L’autrice in scena, come interprete del Diario di Eva (barbuiani.com)

Educazione di una clownesse

Editoria - Il romanzo di Patrizia Barbuiani, una piacevole sorpresa tra virtù narrative e cura del contenitore
/ 02.08.2021
di Stefano Vassere

«Margherita Rosa Viola lanciò a suo padre una margherita, una rosa e una viola suggellando con lui l’antico patto di alleanza e d’amore che li aveva uniti sulla terra e che li avrebbe sicuramente uniti anche nell’aldilà».

Diciamolo subito: La Clownesse dell’Anno del Cane di Patrizia Barbuiani è tra i migliori libri che siano usciti negli ultimi anni nella Svizzera italiana. Per virtù narrativa, per capacità regolare di sviare la lettura, per centrata attenzione per le soluzioni e i materiali del volume di carta. Bref, una benvenuta novità.

Costretti a scegliere tra le non poche direzioni della vicenda narrata, si potrebbe definire questo testo un romanzo di formazione; una formazione, qua e là casuale, tormentata e piena di incidenti. La protagonista Lotte scopre da piccola e probabilmente suo malgrado di avere abilità che divertono il prossimo e si trova rotolata per incanto in un mondo pseudo-circense per lei ovvio e domestico, e per noi disorientante.

Il racconto della faticosa conquista si concede solo per discreti capolini, cosa che si deve ai temi che emergono con parsimonia e ci costringono a scovarli come apparizioni e brevi assaggi: «completamente contratta e rigida non sapeva dove mettere le braccia, dove mettere le mani, dove mettere il suo respiro, la sua testa, insomma dove mettere sé stessa in quello spazio ristretto». Certo l’incedere verso il destino inevitabile e fortunato di questa storia incontra qua e là vere e proprie scene madri. Della serie fa parte di diritto l’irruzione mortifera dell’orda di maiali che travolge il personaggio Hans: «sentendosi prigionieri in uno spazio esiguo invece di calmarsi correvano avanti e indietro caricando la palizzata».

A chi la conosca non può non venire in mente una suprema scena madre delle lettere contemporanee, quella della corsa dei cani nella casa di Ballard in Figlio di Dio di Cormac McCarthy («rimasero immobili per un attimo, un quadro pulsante di pelo pezzato, poi inarcarono la schiena e si precipitarono dentro la stanza, ne fecero il giro riempiendola sempre più di latrati»). Questo per dire che la letteratura di qualità avanza spesso per archetipi comuni eppure sinceramente inconsapevoli, che albergano da qualche parte nella memoria letteraria dell’insieme di noi.

Ce ne sono altri, di quadri narrativi efficaci e portentosi: la teatralità di alcune morti femminili attorno a Lotte, le ripetute rivelazioni improvvise dell’arte della protagonista, il ritorno al magazzino degli amici circensi per constatarne le macerie; e il rapporto con il proprio naso, che ricorda qui nelle formule e nelle immagini ulteriori modelli e idee: primariamente Il profumo di Patrick Süskind ma forse anche altro. E infine, su tutto, un certo realismo magico, che da scenari normali ci proietta in qualche riga nel fantastico e nel surreale. Insomma, per molti motivi, va letto.

Poi c’è il libro in sé. Il volume è tirato in 258 esemplari firmati dall’autrice e compreso di confezione fantasiosa e cura grafica non comune. Se tutto va bene, ogni copia dovrebbe conservare un segnalibro che allerta chi la prende in mano in merito alla fragilità e alla precarietà del supporto, il quale, ogni tot pagine, contiene oggetti in tema: un petalo, una piuma, il biglietto da visita della «Pasticceria Grassi», scritte autografe, note musicali, biglietti del tram. Quando la protagonista è in treno e sta entrando in galleria, due pagine si fanno nere; quelle che descrivono il primo affettuoso rapporto sessuale sono come velate, quasi a inserire un elemento di discrezione. Insomma, è un circo tipografico anche l’involucro.

Quando si dice, senza timore, «questo sì che è un libro!».

Bibliografia
Patrizia Barbuiani, La Clownesse dell’Anno del Cane, Lugano, Petruska Editions, 2021.