di mettere come avatar del vostro profilo su Facebook-Whatsapp-Twitter-Instagram soltanto un occhio, un vostro profilo sfuocato, l’ombra del vostro naso, o ancora meglio un personaggio a fumetti che credete vi assomigli, allora il libro di Christian Rocca vi interesserà. Nella vostra scelta di «non apparire», di difendere la vostra immagine, avete in qualche modo espresso una vostra prudenza interiore, un dubbio etico oggi raro e del tutto onorevole: «Ma farò bene a mettere in mostra la mia faccia? Ma i social sono una cosa seria o una presa in giro?».
Il volumetto che il giornalista italiano, nostro collaboratore, ha scritto con grande verve e partecipazione emotiva, è un grido d’allarme. È ispirato da un desiderio di riabilitare i dubbi che abbiamo sempre nutrito verso le nuove tecnologie e verso i social media, in particolare: prima che sia troppo tardi. Dovevamo essere più prudenti, dare ascolto alle nostre diffidenze, ci dice Rocca. Se Internet ha veramente cambiato il mondo degli ultimi vent’anni, ormai è abbastanza chiaro che non l’ha fatto in meglio. Anzi. Da quanto ci appare evidente oggi, ha semplicemente dato la stura a un movimento di idee che è riuscito a stravolgere la filosofia e le conquiste del mondo globalizzato.
Il termine di paragone iniziale per Rocca si fissa al 1989: la caduta del muro di Berlino. Lo sgretolarsi del mondo comunista ha aperto una stagione di riforme e di mutamenti economici «gobali» che hanno nettamente modificato in meglio la fisionomia del mondo. L’avvento delle tecnologie dell’informazione, dopo il 2000, prometteva di fare altrettanto ma ha clamorosamente mancato il bersaglio. La realtà odierna mostra che la società connessa non è altro che un luogo fuori controllo, in cui alcuni grandi monopolisti (Google e Facebook in primis), sono riusciti a concentrare il loro potere e, soprattutto, a offrire ingenuamente i loro strumenti a forze antiglobaliste. Il potere dei grandi algoritmi, in altre parole, è stato progettato per fini economici ma è finito per diventare uno strumento politico di fondamentale importanza.
Rocca ripercorre impietosamente la carriera di personaggi che hanno saputo sfruttare il potenziale dei social (Putin, Trump, i 5 Stelle, Salvini), senza peraltro che i grandi monopolisti (a parole, difensori della libertà di comunicazione) si rendessero conto di essere manipolati a loro volta. E il suo libro è una sorta di richiesta d’aiuto affinché le istituzioni degli Stati riprendano i mano il controllo di questi giganti insensibili e li costringano a rispettare le regole. La posta in gioco è di enorme importanza: si sta parlando nientemeno, a questo punto, che della difesa della visione liberale del mondo, messa in pericolo da un turbine di totalitarismi miopi e inetti.