Poteva esserci il sospetto che fosse una sorta di trinità artificiale e soprattutto commerciale: Gabriele Dell’Otto, disegnatore che firma in America le copertine dei comics Marvel, Alessandro D’Avenia, scrittore divenuto popolare col romanzo Bianca come il latte, rossa come il sangue, e Franco Nembrini, che per cento serate ha spiegato in televisione tutti i canti della Divina commedia, uniti in una nuova edizione del capolavoro dantesco.
Il primo a illustrarne con una tavola a tutta pagina ogni canto, commentato e introdotto da Nembrini con la prefazione di D’Avenia. La bontà dell’operazione è stata confermata dall’uscita dell’Inferno, divenuto subito l’edizione più venduta della prima cantica; a sfogliare, dopo l’Inferno, anche il Purgatorio, uscito per Mondadori in queste settimane, emerge evidente come può anche funzionare a livello commerciale, ma il progetto è prima ancora e soprattutto culturale e ideale. Un modo per avvicinare Dante che è popolare nel senso di saper intercettare l’esperienza, il vissuto di chiunque e non solo le conoscenze e l’acume intellettuale dei dotti, ma allo stesso tempo capace di condurre fino al cuore spirituale e concettuale della Commedia.
È emblematica la scelta dell’immagine con cui Nembrini, che per trent’anni è stato anche insegnante alle scuole superiori, cerca di spiegare che cosa sia il Purgatorio: «È la domanda di tutti gli studenti, perché Inferno e Paradiso si capiscono, ma il Purgatorio un po’ meno. Dico loro: siamo in quarta liceo, in questi anni siamo diventati amici, stiamo benissimo insieme. A un certo punto un nostro compagno se ne va e inizia a frequentare cattive compagnie, conducendo una vita balorda; poi torna, perché ha capito che con noi stava meglio e la vita era più bella; lo accogliamo con tutto l’affetto di cui siamo capaci, andiamo a bere una birra o mangiare una pizza, ma lui non può, ora ha il fegato spappolato. Per poter tornare a gustarsi totalmente il far le cose con noi ha bisogno di un trapianto di fegato: il Purgatorio è il tempo in cui deve andare in ospedale, il tempo dell’operazione per guarire e della convalescenza».
Ciò che sottolinea Nembrini e rimarca D’Avenia è l’amore come movente di tutto: nel Purgatorio va chi ha peccato per troppo amore verso una certa cosa, «ma cosa spinge Dante a salire il Purgatorio e ad attraversare la barriera di fuoco? Il sapere che in cima al monte, dietro le fiamme c’è Beatrice. L’amore per la poesia e l’amore per la donna lo spingono: sette secoli prima che ce lo spiegassero i manuali di psicologia Dante ci dice che il piacere nelle proprie attività e le relazioni buone sono fondamentali per vivere bene» si accalora D’Avenia.
«Il fuoco non è infernale, punitivo, è il fuoco dell’amore che spinge a vivere; in inglese on fire vuol dire che si è vivi. Nel 26esimo canto dell’Inferno Ulisse è on fire, avvolto in fiamme: credo che Dante abbia scelto questa pena per sottolineare come Ulisse sia acceso dalla brama di vivere e conoscere, non a caso nel suo “folle volo” intravvede la montagna del Purgatorio prima di affondare; Dante usa le stesse parole per parlare dell’eroe omerico e di sé davanti al fuoco, divenendo anche lui un eroe epico. Ma la sua non è una conquista, bensì un ricongiungimento: vuol riabbracciare Beatrice».
Nella tavola non compare Dante, tra le fiamme emerge la figura di Virgilio: «Come in altre ho voluto ritrarre il momento in soggettiva, così che il lettore si immedesimi» spiega Dell’Otto «Io per primo, lavorando con Franco e Alessandro, ho capito di vivere la stessa esperienza: Dante sa che non si farà male, sa che dall’altra parte c’è Beatrice, ma non riesce a passare, manca una convinzione affettiva; capita anche a noi: sappiamo che dovremmo fare una certa cosa, ma tra il sapere e il fare c’è tutta la mossa della libertà».
Mossa che Dante compie anche quando inizia a scalare le prime pendici del Purgatorio: «Sembra un po’ l’uomo ragno» sorride Dell’Otto, come a richiamare i supereroi che ritrae per Marvel «mentre Virgilio è comodamente appeso con una sola mano, perché lui non ha un vero corpo e quindi non fa fatica; ma Dante ha comunque il volto rilassato nonostante lo sforzo, perché si fida di Virgilio».
Lui si è fidato di Nembrini: «All’inizio la ritenevo una mission impossible, alla terza richiesta ho ceduto e ne sono entusiasta». Ora tocca al Paradiso: «Il più difficile: come ci diciamo, speriamo di fare il Paradiso e non di finirci direttamente per le troppe difficoltà».
E ora non manca che il Paradiso
Dopo il successo dell’Inferno Franco Nembrini, Gabriele Dell’Otto e Alessandro D’Avenia sono ritornati alla passione per Dante realizzando il Purgatorio
/ 15.06.2020
di Enrico Parola
di Enrico Parola