*** Domani (Demain), di Cyril Dion e Mélanie Laurent, documentario (Francia 2015)
Non succede ogni giorno che un documentario ecologista sia visto da più di un milione di persone, solo nelle sale francesi. Nemmeno, che un progetto che arrischiava di mai decollare riuscisse a raccogliere in poche settimane buona parte del proprio finanziamento da oltre centomila persone. Quanto sta accadendo a Domani (a prescindere dalla qualità dei risultati cinematografici raggiunti, comunque encomiabili) rappresenta la prova di un fatto eloquente: un numero sempre più crescente di persone desidera informarsi, forse anche occuparsi degli argomenti trattati dal film. Questo, dopo aver finto per anni con se stesse che si trattasse di fisime alla moda sollevate da quei simpatici di «verdi».
Tutto è nato nel 2012 in seguito a un articolo apparso sulla rivista «Nature»: continuando a sfruttare in questo modo le risorse del nostro pianeta l’intera umanità è a rischio di sopravvivenza, addirittura entro il 2100. Prima di arrischiare di fare la fine dei dinosauri, gli autori di Domani, l’attrice-regista Mélanie Laurent e il giornalista Cyril Dion, hanno scelto di perlomeno reagire. Di non rassegnarsi. Senza diffidare, cadendo nella faciloneria, di pronostici così nefasti e radicali. È il momento di darsi da fare: testimoniando innanzitutto coloro che, nelle diverse parti del mondo, stanno contrattaccando. Con positività e non disperazione, con iniziative spesso sorprendenti – e questo al posto delle dichiarazioni d’impotenza sul diradarsi delle risorse, sullo sfascio degli ecosistemi e sull’irreversibilità del surriscaldamento climatico.
Una volta suddivisa la pellicola in capitoli dedicati ad agricoltura, energia, economia, democrazia ed educazione, gli autori sono partiti per mezzo mondo alla ricerca delle numerose persone armate di buona volontà. Cittadini, apparentemente più felici, che non hanno inventato soltanto eoliche e pannelli solari, ma anche un’agricoltura urbana, seminando per le strade e sui tetti (una soluzione che potrebbe anche attenuare lo squallore di certi centri «pedonali» che sappiamo?) e ottenendo in seguito gratuitamente terreni abbandonati nelle periferie. Introducendo monete locali al fine di rilanciare un’economia fatta di scambi e investimenti reali; o, ancora, inventando forme più affidabili di democrazia e di rappresentanza politica.
Semplice, diretto e concreto, il film percorre così un proprio cammino più entusiasticamente didattico che rigorosamente scientifico; evitando i rischi del contraddittorio, ma pure il semplicismo della militanza. Sebbene la sceneggiatura avrebbe forse potuto costruirsi con maggior rigore, evitando le divagazioni fuorvianti lungo il percorso comunque formidabile della diffusione popolare, l’immagine curata e il commento musicale jazzy-pop della cantante svedese Fredrika Stahl, concorrono a togliere a Domani l’approssimazione artigianale che penalizza molti manifesti ecologisti.
Dal generoso e quasi commovente