Si perdoni il preambolo, che ci pare però opportuno. Ai lettori più giovani sembrerà un fatto impossibile, ma per noi ragazzi degli anni 70 ogni nuovo film di Fellini era un evento importante, pari all’uscita di un disco dei Pink Floyd (si veda l’articolo di Enza Di Santo a p.47) o dell’ultimo libro di Marquez. Il cinema di Fellini faceva parte in quegli anni d’un immaginario visivo ma anche intellettuale, in cui si incastonavano un insieme di conoscenze e informazioni: la riflessione storica e poetica sul passato in Amarcord; il rapporto con la sessualità maschile e il suo immaginario in Casanova; il confronto con le istanze sociali e politiche in Prova d’Orchestra e con quelle femministe nella Città delle donne. C’era poi la polemica con la realtà del mondo dello spettacolo televisivo commerciale ne L’intervista o in Ginger e Fred.
Insomma, grazie a Fellini e nonostante il suo modo di raccontare favolistico, enigmatico, si discuteva e ci si orientava sui dibattiti importanti in corso nella quotidianità. Raccontiamo tutto questo perché l’impressione è che nelle giovani generazioni il valore dell’opera felliniana si sia un po’ perso, forse anche a causa di una sua musealizzazione. Nell’epoca del cinema fatto con i supereroi, poi, quella poetica allusiva e raffinata è probabilmente fuori dal gusto comune.
Molto bene ha fatto quindi l’Istituto degli studi italiani dell’USI, in collaborazione con la Divisione e congressi ed eventi della Città di Lugano, ad organizzare lo scorso 26 settembre un’occasione di riflessione pubblica sull’opera del regista riminese, in un anno che segna il centenario della sua nascita.
Il taglio dato alla manifestazione, viste le premesse, cioè gli organizzatori, non poteva che essere principalmente letterario e ha indagato l’opera del Maestro ricercandone i collegamenti, i contatti e le reciproche influenze con il mondo della letteratura. Anche se Fellini ha spesso dichiarato di considerare come i mondi creativi del film e del libro appartenessero a realtà indipendenti l’una dall’altra, è pur vero che nell’elaborazione del suo cinema erano presenti moltissime suggestioni letterarie. E d’altro canto sono poi numerosi gli scrittori che hanno collaborato con lui nella stesura delle sue sceneggiature, a cominciare da Tonino Guerra, Ennio Flaiano, Pier Paolo Pasolini, Tullio Pinelli, Zanzotto, Cavazzoni.
La giornata di studio, insomma, ha cercato di sondare l’opera di Fellini con una prospezione approfondita in cui gli autori di riferimento principali si sono rivelati Dante e Kafka. Il primo per una caratteristica comune nelle opere felliniane, che vede spesso suoi personaggi confrontarsi ed esplorare un mondo «altro», fantasmatico, ultraterreno. Un interesse testimoniato anche da vari testi e interviste e che si ritrova, ad esempio, nel Viaggio di G. Mastorna, film mai realizzato che è una sorta di summa della sua immaginazione visionaria.
Per quanto riguarda Kafka, invece, è stato ricordato come a un certo punto della sua attività Fellini avesse pensato di girare un film dedicato al romanzo America, e come del resto fosse da lui molto sentito il tema del giudizio contenuto nel Processo (pare anzi che le ultime parole raccolte sul suo letto di morte fossero citazioni da quest’opera: «Come può un uomo essere colpevole?»). Di Dante, Kafka e del Mastorna nel corso della mattina si sono occupati con il loro contributo in particolare Corrado Bologna e Valeria Galbiati.
Giacomo Jori e Marco Maggi, nella loro indagine, hanno invece toccato ambiti della poesia novecentesca, soffermandosi Jori sul proficuo sodalizio tra il regista riminese e il poeta veneziano Andrea Zanzotto (che ha trovato uno sbocco efficacissimo e di grande forza espressiva nella realizzazione del Casanova); Maggi, partendo da una ricerca approfondita sul concetto di Dolce vita, è riuscito invece a trovare un suggestivo e inatteso collegamento tra il lavoro di Fellini e la poesia di Guido Gozzano e Vittorio Sereni.
Prima di concludersi con la proiezione del film La voce della luna, la giornata ha proposto un incontro in cui Maria Cristina Lasagni e Stefano Prandi hanno dialogato con lo scrittore Ermanno Cavazzoni. Un momento particolarmente emozionante, per la possibilità di incontrare un testimone diretto di quel progetto (di cui è stato ispiratore e sceneggiatore) e di quella poetica.
Fellini e gli scrittori
Si è tenuta a Lugano, sotto gli auspici dell’USI, una giornata di studio dedicata al centenario del grande regista italiano
/ 05.10.2020
di Alessandro Zanoli
di Alessandro Zanoli