«E non fermateci... no, oh no... per favore no!»

Al San Materno di Ascona è stata rappresentata la geniale idea-progetto sul mondo dei giochi di Enrico Ferretti, mentre la RSI si lancia in un talent convincente capace di suscitare entusiasmi
/ 18.12.2017
di Giorgio Thoeni

Il momento particolarmente delicato che sta attraversando il servizio pubblico radiotelevisivo svizzero, oltre a scatenare feroci dibattiti, spinge ad avvicinare ulteriormente i suoi programmi all’affetto del pubblico con soluzioni innovative. La necessità aguzza l’ingegno, si dirà. Non solo giornalismo d’assalto che mette a nudo i difetti e le lacune del nostro sistema politico, ma anche proposte d’intrattenimento fatte di idee realizzate con intelligenza e professionalità, iniziative che diventano trampolino per nuove strategie «territoriali».

Sono alcune delle considerazioni che scaturiscono dopo aver assistito a La mia banda suona il folk. Per il progetto musicale diffuso il 9 dicembre scorso in prima serata e in diretta su RSI LA 1 dal Teatro Sociale di Bellinzona, è stato scelto un titolo accattivante, parafrasi di un successo di Ivano Fossati degli anni ’70. In questo caso calza a pennello con la formula della trasmissione, che consisteva nel declinare la tradizione popolare con un registro moderno. Sembra facile. In realtà gli ideatori del programma (una produzione di Joanne Holder) hanno saputo trasformare il palco ottocentesco in una palestra di talenti musicali, un ponte generazionale ricco e vivace costruito nel tentativo di spingere un passato tradizionalmente conservatore (e spesso permaloso) verso un presente fresco, dinamico e propositivo.

Diciamolo pure, un’operazione che è riuscita mettendo anche in campo una buona dose di coraggio. Costruire infatti due ore di spettacolo di fronte a una platea gremita, palchetti compresi, con l’obiettivo di piacere al pubblico (in questo periodo decisamente ipercritico) non è come gustare un piatto di busecca al grotto. Occorreva lasciarsi guidare da un personaggio dall’indiscutibile simpatia (Carla Norghauer) assicurando le riprese a una visione registica di provata esperienza (Fiorenzo Mordasini), il tutto puntellato da scelte accattivanti (dai filmati d’archivio a una giuria non invasiva) facendo riaffiorare in molti una sana nostalgia di proposte popolari.

In passato avevamo avuto un esempio con Guarda la Radio, un programma degli anni ’90 a cavallo fra radio e televisione che, guarda a caso, concludeva la sua maratona con una gran serata al Sociale. Ecco che La mia banda suona il folk oltre a rinverdire gli antichi fasti della diretta (facendo riscoprire la bellezza del Sociale) ha avuto il pregio di mettere in luce la vivacità della scena musicale della Svizzera italiana con una proposta gradevole e ben ritmata: sei giovani emergenti accompagnati da altrettanti artisti affermati, chiamati ad arrangiare motivi pescati dal «sacro repertorio» e riletti nello spirito della memoria di un passato che viene così ad ancorarsi saldamente al presente.

Rivedere personaggi come Vittorio Camponovo, Nella Martinetti o Toto Cavadini, riascoltare le note di veri e propri inni, ai tempi cliché criticati e abusati come Strada alta o La canzone dell’aviator, è stato rivivere senza retorica un carosello di motivi cantati, «rappati», percorsi da venature rock, arricchiti da arrangiamenti indovinati, dove l’iniziale sorpresa sfociava nel ritornello rassicurante. Pronto a tornare ad essere fischiettato sotto la doccia. Dal violino di Sebalter per la voce di Christel al timbro soul di Judith Emeline con l’esuberante Nick fino alla trascinante metrica latinoamericana di Claudio Taddei al fianco di Diana. Insomma, quando le cose sono fatte bene è giusto farlo notare.

Dal saggio erudito alla scena comica
Il dialogo tra discipline è la consolidata caratteristica delle proposte del Teatro San Materno. Una conferma è Gendarmi & Ladri, spettacolo andato in scena recentemente nella piccola sala di Ascona gremita al suo debutto e per la successiva replica. Un successo che corona l’idea di Enrico Ferretti di dar vita ad alcune riflessioni scaturite dal suo saggio Educazione in gioco (Casagrande), uno studio che esplora il mondo dei giochi e dello sport con un taglio scientifico e socio-antropologico dai riflessi regionali.

Una fonte seria, dunque, sulla quale la verve espressiva di Ferretti ha voluto ricamare una linea a corollario delle tesi di un lavoro in cui i giochi tradizionali, lo sport e i valori educativi vengono analizzati sotto la lente delle pratiche corporee in relazione alla personalità degli individui. In scena con Faustino Blanchut, la storia si sviluppa partendo dall’iniziale coincidenza sul giorno del compleanno dei protagonisti. L’incontro di due generazioni da cui emerge la sostanza del gioco, del vincitore e del vinto, dello scambio di ruoli nel rispetto delle regole, della correttezza e della lealtà, una metafora della vita. Gendarmi & Ladri sarà presentato nel mese di giugno 2018 a Parigi nell’ambito di un importante Congresso di Scienze Motorie.