Ecco il factotum della nostra città!

A 150 anni dalla morte di Rossini il LAC presenterà a settembre un proprio allestimento del Barbiere
/ 02.07.2018
di Zeno Gabaglio

«Dopo la morte di Napoleone c’è stato un altro uomo del quale si parla ogni giorno a Mosca come a Napoli, a Londra come a Vienna, a Parigi come a Calcutta. La gloria di quest’uomo non conosce limiti, se non quelli del mondo civile, ed egli non ha ancora trentadue anni!». Ed è proprio a questo grande uomo – per il quale nel 1823 Stendhal non risparmiava la più eloquente enfasi qui riportata – che il LAC di Lugano dedica la prima opera prodotta (con tutti i crismi della professionalità) nella Svizzera italiana: Gioacchino Rossini e il suo Barbiere di Siviglia saranno infatti in scena a Lugano in giorni alterni dal 3 al 9 settembre prossimi. Del cast fanno parte – in una coproduzione, inevitabilmente complessa, promossa da RSI, LAC Lugano Arte e Cultura, Lugano Musica, LuganoInScena – I Barocchisti e il Coro della Radiotelevisione svizzera diretti da Diego Fasolis, Carmelo Rifici alla regia e nei ruoli principali Edgardo Rocha (Conte d’Almaviva), Riccardo Novaro (Bartolo) e Lucia Cirillo (Rosina).

L’opera lirica è quel tipo di manifestazione culturale e spettacolare che da molti viene definita la più complessa e difficile da realizzare, ma proprio il tipo di produzione per cui il LAC era stato pensato e voluto. E infatti tutte le forze artistiche del polo culturale (museo escluso, a dire il vero…) sono riunite per dar vita a un sogno che vuole anche essere sentito omaggio per il 150° anniversario dalla morte di Rossini.

Il più grande operista italiano – dicono alcuni in perenne dissidio con chi invece celebra l’eterno Verdi o l’insuperabile Puccini – capace di comporre trentanove opere (quasi tutte di grandissimo successo, dal Guglielmo Tell a L’Italiana in Algeri, da La Gazza ladra al Mosè in Egitto) in soli vent’anni salvo poi ritirarsi – appena trentaseienne – a vita privata e agiata.

Genio e sregolatezza, verrebbe da chiosare, come quelli che portarono Rossini a scrivere l’intero Barbiere in soli tredici giorni (secondo alcune testimonianze, diciannove secondo altre) per un incontenibile trionfo di comicità e pathos derivati da una vicenda (originariamente di Beaumarchais, nella versione teatrale) che riflette i tipici schemi della commedia degli equivoci: il giovane e prestante conte d’Almaviva giunge a Siviglia dove immediatamente s’innamora della giovane e bellissima Rosina, malauguratamente ospite dell’anziano tutore don Bartolo, che la vorrebbe sposare per garantirsi la sua cospicua ricchezza. Il conte ingaggia quindi il barbiere della città – Figaro – che conosce tutto e tutti, che lo aiuterà con mille sotterfugi e travestimenti a sconfiggere la sorte avversa e a realizzare i propri piani amorosi. Tutto bene è quel che finisce bene.

Ma all’interno di un simile plot – che oggi facilmente può apparire scontato – la meraviglia si realizza, con invenzioni musicali sorprendenti e profonde al punto da esser considerate per secoli la massima incarnazione musicale dello spirito e della cultura italiani. E infatti è proprio nel trionfo dell’italianità che Stendhal rilevò uno dei massimi valori di quest’opera, tratteggiandone un significato non solo musicale, non solo artistico, ma anche antropologico: «Ecco una cosa veramente italiana, dove un innamorato si permette tutto: l’amore è una scusa che ricopre ogni cosa agli occhi degli indifferenti. L’amore, nel nord, è invece timido e tremante».

E questo malgrado – fuori dall’enfasi retorica – svariati critici asseriscono che l’adorazione stendhaliana per il Barbiere e per il suo autore fosse soprattutto un attacco al mondo musicale francese (presentato come vecchio e accademico) rispetto alla forza giovanile rappresentata dal compositore italiano. Che per questo ritratto bohèmien – «un improvvisatore pigro, facile, che copiava se stesso senza ritegno e senza ritegno si divertiva a comporre. Tutto il contrario di un artista, e quindi il vero artista, il vero romantico» – non nascose di provare un certo risentimento.