A-HA, un successo planetario ora al cinema


Falsetti nordici

Un documentario sulla storia degli A-HA, la band norvegese culto negli Anni 80
/ 25.10.2021
di Simona Sala

Se siete nate (più che nati) negli Anni 80, sicuramente i nomi di Morten Harket, Pal Waaktaar e Magne Furuholmen non hanno nulla di esotico, anzi. In quel breve periodo storico, colmo di speranze e aspettative, in cui il mondo sembrava un posto anche mica male (ma forse, soprattutto, noi tutti eravamo più giovani), A-HA era un concetto, più che una band. I tre norvegesi, infatti, dopo la hit planetaria di Take On Me, entrarono a pieno titolo nell’olimpo musicale internazionale. Non vi era un’edizione delle riviste per adolescenti di allora, «Bravo» in primis, che non riportasse in copertina la chioma, la giacca norvegese, i muscoli o i bracciali di pelle di Morten Harket. Di colpo il paese scandinavo fino allora dedito alla musica folk, a balene e fiordi, diventò interessante, e si cominciò da più fronti a guardare con curiosità alle melodie e ai testi permeati di nostalgia degli A-HA.

Poi, come spesso avviene, le cose si sono fatte più calme, e degli A-HA si è sentito parlare sempre meno. Oggi Morten Harket ha 62 anni, Magne 58 e Pal 60, e i loro volti sono segnati da una vena nostalgica e forse anche un pizzico amareggiata che mal si addice alle rockstar. Ma cosa è successo? Tutto e niente, si direbbe guardando il documentario A-HA The Movie (regia di Thomas Robsahm), nelle sale del cantone dal 28 ottobre, se non che le aspettative dei tre musicisti non si sono avverate fino in fondo, e che il bilancio sarebbe potuto essere diverso, perlomeno in termini artistici.

A-HA si sono bruciati quando sono diventati oggetti del desiderio globale, prestandosi a diventare protagonisti di videoclip ridicoli e servizi fotografici altamente commerciali, e oggi sembrano vivere con il rimpianto delle scelte sbagliate, senza le quali le cose sarebbero potute andare diversamente. Lo si vede dalla freddezza con cui i tre musicisti interagiscono, e dall’inequivocabile frustrazione per non essere mai più riusciti a uscire dal proprio ruolo. Neanche oggi, quando viene loro riconosciuto un certo merito, poiché la loro musica un segno l’ha lasciato: così almeno dicono nientemeno che i Coldplay, per cui sono stati fonte di ispirazione, o Bono e The Weeknd, che dagli A-HA hanno attinto a piene mani.