Dobbiamo tenere a bada il doppio

A colloquio con il pensatore italiano Massimo Cacciari in occasione del recente Festival di filosofia di Modena
/ 27.09.2021
di Eliana Bernasconi

Hanno mostrato di non avere paura e di guardare con serenità al futuro le 35’000 persone presenti al recentissimo Festival di Filosofia di Modena. Nata nel 2001 grazie al grande filosofo Remo Bodei, recentemente scomparso, la formula precorritrice della parola «Festival» si è in seguito diffusa ovunque. Il tema di questo anno era la Libertà e quello del 2022 sarà la Giustizia, due scelte che mirano a curare il nostro drammatico presente. Tutti i grandi del pensiero filosofico del passato hanno analizzato i modelli della libertà individuale e collettiva nel potere, nella legge e nello stato, da Aristotele a Montaigne, dalla visione radicale di Spinoza al sistema della ragion pratica di Kant, sino ai fondamenti del liberalismo in Tocqueville, mentre nel presente l’evoluzione delle neuroscienze e la conoscenza dei processi biologici della mente arricchiscono enormemente tale ricerca.

A Modena i maggiori protagonisti del dibattito filosofico internazionale hanno trattato questi temi nella storia della cultura, dove risiede la radice di ogni forma di sottomissione e dominio, non solo nella specie animale ma purtroppo nei nostri simili, nello schiavismo, nel dominio patriarcale sulle donne, tra generi ed etnie, nel lavoro. Se in questo biennio terribile troppe paure hanno paralizzato la nostra libertà, senza timore è stata vista la sovranità digitale in cui siamo immersi, dove piattaforme e nuovi comportamenti ridefiniscono i legami e ampliano le possibilità di scelta, in futuro, è stato detto, non saremo schiavi della tecnica. Per Massimo Cacciari, del comitato scientifico del festival e con cui abbiamo parlato, l’esperienza dell’essere liberi si rivela un bene prezioso dai contorni inafferrabili, sul confine tra politica e morale, libertà dei singoli e condizione istituzionale. Si è liberi quando si conosce, la conoscenza forgia il senso critico che ci fa dubitare.

Possiamo sentirci liberi in una comunità che non lo è?
Biologicamente noi siamo animali dotati di logos, il segno indicativo è il linguaggio, un mezzo fondamentale che ti permette di essere libero, una matrice comune che ti mette in grado di comunicare le tue ragioni alla dimensione della comunità, con esso hai l’orizzonte della comunità e insieme la tua. Non è possibile ontologicamente affermare la nostra libertà staccandoci dalla dimensione della comunità di cui siamo parte, per fortuna il conflitto esiste e nei momenti difficili come il nostro emergono contraddizioni che esigono di essere affrontate radicalmente senza compromessi. Il linguaggio non contraddice la comunità, il conflitto si supera praticandolo.

Il conflitto emerso in questo periodo nel rapporto tra il singolo e l’autorità non potrebbe dar luogo a una crescita, essere un’occasione per psicologia e psicoanalisi di chiarire il rapporto che ognuno di noi intrattiene con la psicologia delle masse, con la propria legge interiore?
Tutti i modi nei quali tu assumi coscienza del problema della tua libertà, di quanto sia problematico potersi dire liberi e cosa esso comporti possono essere indicati; il tema lo puoi affrontare in tutti questi modi, ma il vero problema è che probabilmente abbiamo dato per scontato di essere liberi, mentre naturale è la tendenza all’asservimento, da cinquant’anni, cioè da dopo la Seconda guerra mondiale abbiamo questa retorica.

Che fare allora?
Da questo fondo di ignoranza e impotenza dobbiamo cercare di liberarci, grandi personaggi del passato hanno messo in dubbio la nostra naturale predisposizione alla libertà, noi acconsentiamo a volte che i grandi ci liberino, come Dante nel Purgatorio, come Virgilio; possiamo leggerli e specchiarci, ma ognuno deve farsi libero da sé.

Libertà e scienza... qual è la funzione dell’intellettuale?
È una funzione critica, da Talete, Platone, Eraclito questa funzione è parte integrante della civiltà europea. Un intellettuale non può certo fare ricerca sulla scienza, ma dopo due secoli di epistemologia scientifica e di filosofia critica, ancora siamo a questo punto: «questo lo dice la scienza...», la scienza moderna europea nasce invece dal dubbio cartesiano, per fortuna decine e decine di scienziati sanno avanzare questi dubbi.

Quali ostacoli ci impediscono di realizzare la libertà?
La nostra natura, che va costantemente alla ricerca, il nostro cervello senza pace che, dicono psicologi e neurologi, non dorme mai, vi è questo elemento della nostra mente, in parte genetico-biologico e in parte derivato dalla nostra cultura. Su questa attività è maturata la civiltà occidentale che ha dominato il mondo a partire da Talete: con questa mente io posso vedere tutto, dominare tutto... non ha limiti il suo potere, ma da un’altra parte noi continuiamo a essere animali che vogliono la tana, vogliono una dimora, una casa e una sicurezza. La storia dimostra che noi siamo questo doppio, e se questo doppio non riesci a tenerlo insieme, scattano le follie, non individuali ma storiche, se invece riesci a tenerlo in armonia, se invece ti va bene... puoi diventare anche Spinoza!